salto.bz: Jabbar, guardando agli attentati di Parigi e alle ultime notizie arrivate da Hannover dove ieri sera è stato evacuato lo stadio per un allarme bomba, sembrerebbe confermarsi la tesi che il terrorismo abbia preso di mira la musica, lo sport, la quotidianità, insomma. La domanda più urgente è: come si reagisce?
Adel Jabbar: È una domanda difficile, ciò che caratterizza oggi la vita di molte popolazioni del mondo è la violenza e le sue conseguenze: il dolore, la paura, l’odio, la morte. Come giustamente affermato da Papa Francesco siamo di fronte a una terza guerra mondiale che è diversa da tutte quelle che si sono susseguite finora. In questo tipo di conflitto non ci sono trincee, non ci sono eserciti o le classiche strategie militari, ma c’è l’intenzione di diffondere questo terrore fra i civili e colpire quindi la loro quotidianità. E a livello mondiale bisognerebbe prendere coscienza di tale evidenza, tenendo conto inoltre che sono morti ortodossi, cristiani, musulmani in seguito agli ultimi atti terroristici nel mondo, da Beirut, alla Turchia, alla Siria. Questo terrorismo non guarda in faccia alcuna religione, confessione o gruppo linguistico.