"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

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Lo sguardo delle classi dirigenti. Appunti sul festival dell'economia
Cambiamenti climatici

(31 maggio 2014) Ha preso il via il Festival dell'economia. Il tema della nona edizione è di quelli cruciali: “Classi dirigenti, crescita e bene comune”. Un tema stimolante e di grande attualità, per una manifestazione che non smette di stupire per quante attese e attrazione di pubblico riesce a generare. E per una comunità che, a dispetto degli anni, continua a vivere il festival come un tratto di sé, della sua natura aperta, curiosa, coesa, che va ben oltre il “tutto esaurito” della ricettività alberghiera che ovviamente male non fa.

Viva il festival dell'economia, dunque. Eppure c'è qualcosa che non va. In questi nove anni le risposte che il festival ha dato sui grandi temi del nostro tempo sono sembrate piuttosto scontate, difficilmente hanno saputo scuotere il pensiero dominante, leggere con anticipo quel che sarebbe accaduto, indicare strade originali... come si dovrebbe richiedere ad un luogo di incontro e di pensiero.

Così il festival è diventato più una passerella prestigiosa di premi nobel, di protagonisti del pensiero economico, di personaggi che portano sulle loro spalle responsabilità politiche o di governo, di giornalisti... che un luogo di intuizione o di elaborazione.

Lo si evince anche dalla domanda, implicita nel titolo, che costringe la riflessione lungo uno scenario a mio avviso fuorviante: sono all'altezza le nostre classi dirigenti di rimettere in moto la crescita economica? Non è che per caso le nostre classi dirigenti (tanto della politica quanto della pubblica amministrazione) hanno costruito il loro sapere attorno a paradigmi che non reggono più?

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Afghanistan 2014. L'11 settembre e lo scontro di civiltà
Donne afghane in fila per il voto

Shortistan! L’Afghanistan raccontato dal cinema breve

organizzato dal Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani e Associazione Afghanistan 2014 in collaborazione con Associazione BiancoNero - Religion Today Filmfestival, Unimondo, Centro per la Formazione alla Solidarietà Internazionale e Associazione 46° Parallelo.

Lunedì 26 maggio 2014, ore 20.30SCONTRO DI CIVILTA'       

GOD, CONSTRUCTION AND DESTRUCTION di Samira Makhmalbaf, da “11'9''01 September 11” (Iran, 2002, 11’)    
Una giovane insegnante cerca di trasmettere ai propri studenti, un gruppetto di bambini afghani rifugiati in Iran, l’impatto che questo evento avrà sul mondo.

Dialogano Aboulkheir Breigheche e Michele Nardelli

 

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In ricordo di piazza Tien an men

Pechino, 4 giugno 1989

4 giugno 1989 - 4 giugno 2014

In ricordo di Piazza Tien an men e dei tanti giovani che vi lasciarono la vita

La Dichiarazione degli studenti, un manifesto scritto e promulgato il 13 maggio 1989, pochi giorni prima che la repressione del governo di Li Peng spezzasse il sogno della primavera di Pechino

«In questo caldo mese di maggio, noi iniziamo lo sciopero della fame. Nei giorni migliori della giovinezza dobbiamo lasciare dietro di noi tutte le cose belle e buone e Dio solo sa quanto malvolentieri e con quanta riluttanza lo facciamo. Ma il nostro paese è arrivato a un punto cruciale: il potere politico domina su tutto, i burocrati sono corrotti, molte brave persone con grandi ideali sono costrette all'esilio. È un momento di vita o di morte per la nazione. Tutti voi compatrioti, tutti voi che avete una coscienza, ascoltate le nostre grida. Questo paese è il nostro paese. Questa gente è la nostra gente. Questo governo è il nostro governo. Se non facciamo qualcosa, chi lo farà per noi? Benché le nostre spalle siano ancora giovani ed esili, e benché la morte sia per noi un fardello troppo pesante, noi andiamo.

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Arrivederci.
Immagine tratta dal sito Ponti di Vista

 

 

di Federico Zappini

Testo scritto durante l’ultimo giorno di lavoro presso il Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani.

“Esercita il dubbio e stai a vedere cosa ti offre il caso”. E’ significativo che Ugo Morelli concludendo la presentazione del suo ultimo libro – lo scorso 5 giugno – abbia usato queste parole di Giovanni Pellicciari, uno dei suoi maestri. E’ altrettanto significativo che l’ultima iniziativa da me organizzata per il Forum trentino per la Pace e i diritti umani sia stata proprio la presentazione di un libro che affronta il tema del conflitto e prova a descriverne la dimensione generativa. Un libro complesso, così come lo è la decisione di abitare i conflitti, di metterci dentro entrambi i piedi, accettando di viverne a pieno le contraddizioni, finanche venendo in contatto (dopo la scelta fondamentale e necessaria di riconoscerle) con le differenze che l’incontro con l’Altro porta con sé.

Ricordo il primo giorno in cui sono entrato negli uffici del Forum per iniziare il mio anno in Servizio Civile e oggi – nel giorno in cui libero la mia scrivania – posso dire di tenere a memoria con piacere praticamente ogni momento degli ultimi tre anni e mezzo, il tempo che ho dedicato a un lavoro interessante, che mi ha permesso (mi ha imposto…) di esercitare il dubbio e di attendere – con curiosità – di capire cosa mi avrebbe riservato il caso. Ho conosciuto persone splendide e associazioni estremamente vitali, ho condiviso momenti davvero emozionanti e vissuto – un po’ più in solitudine – qualche spiacevole situazione. Ho imparato moltissimo e ho contribuito, spero, a costruire qualcosa di bello e di significativo per la comunità in cui vivo. Ho fatto parte di un gruppo di lavoro importante, con il quale ho coltivato un rapporto non solo di buona collaborazione ma anche di crescita comune, oltre che di significativa e sincera amicizia. Ho trovato sempre qualcuno disponibile ad ascoltarmi; mi auguro di aver saputo fare lo stesso anche io, almeno qualche volta. Ho conosciuto meglio me stesso: capacità, dubbi, limiti.

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25 maggio 2014, un passaggio cruciale per l'Europa politica
Novecento

di Michele Nardelli

Domenica 25 maggio si vota per il rinnovo del Parlamento Europeo, un passaggio cruciale nel futuro dell'Europa politica.

Lo è a cominciare da quanti cittadini europei eserciteranno il loro diritto di voto. Nel 2009, negli allora 27 paesi dell'Unione Europea, votarono il 43% degli eventi diritto, una percentuale già piuttosto bassa che mostrava una disaffezione preoccupante. Se il 25 maggio 2014 il calo dovesse essere ancora maggiore, il grado di rappresentatività e di autorevolezza del Parlamento e delle istituzioni europee in generale potrebbe segnare un punto di crisi senza precedenti. E il progetto europeo subire un colpo mortale.

Lo è per il peso che i sondaggi assegnano ai partiti e movimenti antieuropei, già peraltro presenti anche nelle scorse elezioni. Se saranno rappresentativi del 30% del Parlamento Europeo come dicono le previsioni, i loro seggi andranno ad assommarsi a quelli di formazioni che a parole si dicono europeiste ma che in buona sostanza pensano ad un riequilibrio della sovranità a favore degli stati nazionali. E sarebbe comunque la paralisi del processo di costruzione dei un'Europa politica e federale.

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Chi vince e chi perde
c\'era una volta la Palestina

di Michele Nardelli

(27 agosto 2014) Un accordo fra Hamas e Governo israeliano sembra essere stato raggiunto. Ora gridano vittoria ma basterebbe fare un bilancio delle vite spezzate, dei feriti e delle distruzioni per prendere atto che – come sostiene Marcello Flores nell'intervista a Repubblica che riportiamo qui sotto – hanno perso tutti. Qualcosa di vero però c'è nella reciproca valutazione di vittoria: vengono legittimati i “signori della guerra”, da una parte e dall'altra.

L'obiettivo di Israele era quello di delegittimare ulteriormente l'Autorità Nazionale Palestinese perché preferiscono che i palestinesi siano identificati con i fondamentalisti per portare ancora più a fondo l'operazione di sottrazione di territorio palestinese che, peraltro, riguarda più la Cisgiordania che Gaza. Ben sapendo che con l'impresentabilità internazionale di Hamas potrebbero aver più facilmente mano libera per nuove prossime operazioni militari a Gaza, a Gerusalemme est e nei territori dove sono previsti muovi insediamenti illegali.

Dall'altra parte Hamas appare agli occhi della popolazione palestinese (non solo di Gaza) il soggetto che ha ottenuto la tregua e che ha fatto parzialmente aprire il valico di Rafah con l'Egitto, ottenendo un allentamento dell'embargo verso la Striscia di Gaza. Il che era avvenuto anche nel 2012, ma poi rimangiato dal governo di Netanyahu.

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25 maggio, una scelta per essere territoriali ed europei
Statuto

di Giuseppe Ferrandi

(Questo commento è stato pubblicato dal quotidiano L'Adige del 14 maggio 2014) 

L'editoriale di domenica di Pierangelo Giovanetti ha puntualmente descritto la posta in gioco del voto europeo del 25 maggio. L’Europa è da potenziare, non da indebolire. L’Europa è da cambiare, non da distruggere. Credo che la possibilità di esprimere il nostro consenso di europei per un candidato Presidente della Commissione europea, con tutto quello che implica riguardo il progetto di Europa e la svolta da imprimere alla politica europea, sia un’opportunità da non lasciarsi fuggire. Purtroppo è nostro costume considerare le elezioni europee esclusivamente un grande sondaggio elettorale: per misurare il vantaggio di Renzi su altri possibili premier, per capire se vince Alfano o Berlusconi, per misurare la forza elettorale del movimento di Grillo. Meno si percepisce l’importanza specifica del voto, più è alto il rischio dell’astensionismo e comunque dell’affermarsi dei vecchi e dei nuovi populismi. 

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