"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
di Luka Zanoni *
(5 aprile 2012) Il 5 aprile di vent'anni fa iniziava la guerra in Bosnia Erzegovina e con essa il tragico assedio di Sarajevo, città simbolo in Europa di un metissage di culture e nazionalità differenti. Iniziò con l'uccisione di manifestanti pacifici ed in poco tempo degenerò. Il 25 agosto del 1992 andò a fuoco uno dei tesori della città, la Biblioteca nazionale, con tutti i suoi preziosi volumi. In questi giorni la città di Sarajevo ricorderà le sue vittime con un grande concerto e letture di poesie davanti a 11.541 sedie rosse, vuote. Per ricordare chi non c'è più, per ricordare tutte le vittime dell'assedio.
Martedì 3 aprile, ore 17.30, Caffè letterario Bookique (Via Torre d'Augusto, 29 - Trento).
Cittadinanza euromediterranea: storia ed attualità delle identità culturali europee.
- Michele Nardelli (Presidente del Forum trentino per la Pace ed i Diritti umani)
Alcide De Gasperi, dal Trentino all'Europa.
- Beppe Zorzi (Direttore della Fondazione trentina De Gasperi)
Cairo Revolution
regia: Andrea Bernardi - inviato di Unimondo al Cairo.
promuove: Centro Formazione alla Solidarietà Internazionale.
Al termine di tutti gli incontri rinfresco del commercio equo e solidale. Ingresso libero e gratuito
La Fondazione Cassa Rurale di Trento, in collaborazione con CTA Centro Turistico Acli, Trento Giovani Soci della Cassa Rurale di Trento, Ipsia del Trentino presentano:
Una lezione di geografia dal volto umano
Siria, storia ed attualità. Un paese tra violenza e bellezza
con Rawa'a Olabi, siriana a Trento
presso la Sala Mons. R. Pizzoli Trento ACLI Trentine, via Roma 57 - IV piano, dalle ore 18:00 alle 19:30
Ingresso libero e gratuito. Al termine rinfresco equo e solidale
L'Associazione "Pace per Gerusalemme. Il Trentino e la Palestina" invita all'incontro con Udai Ugraulì, ebreo, libico, rivoluzionario, alias David Gerbi, medico e psicoterapeuta, esule dal 1967 in Italia e che nei mesi scorsi ha deciso di rientrare in Libia per venirne ricacciato dai fondamentalisti. Una serata interessante per cercare di capire cosa sta succedendo nei paesi nordafricani e nel Medio Oriente.
David Gerbi, ebreo libico, fugge con la famiglia in Italia nel 1967, quando l'intera popolazione ebraica viene espulsa da Gheddafi. Allo scoppio della recente primavera araba, nella speranza di riallacciare i rapporti con il paese natale, torna in Libia e collabora con i rivoltosi, aiutando combattenti e civili ad affrontare i traumi della guerra. Ma il suo ritorno in patria si rivela una sfida simbolica e pragmatica ... Nella vecchia Tripoli riapre la sinagoga Dar Bishi, chiusa da 44 anni, per fare di questo luogo religioso il simbolo della riconciliazione tra ebrei e musulmani e promuovere la tolleranza religiosa. Ma il suo lavoro è interrotto l'8 ottobre, Yom Kippur (la festività ebraica dell'espiazione), quando centinaia di manifestanti si riuniscono a Tripoli e Bengasi per affermare "Non c'è posto per gli ebrei in Libia". Gerbi è costretto a lasciare il paese. "Se vuoi tornare in Libia, fai prima qualcosa per risolvere la questione israelo-palestinese", gli dice Abdul Karim Bazama, consigliere della sicurezza nazionale in Libia.
di Svetlana Slapšak (tratto da http://www.viaggiareibalcani.it/)
(13 marzo 2012) Attraverso incredibili traiettorie linguistiche tipicamente balcaniche la parola turca Çardak è penetrata nell'ungherese, nel serbo-croato-bosniaco, bulgaro, macedone e greco. Può significare torre, piano superiore o soffitta, magazzino o seccatoio (soprattutto per il mais), locanda di bassa qualità, situata di solito lungo una trafficata via di comunicazione o vicino a un fiume; ma dal termine Çarda deriva anche la musica che i rom ungheresi suonavano in queste locande (le csardas) diventata col tempo una danza eponima ungherese... e si potrebbero trovare altri significati.
(13 marzo 2012) Una cinquantina di firme autorevoli sotto il messaggio al Consiglio di sicurezza riportato dalla Sueddeutsche Zeitung: da Umberto Eco a David Grossmann, da Shirin Ebady a Jergen Habermas. "Crimini orribili, non si resti indifferenti davanti a tragedia". Pressione su Cina e Russia perché lavorino con i partner internazionali
Un appello
Urge fermare i massacri in Siria, l'Onu deve fare di più, e soprattutto Russia e Cina devono decidersi a smetterla di difendere Assad con i loro veti al Consiglio di sicurezza. Ecco il senso del drammatico appello lanciato da una cinquantina di intellettuali di fama mondiale, di cui riferisce l'autorevole quotidiano liberal di Monaco Sueddeutsche Zeitung. Secondo cui tra i firmatari figurano Jergen Habermas, Umberto Eco, gli ex presidenti tedesco e sudafricano Richard von Weizsaecker e Frederik Willem de Klerk, David Grossmann, le premio Nobel Shirin Ebady e Jody Williams, la militante russa per i diritti umani Ljudmila Aleksejeva.