"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Editoriali

Un appello per il governo del Trentino
Fiori

(3 novembre 2012) Il quotidiano "Il Trentino" dà ieri l'anticipazione di un appello sul futuro del centrosinistra autonomista al quale stiamo lavorando. Ovviamente non c'è alcun segreto da mantenere, anche se avrei preferito che questa notizia uscisse dai diretti interessati piuttosto che per sentito dire. Ma ormai non si può tenere nulla di riservato, non so se per questa disdicevole abitudine di far bella figura con i giornalisti o se per cercare di far terra bruciata.

Sì, in alcune persone di diverse o di nessuna appartenenza, trasversali al centrosinistra autonomista, stiamo lavorando ad un appello affinché tutti i soggetti politici e i possibili candidati facciano un passo indietro e per far sì che la proposta della coalizione per il "dopo Dellai" esca dal confronto più ampio possibile e non dalle prove di forze di qualcuno. Aggiungo solo una cosa. Non sarà solo una proposta di metodo, ma proverà ad indicare anche un profilo politico culturale per il Trentino del futuro, rivendicando la diversità di questa terra ma anche indicando quel cambio di paradigma che i nuovi scenari ci richiedono.

Non aggiungo altro. Perché questa proposta non è di qualcuno in particolare, ma di tutte le persone (e saranno molte) che vorranno farla propria.

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Sicilia. Quel che il voto ci racconta...
Cefalù, Sicilia

(30 ottobre 2012) Appare azzardato parlare di vittoria di fronte ad un esito elettorale che vede meno di un elettore su due esercitare il proprio diritto di voto. Il fatto che il 52,3% degli aventi diritto abbia scelto di non recarsi alle urne è una sconfitta della democrazia sulla quale tutti dovrebbero interrogarsi. Senza contare che poi ci sono i voti nulli e le schede bianche di cui i network non parlano.

Credo che per i partiti ci sia di che riflettere sulla propria capacità di entrare in comunicazione con la società. A partire dalla semplice constatazione che - alla luce dell'astensione - le percentuali ottenute dalle liste, da chi ha vinto e da chi ha perso, dal 30,5% di Crocetta come il 13,4% del PD, in termini assoluti rappresentano rispettivamente il 15% e il 6,7% degli elettori aventi diritto. Mettiamo pure che sia fisiologica un'astensione dal voto che in questi anni è stata crescente, ma ciò nonostante il tasso di rappresentatività della politica rimane comunque ai minimi storici.

Credo che ogni valutazione da parte della politica debba partire da un bagno di umiltà, senza per questo nulla togliere al fatto che, in questa cornice non certo rassicurante, il candidato del centrosinistra abbia ottenuto i maggiori consensi. Basta scorrere i risultati che trovate sul sito http://www.regione.sicilia.it/famiglia/elettorale/ per comprendere quanto sarà difficile costruire una maggioranza e governare una regione tanto complessa.

Sarà anche un banco di prova per il Movimento 5 stelle e i suoi quindici eletti, come sarà ancora più interessante vedere come il padre padrone si rapporterà con le persone di questo movimento chiamate a far parte dell'assemblea regionale quando si dovranno cimentare con le scelte concrete.

Si era detto che le elezioni siciliane sarebbero state un importante test in vista delle elezioni del 2013. L'esito del voto ci dice che la rappresentazione della politica nazionale è tutta da ricostruire e che per farlo sarebbe necessario mettere mano ai fondamentali, nel pensiero come nelle forme dell'agire politico. (mn)

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Quella carovana, da rimettere in movimento
Il muro di Berlino e la Trabant

di Michele Nardelli

(21 ottobre 2012) Ale Pacher ha deciso di non ricandidare. Nelle scorse settimane me ne aveva parlato, condividendo con lui la fatica nel riconoscersi in una politica che ha smarrito i tratti di originalità e di ricerca che, pur da posizioni diverse, abbiamo contribuito a costruire nel corso di un arco politico avviatosi (almeno simbolicamente quella notte fra il 9 e il 10 novembre 1989) con la caduta del muro di Berlino.

In quelle straordinarie giornate che cambiarono il mondo, Achille Occhetto andò alla Bolognina e noi qui demmo vita a Solidarietà. Non era questione di sigle, cambiava lo sguardo sul mondo. Finiva la cosiddetta prima repubblica e con essa i partiti che l'avevano caratterizzata. Non finiva la storia, ma una storia certamente sì. Andò in pezzi anche la DC, il partito che aveva governato ininterrottamente l'Italia e il Trentino dal dopoguerra in avanti.

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Animazione territoriale e sviluppo appropriato
Gerhard Richeter

Dal Corriere del Trentino di ieri l'editoriale del professor Ugo Morelli sul tema dell'animazione territoriale al centro della riflessione dell'incontro promosso dal gruppo consiliare del PD del Trentino

di Ugo Morelli

(20 ottobre 2012) Da tempo abbiamo provato a sostenere che è necessario cercare, attraverso la progettualità sociale e la capacità di iniziativa delle comunità locali, una via appropriata a un nuovo modello di sviluppo. Quando le cose cambiano profondamente e in fretta, come accade in questo tempo, tendono a prevalere l'ansia e le difese, che di solito procedono insieme. Mentre l'ansia induce perlopiù all'immobilismo derivante dalla paura della fine delle risorse abbondanti, le difese cercano vie di fuga facili e ingannatrici.

Riguardo alla ricerca di un modello di sviluppo appropriato le difese si chiamano decrescita, oppure conferma del modello vigente. In entrambi i casi si fugge dal problema: nel primo spesso non si considera la ricerca della propria autorealizzazione da parte delle persone e il bisogno di creare economie soddisfacenti; nel secondo caso si fa come se non ci fosse l'esigenza di tutelare le risorse e utilizzarle in modo che non se ne pregiudichi l'uso per il futuro.

Tragedie ambientali e cultura del limite
Abruzzo. Foto di Rosaria Gasparro, tratta dal sito www.comune-info.net

di Michele Nardelli

(24 gennaio 2017) Perché non s'impara mai nulla? Che cosa deve ancora accadere per comprendere che la natura ci sta presentando il conto?

C'è ben poco di casuale nei drammatici avvenimenti che in questi giorni riempiono le cronache italiane e sbaglieremmo a pensare che il tema sul quale confrontarci debba essere la tempestività dei soccorsi. Che pure si pone, ma è forse quello meno complicato cui dare risposta.

La questione di fondo è un'altra. O sapremo mettere in discussione l'attuale modello di sviluppo, oppure dovremmo rassegnarci a considerare l'emergenza come normalità.

Purtroppo è lungo questa seconda strada che siamo incamminati. Nonostante viviamo in un'area geografica temperata che pure attenua fenomeni altrove ben più radicali, non c'è stagione che non porti con sé effetti disastrosi dovuti essenzialmente ai cambiamenti climatici, esito a loro volta di culture e prassi che non sanno porsi il tema del limite.

Servirebbe una terza mano
Frenesia

di Francesco Cavalli *

(20 settembre 2012) Non andrò mai nell'antipolitica. Me lo ripeto ogni mattina, come la litania del giorno, come un training autogeno, un'opera costante di autoconvincimento. Ma la nostra classe politica attuale non perde occasione per spingerci sempre di più in questa direzione. Quello che è successo ieri in parlamento ne è un'ulteriore spinta. Con gli scandali di soldi e politica che ci invadono con maggiore frequenza della pioggia, l'opporsi al controllo esterno sulle spese dei gruppi parlamentari, nel nome di una trasparenza invocata da tutti, dall'ultimo cittadino al Presidente della Repubblica, è davvero l'ennesimo segnale di una politica profondamente malata al suo interno. La marcia indietro sucessiva di Pd-Udc-Idv sono un ulteriore segnale di smarrimento che lascia noi spettatori quantomeno perplessi.

Polveroni
Il gattopardo

di Michele Nardelli 

La presidente della Regione Lazio Renata Polverini si è dimessa. Travolta dalla degenerazione della politica. O, meglio, di un'idea della politica ridotta a potere, carriera, interesse personale, privilegio.

Dovrei esserne felice, in fondo "Liberare la politica dai privilegi" era quanto scrivevamo sui manifesti ancora vent'anni fa, in quel passaggio fra la prima e la seconda repubblica che avveniva sull'onda di "mani pulite". Come sappiamo, andò diversamente.

Anche ora, il crepuscolo dei personaggi cresciuti all'ombra del cavaliere dovrebbe rappresentare una sorta di pulizia morale da accogliere come una liberazione. Eppure avverto inquietudine.

Sono inquieto perché la valanga non investirà i furbi, che già stanno attrezzandosi per cavalcarla con la demagogia di cui sono capaci. A rischio temo saranno le istituzioni in quanto tali. Una polvere nella quale "sono tutti uguali", dove la caccia alle streghe avviene indistintamente contro "la casta", come se l'impegno politico e istituzionale fosse cosa di cui vergognarsi. Temo il rancore e la locanda che ne è il retroterra culturale.

E' un film già visto. Odora di "dannunzianesimo". Gli uomini della provvidenza scaldano i motori, il cavaliere annuncia il suo ritorno e la Lega ricresce nei sondaggi.