"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
di Federico Zappini *
(11 febbraio 2016) Vi sarà capitato almeno una volta di sentire il motore della vostra auto – a secco di carburante – ammutolirsi, costringendovi a parcheggiare mestamente a bordo strada. E’ una sensazione spiacevole, che genera – a seconda del carattere – imprecazioni o sconforto. Spesso entrambi. Saprete quindi quanto è faticoso a quel punto far muovere quel pesante mezzo di lamiera per provare a raggiungere la prima piazzola di sosta o un’area di servizio per fare il pieno. Se poi vi è successo di vivere questa disavventura da soli, avrete presente quanto la situazione possa diventare complessa. Se vi rimboccate le maniche e provate a spingere non potete controllare il volante, rinunciando a gestire la direzione del mezzo. Se invece rimanete al posto di guida, senza una spinta non vi sposterete di un centimetro, pur avendo le mani salde sul volante che indirizza la marcia.
di Simone Casalini *
«M’è accaduto qualcosa, non posso più dubitarne. È sorta in me come una malattia, non come una certezza ordinaria, non come un’evidenza. S’è insinuata subdolamente, a poco a poco; mi son sentito un po’ strano, un po’ impacciato, ecco tutto. Una volta installata non s’è più mossa, è rimasta cheta, ed io ho potuto persuadermi che non avevo nulla, ch’era un falso allarme. Ma ecco che ora si espande». Questi appunti sono scritti nel diario di Antoine Roquentin, 29 gennaio 1932. Il protagonista del capolavoro sartriano «La Nausea» somatizza il disagio del suo tempo e personifica il clima che precede la seconda guerra mondiale dove si ammassano i detriti del primo conflitto mondiale, la grande crisi economica del ’29, l’affievolimento dei sistemi politici dell’epoca, la miseria incipiente.
di Silvia Nejrotti
(4 febbraio 2016) Nella Sala Poli del Centro Studi S. Regis, con una commemorazione sentita e spontanea, ieri sera a Torino abbiamo in tanti salutato Giovanni Salio, figura rilevante della nonviolenza italiana. Per tutti, Nanni. Se n’è andato, ha preso la curva della strada (Fernando Pessoa) il 1 febbraio, a 72 anni.
Pareva non avere età, Nanni. Ad accompagnare le parole commosse, incespicanti, affettuose dei presenti, scorrono su un grande video fotografie della sua vita, privata e pubblica. Nanni giovane dallo sguardo tenace, appoggiato ad un parapetto sulle rive del Po; Nanni a processo per vilipendio delle Forze Armate ed istigazione alla disobbedienza civile, nei primi anni ’70 a Torino; Nanni appassionato camminatore in montagna; Nanni felicemente sommerso dalle carte, nel suo ufficio al Centro Studi S. Regis, di cui nel 1982 è stato fondatore; e poi, instancabile relatore in innumerevoli conferenze pubbliche e protagonista di altrettanto innumerevoli campagne nonviolente…
di Roberto Pinter
(30 gennaio 2016) Nel dibattito per il Terzo Statuto colgo un paradosso: più si enfatizza l'importanza della riscrittura dello Statuto di Autonomia chiamando alla partecipazione e meno si vedono le idee che dovrebbero riempirlo di contenuto.
All'inizio del terzo millennio ero convinto che si dovesse riscrivere lo Statuto per ricollocare le specialità nel ridisegno federalista (poi svanito), per renderlo attuale rispetto alle innovazioni apportate dalle numerose norme di attuazione e soprattutto per ridefinire un rapporto certo con lo Stato rispetto alle risorse e alle competenze della Autonomia.
di Federico Zappini
(4 febbraio 2016) Solitamente quando non mi viene immediatamente voglia di scrivere di una cosa è perché la mia curiosità non è stata particolarmente sollecitata. E’ andata così anche per il report che mi ero impegnato a redigere dopo il seminario nazionale dei Luoghi Idea(li), svoltisi a Parma lo scorso 30 gennaio. Ho riguardato gli appunti – pochi, a essere sincero – e ho provato a ripensare al paio d’ore di dibattito a cui ho assistito e la sensazione che ne traggo è quella di una certa delusione, che ora provo a descrivere brevemente. Delusione che – lo voglio specificare – prende le mosse dalle altissime aspettative che ripongo nell’esperienza proposta da Fabrizio Barca e dal suo gruppo di lavoro.
Sono condivisibili i punti di partenza dell’analisi, che qui sintetizzo ponendo allo stesso tempo anche alcuni appunti critici.
1) Si partiva (e non si è ancora usciti da quella fase) da una situazione che è stata definita di “catastrofe”. In particolare il riferimento è alla crisi del Partito Democratico, ma a ben vedere è l’intero sistema politico, partitico e istituzionale a non attraversare un momento di buona salute.
L’ultimo reportage di Giulio Regeni, su un’affollata assemblea di uomini e donne per la libertà. Iniziative popolari e spontanee rompono il muro della paura nato dopo la speranza della primavera araba.
(5 febbraio 2016) Oggi il Manifesto pubblica l'ultima corrispondenza di Giulio Regeni, dedicata alla realtà dei sindacati indipendenti in Egitto. Come sapete nei giorni scorsi Giulio è stato assassinato e il corpo martoriato dai segni della tortura gettato lungo una strada nella periferia del Cairo. In altri articoli pubblicati in passato da il Manifesto, Giulio Regeni si era firmato per prudenza con uno pseudonimo, dicendo esplicitamente agli amici di temere per la sua sicurezza personale. Che Giulio sia stato vittima della feroce repressione militare in vigore in quel paese dopo il golpe militare che ha deposto il legittimo governo è piuttosto evidente, anche per i tentativi di depistaggio con i quali la polizia ha cercato di ascrivere la morte del giovane ricercatore ad un incidente automobilistico. Ora non c'è che da augurarsi che la verità venga a galla e che la comunità internazionale s'interroghi sulla natura della lobby di potere che governa questo paese cruciale nel quadro del vicino Oriente. Riprendo il testo dell'articolo come un piccolo omaggio verso l'impegno di Giulio e le cose in cui credeva questo giovane studioso.
di Giulio Regeni
Al-Sisi ha ottenuto il controllo del parlamento con il più alto numero di poliziotti e militari della storia del paese mentre l’Egitto è in coda a tutta le classifiche mondiali per rispetto della libertà di stampa. Eppure i sindacati indipendenti non demordono. Si è appena svolto un vibrante incontro presso il Centro Servizi per i Lavoratori e i Sindacati (Ctuws), tra i punti di riferimento del sindacalismo indipendente egiziano.
di Giuliano Beltrami *
Uomini e animali, un rapporto millenario e leale. Ci fu un tempo... La prendiamo alla larga per dire (senza romanticismi o nostalgie. Vuoi avere nostalgia per la povertà?), ci fu un tempo, dicevamo, in cui ogni paese dell’arco alpino, in un’economia chiusa, aveva le sue malghe, sempre monticate. E i suoi riti. Come la scelta del “vachèr”, del sottoposto, del “casèr”, degli aiutanti. Per dirla in italiano, il pastore, il casaro e giù giù fino ai bocia. La strada che conduceva ai pascoli e alle malghe in alcuni paesi veniva sistemata attraverso il lavoro degli stessi allevatori, che davano le “ore” (di volontariato) in base al numero di vacche che avevano nella stalla. In quel tempo (sono passati alcuni decenni, ma nemmeno tanti) a metà stagione si faceva la pesa del formaggio, e se ne faceva una (definitiva) alla fine della stagione.