"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Venerdì 13 novembre e sabato 14 novembre La conferenza internazionale di Osservatorio Balcani e Caucaso
Il programma completo su www.osservatoriobalcani.org/convegno2009
La musica, l'incontro, le parole sono ciò che di meglio possiamo e talvolta sappiamo fare, affinché il ricordo di una persona continui a trasmettere le cose in cui insieme abbiamo creduto. E le immagini, che il tempo cercano di catturare.
Sono mesi che sulla mia scrivania di casa, fra libri e documenti, fanno capolino quattro fotografie realizzate in Bosnia Erzegovina nel 1997 durante un viaggio che aveva portato per la prima volta Rino Zandonai a Stivor, luogo dell'emigrazione trentina di fine ‘800 in terra di Bosnia, allora periferia dell'impero. Le tengo lì, non so nemmeno io perché. Non ho mai amato il fotografare. Le fotografie sono un po' come le rovine ("il tempo puro" lo definisce Marc Augé), preferendo - come diceva Camus - "il tempo impuro della storia".
Eppure quelle immagini mi trasmettono una serenità che credo abbia a che vedere con la relatività del fare. Un caffè a Prijedor, insieme a Rino ci sono Emilio Molinari, Andrea Vezzoli, Annalisa Tomasi e la sorella di Rino Anna Maria. La visita ad una famiglia, la chiesa del borgo, l'incontro con il vecchio partigiano Montibeller.
Non ho potuto partecipare allo spettacolo, così vorrei contribuire a tener vivo il ricordo di un amico.
Tavola rotonda nell'ambito della Conferenza internazionale "Per uno sviluppo in partnership Italia-Kosovo"
Una mappa preziosa delle principali questioni del nostro tempo. E una domanda angosciosa: perché tanta malvagità nel mondo?
"Il 14 agosto 1992, nelle vicinanze del confine italo-sloveno, mi fermò una pattuglia della polizia slovena, mi chiese i documenti. Li avevo, ma erano di uno Stato che non c'è più, dell'ex Jugoslavia. Il passaporto rosso, con lo stemma di un paese già disgregato. Uno dei poliziotti via telefono mandò al comando questo messaggio: "Abbiamo uno... Mandate una jeep per portarlo... E' un clandestino!"
"Il 14 agosto 1992, nelle vicinanze del confine italo-sloveno, mi fermò una pattuglia della polizia slovena, mi chiese i documenti. Li avevo, ma erano di uno Stato che non c'è più, dell'ex Jugoslavia. Il passaporto rosso, con lo stemma di un paese già disgregato. Uno dei poliziotti via telefono mandò al comando questo messaggio: "Abbiamo uno... Mandate una jeep per portarlo... E' un clandestino!"