"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

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L’ultimo Europeo? Calcio d’inizio...
Ultimo europeo

Un modo diverso per seguire gli europei

https://ultimoeuropeo.wordpress.com/

 

«La vita che ci circonda è priva di concetti ordinatori. I fatti del passato, i fatti delle singole scienze, i fatti della vita ci sovrastano disordinatamente. La filosofia comune e le discussioni giornaliere o si accontentano di frasette liberali di una fede infondata nella ragione e nel progresso oppure si inventano il famoso feticismo dell’epoca, della nazione, della razza, del cattolicesimo, dell’uomo d’intuito, il cui comune elemento negativo è una critica emotiva contro l’intelletto e l’elemento comune positivo è il bisogno di un supporto, di gigantesche ossature fantomatiche, a cui si possono appendere le impressioni, l’unica cosa di cui siamo ancora costituiti».

Robert Musil, “Europa inerme”, 1921

di Federico Zappini

E’ dentro uno scenario paragonabile a quello che Robert Musil descriveva all’inizio del secolo scorso che ci stiamo muovendo. “E’ come nuotare sott’acqua in un mare di realismo, trattenendo il respiro, ostinatamente, ancora un po’ più a lungo: semplicemente con il pericolo che il nuotatore non riemerga più.” Non abbiamo alle spalle una guerra mondiale (anche se scenari di guerra non mancano a ogni latitudine) ma siamo in una fase storica di transizione caotica e spesso violenta. 

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La necessità di cambiare.
Africa

di Emilio Molinari

(28 novembre 2015) L'ISIS ha dichiarato guerra all'occidente, rispondiamo senza pietà al canto della marsigliese. Non ho tentennamenti nella condanna al terrorismo e al cordoglio delle vittime, ma l'unanime grido: sono in gioco la nostra civiltà, i nostri valori, il nostro stile di vita, la nostra felicità e la nostra gioia...mi inquieta. Perché?

Perché sono convinto che siamo nel bel mezzo di una “Terza Guerra Mondiale a pezzi” di cui il terrorismo in nome di Dio è solo uno dei tanti pezzi. Che l'orrore parigino è solo una delle tante “rotture” con le quali il Pianeta ci segnala che non ci regge più...E non regge proprio il nostro stile di vita, la nostra felicità, la nostra gioia e... l'arroganza della nostra cultura.

Perché siamo in guerra con la natura, la quale proprio a Parigi, alla Cop 21 sul clima, ci presenta un conto salatissimo, tragico e ultimativo. E non sarà chiudendo la bocca agli ambientalisti in nome della sicurezza che risolveremo i problemi.

 

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Scontro di civiltà? Alla ricerca di un'altra storia. Una bibliografia.
Alhambra

(26 febbraio 2016) Nell'itinerario proposto dall'associazione “territoriali#europei” che abbamo intitolato "Fra il non più e il non ancora" consiglieremo, di volta in volta, una bibliografia sull'argomento trattato, affinché le persone che lo vorranno possano approfondire la loro conoscenza. Costruendo così una piccola biblioteca sul presente. Questa la bibliografia suggerita per l'incontro del 26 febbraio scorso (il resoconto lo potete trovare nel Diario di bordo, qui a fianco). Se avete altri suggerimenti, andremo ad integrare volentieri la biblioteca on line.

 

 

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Conferenza sul clima. L'accordo c'è. Il cambio di approccio, no.
Cambiamenti climatici
E' stato adottato l'accordo sul clima, il Paris Outcome. Non c'è nessun accordo legalmente vincolante, come aveva dichiarato nel presentarla il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius. Si cita l'obiettivo di fermare il riscaldamento a 2 °C, e forse di scendere 1,5, e si prevede che gli impegni siano rivisti, ma solo al rialzo, ogni 5 anni. Il testo finale. 
 
 

(13 dicembre 2015) Dopo una notte insonne, come da tradizione delle conferenze UNFCCC, la CoP21 di Parigi è arrivata all'accordo finale o, come viene definito, il Paris Outcome, che avrà valore dal 2021. Il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, ha presentato la bozza finale, che nel tardo pomeriggio di oggi, sabato 12 dicembre, è stata votata in seduta plenaria dai 195 Paesi che partecipano alla conferenza nell'assemblea finale. In allegato il testo finale.

 

Il documento finale

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Civiltà o barbarie
Paul Klee

Questo commento è stato pubblicato come editoriale sul Corriere del Trentino nei giorni immediatamente successivi alle azioni terroristiche di Parigi.

di Ugo Morelli

"Invece di una patria/trattengo le metamorfosi del mondo”, scrive la poetessa premio Nobel, Nelly Sachs, in Fuga e metamorfosi. Di fronte all’orrore che ci suscita la guerra in casa nostra, nella notte di Parigi, noi dovremmo riflettere, in ogni luogo, anche nei nostri piccoli luoghi, che sono parte del mondo globale.

Dovremmo, accanto alla condanna della violenza distruttiva in ogni sua forma, disporci a chiederci cosa sta succedendo e cosa possiamo fare. Sono trascorsi alcuni anni da quando Ryszard Kapuscinski aveva intuito che “dovunque c'era un confine ci sarà un mercato”. Le patrie e i luoghi, con la crisi degli stati nazionali, hanno cambiato di significato e lo scambio è divenuto inarrestabile.

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'u pisci spada, storia d'amore
Un\'antica stampa siciliana

(26 dicembre 2015) «Una notte, quando avevo tre anni, fui svegliato da un suono bellissimo, che solo in seguito decifrai come il canto di un carrettiere: fu la mia prima esperienza musicale, quella per me fu la "musica" per molto tempo. Per questo ho iniziato a cantare con quelle canzoni: il cantastorie stava dentro di me, non era una scelta precisa». Nasce da questo amore per la canzone popolare questo pezzo meraviglioso di Domenico Madugno a cui era molto legato anche perché - come egli stesso raccontò - si trattava del primo brano che aveva cantato in pubblico. Modugno si è ispirato ad una storia vera.

https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=DYgVPkIibY8

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Mezzo pieno o mezzo vuoto? Il bicchiere di Parigi e il rapporto del Club di Roma
Dal film di Kubrik

di Michele Nardelli

(17 dicembre 2015) Come giudicare l'accordo di Parigi sul clima? Il confronto che si è aperto dopo la conclusione unanime della Conferenza mondiale delle Nazioni Unite ruota attorno al dilemma di sempre: il bicchiere lo dobbiamo vedere mezzo pieno o mezzo vuoto?

Le risposte, come si può immaginare, spaziano dall'ottimismo al pessimismo a seconda della lettura che se ne fa o, forse meglio, a partire dal proprio posizionarsi verso le cose del mondo. Entrambe legittime, per carità.

Perché se la conferenza sul clima non si fosse nemmeno tenuta le cose non sarebbero certo migliori e il fatto che i rappresentanti di 190 paesi si siano riuniti a discutere di come far fronte al surriscaldamento della Terra ha se non altro reso palese la gravità della situazione, “ultima occasione prima del disastro” è stato detto. Aspetto, non di poco conto, considerato che per decenni l'allarme lanciato nell'ormai lontano 1972 dal primo rapporto su “I limiti dello sviluppo” del Club di Roma nemmeno veniva preso in considerazione, tacciato come catastrofismo.

Limits to Growth: The 30-Year Update

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