"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Editoriali

Alpi e autonomia
Dolomiti
di Annibale Salsa *

(6 febbraio 2013) Per molti secoli le popolazioni rurali hanno affidato la spiegazione delle calamità naturali e delle carestie, che ciclicamente si abbattevano sulle comunità, all'influenza esercitata da strane figure femminili situate ai margini della società e bollate con lo stigma della strega. Anche ai poteri politici del tempo faceva comodo indicare capri espiatori dagli effetti garantiti e tali da suscitare la comune riprovazione.

L'antropologa inglese Mary Douglas ricostruisce, in un suo noto saggio dal titolo Rischio e colpa, i meccanismi sottostanti ai dispositivi simbolici di attribuzione di colpa, il cosiddetto «effetto blaming». In ogni circostanza negativa, essa sosteneva, le società pre-scientifiche si difendevano istintivamente dall'ignoto, da ciò che non si conosceva o non si era in grado di sottoporre al «tribunale della ragione», mediante l'invenzione di cause e concause di cui sarebbero stati portatori individui particolari o istituzioni sgradite.

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Il passato che incombe
Antonio La Trippa

di Michele Nardelli

Ho visto solo qualche frammento finale dell'evento televisivo di Michele Santoro con Silvio Berlusconi. Non amo né "Servizio pubblico", tanto meno il cavaliere. In compenso l'hanno guardato quasi 9 milioni di italiani, inchiodati davanti al televisore che mandava in onda il revival di un ventennio che cerchiamo faticosamente di metterci alle spalle e due dei suoi principali protagonisti, i quali per ritornare in auge hanno evidentemente bisogno l'uno dell'altro.

Da una parte l'immagine del vecchio capo che nonostante tutto tanto piace ancora agli italiani, simbolo di quello che vorrebbero essere e di un modello sociale fondato sul populismo e sul paternalismo autoritario, sul rancore e sull'invidia. Dall'altra un giornalismo progressista e salottiero, subalterno perché privo di autonomia progettuale, che si è nutrito di antiberlusconismo come si trattasse della propria ragion d'essere.

Niente da stupirsi, dunque, se alla fine dello spettacolo il cavaliere ne sia uscito come un gigante al cospetto di un giornalismo ignorante, approssimativo e che nei mesi di ibernazione di Silvio Berlusconi aveva raggiunto dati di ascolto da fallimento. Il risultato di questa messa in scena è sotto i vostri occhi.

Ci dovrebbe far comprendere che per voltare pagina occorre riflettere su quel che il berlusconismo ci ha lasciato in eredità, su come questo paese è cambiato (e non in meglio) nel suo profondo e infine che un'alternativa a quel modello sociale non possa essere ridotta al mettere i conti a posto ma fondarsi su un progetto capace di proporre un'altra idea di economia e di società.

L'augurio di giorni sereni
Il rosso

Con l'arrivo del Natale, finalmente qualche giorno di tranquillità. Almeno sul piano degli impegni  istituzionali, perché invece su quello politico la fine anticipata della legislatura, lo scioglimento del Parlamento e l'indizione di nuove elezioni per il 24 e 25 febbraio fanno sì che anche in questi giorni il confronto sia più che mai acceso, tanto sul piano nazionale che su quello locale.

A tenere banco la presentazione dell'Agenda Monti, venticinque cartelle intitolate "Cambiare l'Italia, riformare l'Europa. Un'agenda per un impegno comune". Un documento che leggo attentamente e che trovo piuttosto al di sotto delle aspettative. Soprattutto perché privo di quel cambio di paradigma che oggi si dovrebbe richiedere alla politica.

Il valore del passato è davanti a noi
Pane e acqua
di Ugo Morelli

(18 dicembre 2012) Viviamo in un mondo globale, dove i mondi locali rifiutano tenacemente la sottomissione. Non possono però fare a meno di giocarsi le condizioni dell'appartenenza. I mondi locali come il nostro dispongono di un passato che si può usare. Quell'uso conosce almeno due possibilità.

Da una siamo diffusamente invasi. Si può comprenderlo. È quella che celebra il passato, lo tratta con rituali contemplativi e lo ingessa fino a farne un fossile da museo. Lo usa e ne abusa fino a consumarlo in litanie ripetute, in immagini consunte, buone per appagare le aspettative di piccoli brividi da parte di code di turisti malinconici. Dall'altra possibilità di uso del passato mostriamo di tenerci lontani. Essa richiede responsabilità e passione. La disposizione a rispondere e quella a desiderare e a impegarsi, allo stesso tempo.

Un nuovo patto sociale
Paul Klee

di Michele Nardelli

Dopo l'esito delle primarie del centrosinistra, Silvio Berlusconi tenta la carta del "tutto per tutto". Tutti i sondaggi danno perdente il PDL e allora prova a rinverdire la sua immagine istrionica e a rimettere in campo il suo apparato di consenso, contando sul fatto che gli italiani di oggi in fondo non sono poi molto diversi da quelli di ieri che l'avevano preferito a Romano Prodi.

Dal ventennio berlusconiano l'Italia è uscita cambiata... e non in meglio. Ci ha lasciato una forte atomizzazione sociale, un diffuso spaesamento, l'idea che ci si salva da soli o nella rappresentazione corporativa del "non nel mio giardino", il disprezzo verso la politica e le istituzioni, una profonda devastazione culturale.

Ciò nonostante l'illusione che il mercato sarebbe stato il regolatore sociale è svanita con la crisi finanziaria. Il resto l'ha fatto un ceto politico di manigoldi che, come il loro capo, hanno inteso la politica come un affare privato. E quindi nonostante tutto un cambio politico s'impone.

Perché questo non sia solo un'alternanza di potere, serve un progetto politico capace di riscrivere un nuovo "patto sociale" che dai territori arrivi all'Europa. E non per effetto di un antico richiamo al federalismo europeo che pure accarezzo, ma perché la chiave per abitare il presente sta nella connessione fra il locale e il globale, in una visione che propone il "ritorno alla terra" come paradigma dell'economia reale e l'incontro di civiltà che, nello smarrire del senso di un comune destino terrestre, hanno lasciato impoverire il pensiero.

Saprà la politica (ed il PD in primo luogo) contribuire ad un'impresa così grande? Dalle primarie del centrosinistra credo (e spero) che tutti siamo usciti un po' diversi e che questo ci possa aiutare a riprendere nelle nostre mani quella ricerca di una nuova sintesi fra le culture che il Novecento ci ha lasciato in eredità e con questo la necessità di un nuovo sguardo sul presente. Non è una responsabilità da poco e non è solo nelle mani di Pierluigi Bersani.

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Primarie. Il mio voto a Bersani... come un'apertura di credito
Inverno

Questo intervento viene pubblicato oggi sul Corriere del Trentino

di Michele Nardelli

(22 novembre 2012) E' questo un passaggio di tempo incerto. La politica dovrebbe aiutare a farci sentire meno soli, ma questo richiede una capacità di lettura e di visione oltre la quotidianità che fatica ad avere. Credo abiti qui la crisi della politica.

Ovviamente c'è anche dell'altro, in ordine ai privilegi e alle modalità di selezione e di formazione della classe dirigente. Ma sbaglieremmo a pensare che una volta tagliati i vitalizi e rottamati gli inamovibili, possa ritornare il sereno.  Occorre saper imparare da un Novecento che ancora non abbiamo saputo elaborare e ri-scoprire la bellezza del passare la mano, per evitare che il nostro linguaggio sia quello dello sfasciacarrozze.

Per questo sostengo Bersani, con la fiducia che ci aiuti ad oltrepassare questa tormentata fase, prevalendo nelle primarie di domenica prossima ma immaginando che questa possa essere la condizione per l'affermazione del centrosinistra nelle elezioni politiche della prossima primavera.

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Valdastico, costosa e inutile
La fine della Valdastico

(23 novembre 2012) "Solo l'onorevole Fugatti può derivare una 'ventata di ottimismo' da una farsa. Non potrei definire altrimenti infatti l'approvazione, da parte della V.I.A./V.A.S. nazionale, di una nuova, costosa e inutile autostrada, la Valdastico Nord".

Questa la dichiarazione del presidente della Provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai in seguito alle affermazioni dell'onorevole Fugatti che ha dato notizia dell'approvazione, da parte del Ministero all'ambiente, della Valutazione di impatto ambientale del progetto Valdastico Nord.

"Ciò - dice ancora Dellai - in un momento nel quale tutti dicono che le Alpi devono essere rispettate, che il traffico pesante di lunga percorrenza deve essere messo su ferrovia, e non sarà neppure tanto facile trovare i soldi per realizzare il potenziamento della ferrovia del Brennero del quale si parla da decine di anni.

Consola solamente il fatto che oramai soltanto gli ingenui o gli interessati dimostrano di non capire che tutto questo non è finalizzato a costruire veramente questa ennesima opera inutile, ma piuttosto a garantire in extremis la proroga della concessione autostradale Brescia-Padova in capo alla attuale società Serenissima."