«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene
(27 maggio 2013) L'esito del voto a Pergine Valsugana qualcosa ci dovrebbe insegnare. Ad esempio che se il Trentino non è stato in questi anni l'ennesima regione del nord in mano alla destra e al leghismo lo si deve al fatto che ha saputo rappresentare una positiva anomalia nel quadro politico nazionale dando vita ad una coalizione che ha saputo mettere insieme il popolarismo, l'autonomismo e una sinistra dai tratti originali.
Ci dovrebbe anche insegnare che nessuno è autosufficiente e che ciascuno dovrebbe imparare a cambiare, sapendo fare un passo indietro (nelle proprie convinzioni) e un passo in avanti (nella capacità di guardare al proprio territorio con occhi diversi).
O, ancora, che nessuno può vantare particolari egemonie elettorali visto che il partito che ottiene il maggiore consenso non supera il 16% dei suffragi, mentre il 40% degli aventi diritto decide che gli è indifferente chi sarà a governare la propria comunità.
E che quando si tratta di decidere per il proprio territorio, il voto risulta un po' più ponderato, i grillini non vanno oltre il 5%, la Lega prende ancora meno mentre il PDL dimezza i propri voti rispetto alle elezioni precedenti, ottenendo poco più del 10%.
Non so se l'esito del voto di Pergine Valsugana (http://elezioni.regione.taa.it/) servirà, come mi auguro, a ricostruire i ponti che in quel Comune si sono andati spezzando nel corso della scorsa consiliatura e ancor più nella campagna elettorale. Spero che almeno possa servire a riconsiderare il valore della coalizione sul piano provinciale, ad averne cura, a fare quel lavoro di contaminazione che si è trascurato laddove i vari partiti hanno preferito evidenziare le proprie identità piuttosto che ricercare nuove visioni capaci di scompaginare le vecchie appartenenze.
di Michele Nardelli
(26 maggio 2013) Sul piano politico sono giornate convulse. In gioco è, semplicemente, il futuro del Trentino. Dovremmo, almeno così la vedo io, cercare di salvaguardare la coalizione che ha reso possibile quindici anni di governo del centrosinistra autonomista in Trentino. Che oggi viene messa alla prova da una molteplicità di fattori che vanno dall'incertezza sulla leadership ad una diversa narrazione su ciò che è stata questa terra nell'era del governo di Lorenzo Dellai.
Abbiamo a che fare, per la verità, anche con cose meno nobili, i personalismi, gli interessi, i rancori, le rivincite... che pure attraversano la politica. Al di là delle miserie, ci sono nodi veri che danno corpo a diverse idee progettuali per il Trentino che poi si sono tradotti nel confronto, forse improprio, fra continuità e discontinuità.
di Mario Cossali
Nel 1915 l'élite armena di Costantinopoli fu arrestata e deportata nel deserto; era l'inizio dell'eccidio degli armeni. Tra questi c'era Daniel Varujan, considerato unanimamente il più grande esponente del rinascimento armeno (1908-15). Verujan fu ucciso a colpi di pugnale il 28 agosto 1915, a 31 anni. Era nel bel mezzo della composizione di una delle sue più belle opere, "Il canto del pane", e stava progettando il suo successivo lavoro "Il canto del vino". Per una di quelle strane coincidenze, quando fu ucciso aveva in tasca il testo del Canto del pane.
Se ne è andato don Andrea Gallo, fondatore della Comunità di San Benedetto al Porto, nella sua Genova. Lo voglio ricordare con le parole che dedicò a Fabrizio De André, amico genovese con il quale aveva condiviso una vita dalla parte degli ultimi.
di don Andrea Gallo
Caro Faber,
da tanti anni canto con te, per dare voce agli ultimi, ai vinti, ai fragili, ai perdenti. Canto con te e con tanti ragazzi in Comunità. Quanti «Geordie» o «Michè», «Marinella» o «Bocca di Rosa» vivono accanto a me, nella mia città di mare che è anche la tua. Anch'io ogni giorno, come prete, «verso il vino e spezzo il pane per chi ha sete e fame». Tu, Faber, mi hai insegnato a distribuirlo, non solo tra le mura del Tempio, ma per le strade, nei vicoli più oscuri, nell'esclusione. E ho scoperto con te, camminando in via del Campo, che «dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior».
La tua morte ci ha migliorati, Faber, come sa fare l'intelligenza. Abbiamo riscoperto tutta la tua «antologia dell'amore», una profonda inquietudine dello spirito che coincide con l'aspirazione alla libertà. E soprattutto, il tuo ricordo, le tue canzoni, ci stimolano ad andare avanti.
Caro Faber, tu non ci sei più ma restano gli emarginati, i pregiudizi, i diversi, restano l'ignoranza, l'arroganza, il potere, l'indifferenza. La Comunità di san Benedetto ha aperto una porta in città. Nel 1971, mentre ascoltavamo il tuo album, Tutti morimmo a stento, in Comunità bussavano tanti personaggi derelitti e abbandonati: impiccati, migranti, tossicomani, suicidi, adolescenti traviate, bimbi impazziti per l'esplosione atomica. Il tuo album ci lasciò una traccia indelebile. In quel tuo racconto crudo e dolente (che era ed è la nostra vita quotidiana) abbiamo intravisto una tenue parola di speranza, perché, come dicevi nella canzone, alla solitudine può seguire l'amore, come a ogni inverno segue la primavera [«Ma tu che vai, ma tu rimani / anche la neve morirà domani / l'amore ancora ci passerà vicino / nella stagione del biancospino», da L'amore, ndr]. È vero, Faber, di loro, degli esclusi, dei loro «occhi troppo belli», la mia Comunità si sente parte. Loro sanno essere i nostri occhi belli.
(29 aprile 2013) S'intitola "LIBERI-LIBERE DI ESSERE" la campagna presentata stamane a Trento nel Palazzo della Provincia Autonoma (anche a simboleggiare il sostegno delle istituzioni trentine) e che si svolgerà in Trentino dal 12 al 19 maggio per celebrare la IX Giornata internazionale contro l'omofobia e la transfobia.
Le iniziative per la "IX Giornata internazionale contro l'omofobia e la transfobia" si inseriscono nel solco che ormai da molto tempo Arcigay e Arcilesbica del Trentino stanno tracciando, quello della promozione dei diritti umani e civili. Nell'ultimo anno, ricordiamo la proposta di legge di iniziativa popolare "Firmalove!" contro l'omofobia, sottoscritta da più di 7000 trentini e attualmente in discussione in Consiglio provinciale, poi la collaborazione con l'ANPI nel ricordare le vittime dell'omocausto, per attualizzare i valori della Resistenza e unirsi nell'esercizio della Memoria su quanto di terribile avvenne nel '900; e ancora, il recente incontro con il Ministro dell'Interno ugandese Baba, a cui è stata espressa la nostra preoccupazione per la criminalizzazione degli omosessuali in Uganda, uno stato in cui la già esistente condanna a 14 anni di carcere vorrebbe essere innalzata fino alla pena di morte per il "reato" di omosessualità. Con le iniziative che qui proponiamo, che si svolgeranno nell'arco di un'intera settimana, continuiamo con il nostro impegno.
Questo editoriale è apparso sul Corriere della Sera del 21 maggio scorso.
di Giuseppe De Rita
C'è stato un tempo felice in cui tutto il corpo sociale viveva di impulsi politici. Dalla fine della guerra fino al crollo della Prima Repubblica la vita di tutti era segnata dal primato della politica: dal primato delle grandi ideologie dell'epoca (comunismo, liberismo, corporativismo, dottrina cattolica); dal primato della dialettica fra i sistemi geopolitici (mondo occidentale, mondo arretrato, Paesi cosiddetti non allineati); dal primato anche quotidiano di scontri sociali e mobilitazioni di classe. Tutto era politica.
Ma, al di là della forte ruvidezza conflittuale di quegli anni, la politica non ci dispiaceva, perché ci trasmetteva un messaggio comune: crescete, andate avanti, salite la scala sociale, diventate altro da quello che siete. Ci spingevano a tale dinamica coloro che esaltavano le lotte operaie come coloro che coltivavano l'ampliamento del ceto medio; coloro che speravano nella potenza politica dei braccianti come coloro che trasformavano i braccianti in coltivatori diretti, cioè in piccoli imprenditori; coloro che spingevano per dare spazio a più ampie generazioni studentesche come coloro che coltivavano le alte professionalità industriali; coloro che predicavano il politeismo dei consumi come coloro che richiamavano alla sobrietà dei comportamenti. Gli obiettivi e i conflitti della politica erano tanti, ma l'anima era unica: «Crescete e salite i gradini della scala sociale». Ed era verosimilmente per questo incitamento alla mobilità che la politica piaceva.