«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene
Sabato 28 agosto 2021, con inizio alle ore 10.00, presso la Malga Valcoperta di Sopra sull'Altopiano della Marcesina (Grigno)
un nuovo appuntamento attorno al ciclone tropicale Vaia che ha devastato una parte importante dei boschi e delle foreste dolomitiche (e l'altopiano della Marcesina più di altre), agli eventi estremi che accompagnano il nostro tempo, al nostro rapporto con la montagna e la natura.
Il monito della ninfea.
Cosa deve accadere ancora per capire che bisogna cambiare?
Intervengono gli autori del libro "Il monito della nifea. Vaia, la montagna, il limite" Diego Cason e Michele Nardelli. In dialogo con loro il giornalista Walter Nicoletti.
Promuove l'incontro l'Orizzonte, in collaborazione con l'Associazione Sisampa.
Nell'ambito della rassegna «Incontri d'autore 2021» promossa dalla Biblioteca Comunale di Lavarone (in collaborazione con la Comunità di Slow Food per lo sviluppo agrocolturale degli Altipiani Cimbri), giovedì 15 luglio 2021, alle ore 21.00, presso il Centro Congressi ai Gionghi di Lavarone (Tn), si svolgerà la presentazione del libro di Diego Cason e Michele Nardelli "Il monito della ninfea. Vaia. la montagna, il limite" (Bertelli editore).
A conversare con uno degli autori, Michele Nardelli, ci sarà Domenico Sartori, giornalista de "L'Adige"
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Sono trascorsi due anni e mezzo da quella notte di fine ottobre 2018 quando la furia del vento abbatté 42.500 ettari di bosco e foreste dolomitiche. Si trattò dell'evento di maggior impatto sugli ecosistemi forestali mai avvenuto in Italia, cambiando in questo modo il volto di 494 Comuni, per un territorio complessivo di due milioni e 306 mila ettari spalmati sull'arco alpino orientale.
Vaia, da problema ad opportunità
Venerdì 9 luglio 2021, alle ore 17.30, si svolge a Trento, presso la sede delle Acli (via Roma 57), un incontro di vari soggetti sul tema del "dopo Vaia". A partire dalla proposta di documento che qui riportiamo.
La tempesta Vaia, che meglio sarebbe definire con il suo vero nome, ovvero uragano o ciclone tropicale, è stata la prima, palese manifestazione delle ripercussioni in sede locale delle modificazioni climatiche che si stanno verificando a livello globale.
In poche ore, ma meglio sarebbe parlare di minuti, la tempesta ha abbattuto oltre 42.500 ettari di foresta, molte dei quali secolari, creando una devastazione mai vista nei boschi di cinque comunità regionali: Lombardia, Trentino, Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia.
L’evento ha messo in evidenza in primo luogo la fragilità “colturale e culturale” che ha caratterizzato le politiche forestali messe in campo da diversi decenni a questa parte e che risentono dell'impostazione produttivistica di tipo austroungarico, con la diffusione di impianti monospecifici (con la prevalenza di abete rosso) e coetanei che hanno indebolito la diversità dei boschi rendendoli più vulnerabili rispetto ad eventi come quello di Vaia.
Una vulnerabilità che misuriamo anche nell' affrontare l'onda lunga di Vaia, sia per i rischi connessi alla mancata estrazione del legname schiantato, sia per effetto del bostrico tipografo che aggredisce porzioni sempre maggiori di foreste indebolite da Vaia e dagli eventi estremi come le grandi nevicate dell'inverno scorso.
Nei giorni 9, 10, 11 luglio 2021, a Trento, Brentonico e Arco
Per una generazione (o più di una) Genova è sinonimo dell'estate del 2001, delle giornate di mobilitazione contro un certo modello di globalizzazione, rappresentato dal G8 ospitato nel capoluogo ligure, città dall'assetto urbanistico angusto e frammentato.
Impegno e speranza.
Incontro e condivisione.
Dolore e frustrazione.
Per le generazioni successive - partendo proprio da chi oggi ha vent'anni o meno - quel periodo dice relativamente poco, sormontato da fatti immediatamente successivi (l'attacco alle Torri Gemelle su tutti) e annegato da due decenni carichi di crisi, tensioni, rivolgimenti storici.
Non si tratta solo di ricordare - anche se di memoria abbiamo assoluto bisogno - ma di riflettere collettivamente su ciò che è stato e su ciò che potrebbe e dovrebbe essere, nel momento in cui ancora troppe sono le ingiustizie (sociali, economiche e ambientali) che attraversano il tempo
che viviamo, a cui nuove e diverse forme di partecipazione e attivazione tentano di porre rimedio.
Perché un altro mondo non solo è possibile. E' necessario.
di Vincenzo Calì
In tempi in cui a sbandierate conversioni ecologiche future si accompagnano mega progetti ferroviari presenti, sarebbe utile guardare anche a visioni passate, come quelle ottocentesche del poeta dialettale Bepi Mor: “El nos Trentin l'è fat come a ventala; 'n fora, i ghe fa 'n orlo de contorno per salvarlo 'n tantin da l' “omnia mala”.
Utile esercizio, quello di ricorrere a visioni, per quanti si trovano a vario titolo investiti del compito di salvaguardare l’autonomia territoriale.
Piace pensare che a queste dichiarazioni il poeta sia giunto alla vista dell’assalto subito dal territorio ai suoi tempi: la costruzione a fini militari delle ferrovie avvennero allora senza alcun riguardo alla struttura urbanistica della città di Trento, creando secolari ferite non ancora rimarginate.
di ***
LA FRATTURA
Il 2018 politico, guardato dalle lande periferiche e autonomiste del Trentino, è stato un anno di grandi e dolorosi stravolgimenti. Sembra passato un secolo.
Il 4 marzo si svolgono le elezioni politiche. Nessuno dei tre poli principali (fatica vistosamente il csx, il cdx si scopre a trazione leghista, esplode il M5s che arriva quasi al 33%) ottiene una vittoria tale da garantire la costituzione di un Governo.
La frammentazione emersa dalle urne e la litigiosità tra le varie forze politiche porta contemporaneamente a una crisi istituzionale lunga quasi tre mesi, alla nascita del primo governo Conte – detto giallo/verde – e ad una legislatura schizofrenica, fatta di maggioranze a geografie variabili, anzi variabilissime. Governo Draghi compreso.
Prende il via l’estate sovranista. Salvini Ministro dell’Interno applica (sostenuto dai suoi alleati) la dottrina “cattivista” nei confronti dei migranti sulla rotta mediterranea e verso chiunque tenti di esprimere loro solidarietà. Una dottrina con radici profonde. Il M5s tenta – con risultati ambivalenti – di intestarsi alcune grandi questioni sociali (te la ricordi l'“abolizione della povertà?”) e ambientaliste.
Il centro-sinistra, in tutte le sue molteplici e litigiose rappresentazioni, fatica a riorganizzarsi, ad esserci.
La fotografia del Censis parlava di sovranismo psichico. Un sentimento prima che una proposta politica. E’ la stagione che segna il passaggio dal rancore alla cattiveria.
Promossa dalla locale sezione della SAT del Trentino, venerdì 28 maggio 2021, alle ore 20.00, presso la Sala Polifunzionale di San Michele all'Adige, si svolgerà la presentazione del libro di Diego Cason e Michele Nardelli "Il monito della ninfea. Vaia, la montagna, il limite" (Bertelli Editori).
Sarà l'occasione per un aggiornamento della situazione del "dopo Vaia" a due anni e mezzo dall'uragano che ha distrutto 42.500 ettari di bosco dolomitico (https://www.michelenardelli.it/commenti.php?id=4625)
A conversare con gli autori ci sarà Walter Nicoletti, giornalista e vicepresidente delle Acli Trentine.