«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene
(25 settembre 2014) Era l'aprile del 2009 quando le Commissioni Difesa della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica approvarono il piano di finanziamento pluriennale, fino al 2026, di 14,6 miliardi di euro per l'acquisizione di 131 aerei cacciabombardieri Joint Strike Fighter (F35).
Una scelta che venne condivisa in maniera politicamente trasversale, frutto della sudditanza nei confronti degli USA, del condizionamento di Finmeccanica (il colosso militar-industriale a cui è riconducibile Alenia) e della subalternità culturale verso un modello di difesa improntato in realtà all'offesa.
Nella primavera dello stesso anno presentai in Consiglio Regionale del Trentino Alto Adige/Südtirol una Mozione-Voto1 affinché tale scelta venisse rivista, assegnando a scopi sociali quel finanziamento. Mozione che venne approvata nel giugno di quello stesso anno, prima regione italiana ad esprimersi in questa direzione.
(26 settembre 2014) "Ho paura, ma vado". Saadi Brahmi, fratello di Mohamed, il deputato del partito popolare ucciso poco più di un anno fa , vive da 23 anni a Trento ma questa mattina prenderà l'aeeo per tornare in Tunisia. Si candida alle elezioni a Sidi Bouzid, dove è nata la rivoluzione dei gelsomini.
E' questo l'incipit del servizio di Simone Casalini che appare oggi (ieri per chi legge) sul Corriere del Trentino dedicato alla scelta dell'amico Saadi di partecipare alla vita politica del suo paese d'origine in un passaggio particolarmente delicato per il Mediterraneo e per il vicino Oriente. Ho salutato Saadi mentre era all'areoporto, augurandogli un esito positivo ma anche assicurandolo nel mio sostegno personale e, per quanto possibile, della comunità trentina di cui è stato ed è protagonista attivo.
(nella foto la conferenza stampa che abbiamo tenuto lo scorso anno dopo l'assassinio del fratello di Saadi Brahmi)
(19 settembre 2014) Il Corriere del Trentino di ieri riprende, dopo l'intenso dibattito sulla questione "filiere corte" e l'attuazione della LP13/2009, un altro tema importante che nella scorsa legislatura è stato oggetto di un'apposita iniziativa legislativa di cui sono stato il promotore, quello dell'inquinamento da amianto.
In prima pagina e poi con un ampio servizio, il Corriere del Trentino fa un bilancio della Legge 5/2012 a due anni dall'approvazione, dal quale risulta il risanamento di circa mille edifici dalla presenza di eternit. Un risultato positivo, certamente, ma che richiede un'azione di informazione e di finanziamento più sistematica per il risanamento del nostro territorio dalla presenza di amianto e la riqualificazione del nostro patrimonio edilizio. Ecco l'articolo di ieri. Mentre oggi e nei prossimi giorni prosegue il confronto sulle pagine del Corriere.
In serata arriva una di quelle telefonate che non vorresti mai ricevere. Rossana è morta. Un incidente... Difficile definire così il fatto di venir travolti sul ciglio della strada da un automobile guidata da un irresponsabile che non s'è nemmeno fermato e che poi si è dileguato nel buio.
Rossana Fontanari lavorava da diversi anni nella cooperazione di comunità con i Balcani, prima nel Tavolo con il Kosovo e poi nell'Associazione Trentino con i Balcani che ha messo in rete gran parte delle esperienze di cooperazione trentina nella regione.
Il suo impegno era rivolto in particolare all'area sulla memoria e l'elaborazione del conflitto, tematica di grande spessore che in questi anni l'aveva messa a confronto con i lati più complessi della relazione con i paesi usciti dalla guerra degli anni '90 ma non per questo pacificati. Un lavoro difficile ma anche straordinariamente interessante tanto che sull'accompagnamento dei ragazzi dell'enclave di Gorazdevac (sobborgo serbo di Peja-Pec) ne aveva fatto un importante lavoro di ricerca.
di Michele Nardelli
(Questo reportage si riferisce ad un mio recente viaggio balcanico ed è stato pubblicato su questo sito nel corso di sei diverse puntate. Ho pensato di farne un solo racconto per chi avesse perso qualche puntata e per poterne ricavare una visione d'insieme)
Premessa
Dal mio ultimo viaggio balcanico è passato grosso modo un anno. Non più di tanto dunque, ma nell'agosto scorso fu una puntata veloce nel corso della prima navigazione danubiana di "Viaggiare i Balcani" in occasione della conferenza sul significato del “buono, pulito e giusto” nel valorizzare l'unicità di questo pezzo d'Europa. Non ho dubbi, questo pezzo d'Europa mi manca.
Non è questione di nostalgia, la cosa che mi è mancata è stato soprattutto lo sguardo strabico che la precedente frequentazione mi aveva aiutato ad avere, quella lettura dell'Europa che mi aiutava a comprendere con maggiore nitidezza i processi della modernità che l'hanno attraversata negli anni cruciali seguiti alla caduta del muro di Berlino. Era questa, del resto, la mia risposta a quanti in passato mi chiedevano ragione di questa particolare attenzione verso i Balcani. Come spesso vado dicendo attorno al centenario dell'inizio della prima guerra mondiale, non è affatto un caso che il Novecento, il “secolo degli assassini” che ancora non abbiamo sufficientemente elaborato, sia iniziato e si sia concluso in quel di Sarajevo.
Passa da qui la costruzione dell'Europa politica. Passano da qui le forme più acute della post modernità seguita al fallimento della sperimentazione politica e sociale che è stato il comunismo reale. Passano da qui le forme più aggressive della deregolazione che poi si riverberano nel resto d'Europa nei modi più svariati, dallo sfruttamento della persona alla criminalità organizzata. Passa da qui quel processo culturale di imbarbarimento che permette di vivere tutto questo come naturale, spesso suffragato dalla più o meno consapevole adesione ideologica al turbocapitalismo.
Ecco, in questo racconto di viaggio, attraverso le immagini e le parole raccolte, vi parlerò di tutto questo.
Nella Giornata dell'Autonomia, istituita nel giorno della firma dell'accordo De Gasperi Gruber, il riconoscimento A Romano Prodi
(6 settembre 2014) Il Premio Degasperi, intitolato ai "Costruttori d'Europa", è stato consegnato ieri, nell'ambito della Giornata dell'Autonomia, al presidente emerito del Consiglio italiano, già presidente della Commissione europea, Romano Prodi. La cerimonia, apertasi con gli interventi del presidente del Consiglio provinciale Bruno Dorigatti, del presidente del Consiglio delle Autonomie Paride Gianmoena e del presidente della Provincia autonoma di Trento Ugo Rossi, ha avuto luogo nella Sala Depero del palazzo della Provincia.
Riportiamo in allegato l'intervento di Romano Prodi.
Ritorno nei Balcani. Racconto di viaggio, quinta puntata
di Michele Nardelli
«Quelle bambine bionde
con quegli anellini alle orecchie
tutte spose che partoriranno
uomini grossi come alberi
che quando cercherai di convincerli
allora lo vedi che sono proprio di legno»
Paolo Conte, Diavolo Rosso
(Agosto 2014) Mentre il gruppo klezmer1 suona magicamente le composizioni tradizionali degli ebrei ashkenaziti nella grande sinagoga di Novi Sad le immagini si sovrappongono. Troppo distante la raffinatezza di queste note e le grevi canzoni di amore e di guerra che mi accompagnano a Guca2, dove ritorno dopo anni per cercare di capire se è cambiato qualcosa oppure no.
Si dice che il Dragačevski Sabor (il festival di Guca) abbia smesso le bandiere del nazionalismo serbo ed in effetti le immagini di Karadzić e di Mladić sono d'un tratto scomparse (rimangono invece quelle cetniche, fra qualche ritratto di Tito e del Che), ma in realtà il grido di battaglia di una nazione che fatica ad uscire dal proprio incubo (che diventa autismo) non lo vedi solo a Guca ma anche nelle feste famigliari. Identità che, in assenza di nuove, guardano al passato. L'Europa, che potrebbe esserlo, è lontana (e ostile). A chi dunque assomiglia di più il paese reale? Ad Exit3 o a Guca?