«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani». "Manifesto di Ventotene"

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Terra … Terra!!!
Isola di Pasqua

di Francesco Picciotto *

(27 gennaio 2016) In questi giorni Gustavo Zagrebelsky ci ripropone una riflessione importante (dico ci ripropone perché la stessa, con qualche piccola variazione, era stata alla base di un suo intervento nel 2012 al Science & Democracy Forum).

Zagrebelsky articola il suo pensiero a partire dalla lettura di un testo che io apprezzo molto (Collasso: la scomparsa della civiltà) scritto da un autore che apprezzo moltissimo: Jared Diamond (la differenza fra molto e moltissimo sta nel fatto che il suo testo che apprezzo di più è “Armi, acciaio e malattie”).

In breve (per quanto sia possibile trattare in breve una tesi così articolata) Zagrebelsky afferma che ciò che è accaduto sull’Isola di Pasqua sia di fatto un “esperimento in vitro” di ciò che potrebbe accadere (e che forse sta già accadendo) sul nostro pianeta. Questa sua affermazione secondo me viene da una lettura un po’ troppo semplificata della teoria di Diamond (d’altra parte Zagrebelsky è un giurista e per quanto ne sappia anche l’unico in Italia che tenti, a partire dal suo campo, una sintesi interdisciplinare coraggiosa fra giurisprudenza, sociologia, antropologia ed ecologia) che nel suo mettere a confronto diverse “esperienze umane” in varie parti del mondo e in varie epoche, riconosce alla componente ambientale ed ecologica una responsabilità fondamentale nell’avvenuto collasso di alcune civiltà o nell’aver trovato, da parte di altre, una soluzione. Ma in uno con la componente ambientale ne riconosce, se non vado errato altre 11, che definiscono una vera e propria matrice che una volta applicata ci dice di più sulle ragioni di successo o di un successo di una civiltà all’interno del proprio contesto storico ed ambientale.

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La 'nuova' autonomia e un limitatore di velocità da disinserire al più presto
t#e a Bolzano

 

di Stefano Fait

(16 gennaio 2016) Stamattina, presso il Consiglio provinciale dell’Alto Adige, assieme ad altri membri dell’associazione politica e culturale (trentina) Territoriali#Europei, ho assistito alla riunione di lancio della Convenzione che avrà il compito di redigere la bozza di adeguamento e integrazione dello Statuto di autonomia della Provincia di Bolzano.

È stata presentata anche la piattaforma interattiva che permetterà ai cittadini di dare un proprio contributo al dibattito, a complemento del “Forum dei 100”, un’assemblea di cittadini scelti da un algoritmo in rappresentanza delle comunità che compongono la società altoatesina. Questo forum dovrà nominare otto componenti della Convenzione, su un totale di 33 membri (v. http://www.convenzione.bz.it/).

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Istanbul, il giorno dopo la bomba
Foto di Mattia Panciroli

Nel cuore di Istanbul, dove la norma è vitale caos, il giorno dopo l'attentato a Sultanahmet regna un silenzio inquietante. Le conseguenze della bomba nel racconto del corrispondente di Osservatorio Balcani Caucaso

di Dimitri Bettoni *

(14 gennaio 2016) Camminare per le strade di Istanbul, lungo il lastricato di Sultanahmet, il giorno dopo. Vedere la città che cerca di ricominciare, pur ancora stordita, confusa, impaurita. Istanbul è mescolanza di odori, voci e colori, qui caos significa casa. Il vuoto ed il silenzio, invece, inquietano.

Mancano le code davanti a Santa Sofia e alla Basilica Cisterna, il frenetico andirivieni dei camerieri nei locali, manca persino l'assalto dei proprietari dei ristoranti, lo ammetto, solitamente quasi molesto, che provano a trascinarti ai loro tavoli. L'invito, se arriva, è apatico, sono molto di più gli occhi puntati verso le strade semivuote, le mani incrociate dietro la schiena, gli sguardi al cielo plumbeo che rotola sul Bosforo che ribolle.

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Vetri appannati d'America
Vinicio Capossela

Dall'album: "Da solo"
Testo e musica di Vinicio Capossela

 

 

«Vetri appannati d'America
e tutti se ne sono già andati
restano i bar vuoti, i cani e le strade
gli sgabelli, le corse e le puntate
lontano, lontano, lontano
vi scrivo da molto lontano
tra carni cadenti, stelle cadute e stellette
del cielo in terra e per terra
nel silenzio d'America

Marinai, soldati e i telefoni occupati
e non arrivo ancora a te
funerali e bande, bandiere e fanfare
d'America
sono Jim e sono
unalcohol
sono John e sono
oversize
e grazie Signore per il dono della sobrietà
per farmi accettare quel che non posso cambiare
per il coraggio di fare nell'unione d'anonimi
Dio salvi l'America

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Riforme costituzionali, la posta in gioco
Immagine Repubblica Italiana

Con lo scritto del costituzionalista Gustavo Zagrebelsky vorrei aprire in questo spazio un confronto in vista del referendum attorno alla cosiddetta Riforma costituzionale.

di Gustavo Zagrebelsky

(20 gennaio 2016) Democrazia e lavoro sono le radici della nostra Costituzione del 1948. Una cosa è cambiare, un’altra è il come cambiare. Il superamento del bicameralismo perfetto è largamente condiviso, ma siamo di fronte a un testo incomprensibile e al ritorno a condizioni pre-costituzionali.

Coloro che, la riforma costituzionale, la vedono gravida di conseguenze negative non si aggrappano alla Costituzione perché è “la più bella del mondo”. Sono gli zelatori della riforma che usano quell’espressione per farli sembrare degli stupidi conservatori e distogliere l’attenzione dalla posta in gioco.

La posta in gioco è la concezione della vita politica e sociale che la Costituzione prefigura e promette, sintetizzandola nelle parole “democrazia” e “lavoro” che campeggiano nel primo comma dell’art. 1. Qui c’è la ragione del contrasto, che non riguarda né l’estetica (su cui ci sarebbe peraltro molto da dire, leggendo i testi farraginosi, incomprensibili e perfino sintatticamente traballanti che sono stati approvati) né soltanto l’ingegneria costituzionale (al cui proposito c’è da dire che nessuna questione costituzionale è mai solo tecnica, ma sempre politica).

 

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A22 e Valdastico. Il paradosso
Una manifestazione dei sindaci e comunità contro la PiRuBi

di Roberto Pinter

(16 gennaio 2016) Il rinnovo della concessione all'A22 è una buona notizia, perché lascia alle Istituzioni dell'Autonomia il controllo di una importante infrastruttura, e del suo impatto sul territorio, nonché il controllo delle risorse economiche che comunque ne derivano. Che l'A22 si trasformi in una società interamente pubblica è un'altra notizia positiva dopo una stagione all'insegna delle privatizzazioni come scelta spacciata come l'unica per garantire efficienza e modernizzazione. Ma c'è una terza notizia ed è che la sottoscrizione giunge prima di definire quale sarà il futuro del progetto della Valdastico ed è una buona notizia per chi ritiene che una qualche subordinazione del rinnovo all'impegno per il completamento della Valdastico verosimilmente ci sia o ci sia stata.

Trent'anni fa ho fatto la mia prima conferenza stampa, insieme ad esponenti veneti del mio partito, all'uscita del casello di Piovene Rocchette per denunciare il rinnovato progetto di completamento e devo dire che il tempo sebbene sembra trascorso invano date le dichiarazioni del presidente della Regione Veneto, in realtà oltre a non concretizzare il progetto ha permesso di maturare alcune cose.

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Sofferenze bancarie, una via d'uscita
Immobili

A ottobre 2015 la montagna delle sofferenze lorde del sistema bancario italiano si è attestata sui 200 miliardi di euro. Smaltirle è una delle condizione per accrescere i flussi di credito diretti alle imprese e alle famiglie

di Raffaele Lungarella *

Le sofferenze nel settore dell’edilizia residenziale

Le sofferenze accumulate nel settore dell’edilizia residenziale sono imputabili non tanto a politiche spregiudicate delle banche nel fare gli affidamenti, quanto piuttosto alla crisi economica, che ha tagliato i redditi delle famiglie e reso morosi incolpevoli un certo numero di mutuatari in precedenza del tutto in grado di pagare le rate dei mutui; questa riduzione è anche la causa principale per cui alcune imprese di costruzione non hanno avuto un numero sufficiente di acquirenti delle abitazione realizzate e per questo sono diventate insolventi. Ai fini della valutazione di queste sofferenze si deve rilevare che: a) i crediti da cui sono state originate sono sempre coperti da garanzie reali, cioè da ipoteche sulle abitazioni o sulle aree edificabili sulle quali costruirli e su quello che è stato realizzato sopra di esse; b) i finanziamenti sono stati d’importo inferiore sia ai valori degli immobili sia all’importo delle ipoteche accese su di essi; c) è possibile che, in molti casi, al momento in cui i crediti erogati per l’acquisto delle abitazioni sono diventati inesigibili, il capitale mutuato fosse stato già in parte restituito. Il valore di quelle sofferenze potrebbe, pertanto, essere inferiore all’attuale valore di mercato degli immobili dati in garanzia, e tale potrebbe restare ancora per qualche tempo se il mercato darà segni di ripresa. Le banche per recuperare i loro crediti possono vendere gli immobili pignorati con le procedure esecutive immobiliari. I tempi restano, però, lunghi, anche dopo la riforma che ha rese più veloci le procedure e non dei migliori per i redditi delle famiglie che dovrebbero acquistarli.

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