"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
di Raniero La Valle
(dal https://www.facebook.com/ranierolavalle)
Ci mettiamo nel contesto di quello che sta accadendo per capire in che modo le cose di cui parliamo hanno rilevanza rispetto alla situazione in cui ci troviamo. Cito due contesti per la nostra riunione di stasera.
Il primo contesto: la perdita della Costituzione
Ieri l’Italia ha perduto la sua Costituzione. L’ha perduta, con il voto del Senato del 13 ottobre che ha approvato in prima lettura la nuova Carta Dico che l’ha perduta perché il tema della riforma non era affatto quello di cui unicamente si è parlato, cioè la questione del Senato. Il tema era il rapporto della democrazia con il potere. La modifica che è stata introdotta consiste nella sostituzione della Costituzione del ’47 con una nuova Costituzione. Infatti sostituire tutta la seconda parte della Carta vuol dire che la Costituzione del ‘47 finisce qui. Ci sarà un’altra Costituzione che è ispirata a dei principi ben identificabili e molto precisi. Essi corrispondono alla richiesta che è venuta alla nostra democrazia di modificare i principi, di abolire le conquiste, gli ideali che hanno animato le Costituzioni del dopoguerra: quelle Costituzioni cioè che sono state scritte dopo l’esperienza terribile del fascismo e del nazismo. La nuova Costituzione è fatta per dare più poteri al potere.
di Mauro Cereghini
Vedete? Un tempo questo era un piazzale sterrato, sporco e polveroso. Qui teneva i suoi discorsi Pablo Escobar, il re dei narcotrafficanti colombiani. Era l’unico spazio all'aperto del barrio Moravia, allora una delle baraccopoli più degradate di Medellin". Oggi quello che ci mostra Julio Castro Guaman, animatore sociale e nostra guida, è un campo da calcio in sintetico, perfettamente tenuto e molto frequentato, collegato ad una scuola superiore e ad una piazzetta per la movida serale. Il barrio è ancora un intrico di viuzze dove è meglio girare accompagnati, ma le strade sono pulite, le case abbellite da dipinti e murales, sono sorti edifici pubblici e centri comunitari, e c'è perfino una scuola di musica. “Moravia fiorisce” è lo slogan che accompagna questa rinascita urbana, esempio del riscatto avviato da Medellin per liberarsi dai fantasmi della violenza passata.
«Noi donne e uomini, abitanti della regione alpina, cittadini di questo pianeta aderiamo alla Carta di Milano e quindi ci assumiamo l’impegno di operare per garantire a tutti e alle generazioni future il diritto al cibo e a un’esistenza dignitosa, ci assumiamo l’impegno e la responsabilità di lasciare un mondo più sano, equo e sostenibile...»
Inizia così la "Carta del cibo delle Alpi", che viene presentata stamane a Trento in Sala Aurora del Consiglio Provinciale. Si tratta di una sorta di articolazione della Carta di Milano di Expo 2015 che ha lo scopo di qualificare e concretizzare sul piano del territorio alpino l'idea di valorizzare tutte le esperienze che sono impegnate e s'impegnano a sostenere e diffondere la cultura della sana alimentazione come patrimonio dei territori e dell'umanità. L'iniziativa prende il via da una serie di esperienze associative, biodistretti e imprenditoriali del Trentino ma si rivolge all'insieme del territorio alpino.
di Adel Jabbar
(13 ottobre 2015) Nello scorrere del tempo l'intreccio di saperi, di conoscenze e di esperienze ha spesso costituito lo sfondo alla nascita delle città. Le città rappresentano la prova delle tante storie che le hanno plasmate, lasciando tracce nello stile urbanistico, nell’arredo urbano, nel patrimonio artistico, nella gastronomia, nell’uso dei tessuti, nelle lingue e nelle credenze.
Tramite la conoscenza sedimentata nello spazio urbano è possibile indagare il passaggio e i lasciti del tempo. Le città sono come dei cantastorie narranti le vicende delle genti che le hanno abitate, attraverso i segni visibili di innumerevoli cimeli e di vaste eredità. Segni che compongono quella che viene chiamata memoria, anche se spesso tale memoria viene presentata e letta secondo interpretazioni parziali, in cui prevalgono visioni ideologiche a edificare un ben precisa coscienza collettiva, più funzionale alla congettura del presente che alla vera conoscenza della complessità della storia.
E ora?
Dopo la notte di terrorismo che ha lacerato una città come Parigi, lasciando sulle strade, nei teatri e nei locali pubblici un altissimo numero di vittime, ci troviamo immersi nella paura.
Beirut non è più una città lontana che si può anche far finta di non vedere, è intorno a noi. Ora forse possiamo capire come Damasco e Baghdad, città antiche che nella storia sono state la culla della civiltà, per anni teatro di guerra e di terrore, possano vivere il loro presente.
E possiamo capire quanto fosse funesta e fuorviante la sciagurata idea dello “scontro di civiltà”, nel dover prendere atto che questo teatro non è lontano migliaia di chilometri ma sotto casa, nei luoghi che abitualmente frequentiamo.
L'innocenza l'abbiamo persa da tempo, quando l'occidente ha pensato di poter trasformare il vicino Oriente in un inferno di fuoco che veniva dal cielo. A guardar bene prima ancora, quando ci siamo troppo sbrigativamente assolti dalla tragedia dell'olocausto.
(7 dicembre 2015) Quando lo capiremo che innalzare le bandiere nazionali in un contesto che richiede visione globale e territoriale è una grande sciocchezza? Che il nazionalismo è stato il delirio del Novecento, ovvero del secolo degli assassini, nel quale sono morti in guerra un numero di persone tre volte maggiore che nei 19 secoli precedenti? Che rispondere con la Marsigliese al terrorismo significa guardare ad un contesto nuovo con lo sguardo rivolto ad un passato che ha lasciato una inquietante eredità? Che la “grandeur” è l'opposto del progetto europeo? Che la logica delle armi ha prodotto immani disastri nel mondo intero di cui oggi paghiamo le conseguenze? Che la sinistra guerrafondaia degli Holland e dei Blair (come del resto quella dei Chavez e dei Maduro) è parte del problema? ...