«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene

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Merito e metodo, ragioni per dire che questa riforma non va bene
Costituzione

di Alessandro Branz

(31 ottobre 2016) In questo breve contributo non è mia intenzione entrare nei dettagli della riforma costituzionale, sia per ragioni di spazio sia perché il rischio sarebbe quello di inoltrarsi in “tecnicismi” difficili da comprendere. Mi limiterò quindi a toccare tre questioni di carattere metodologico, che costituiscono, a mio parere, altrettanti snodi fondamentali per capire quanto sta succedendo.

Innanzitutto va detto che quello di superare il c.d. “bicameralismo perfetto” (sarebbe meglio definirlo “paritario”, per non generale equivoci) è un obiettivo condivisibile: del resto se ne sta discutendo da anni sia in sede scientifica che a livello di opinione pubblica. Non è questo il punto: il punto è “come” questa operazione viene effettuata.

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Terzo statuto, il fallimento della Convenzione
Castelfirmiano, 1957

di Riccardo Dello Sbarba *

(22 giugno 2016) Con un documento approvato da una parte sola, che ha messo in minoranza la delegazione di lingua italiana quasi al completo, la Convenzione per l'autonomia di Bolzano ha negato nei fatti quello che era il suo compito: disegnare una nuova autonomia come patto costituzionale tra cittadine e cittadini di ogni gruppo linguistico, seguendo il metodo dell'intesa e del reciproco rispetto.

La Convenzione di metodi ne ha seguito un'altro: quello della maggioranza, che in Sudtirolo diventa facilmente, se non ci si sta attenti, maggioranza etnica. E così è stato. Il documento finale ha visto saldarsi l'asse Svp-Schützen sulla linea del “noi andiamo per la nostra strada”. Questo asse equivale a uno schiaffo alla attuale classe dirigente della Stella Alpina, Kompatscher in primis, e proprio per questo al ponte verso la destra ha lavorato incessantemente il campione della vecchia classe dirigente, cioè l'ex presidente Durnwalder.

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Regioni a statuto speciale: cosa succede con la riforma?
Ci ridurranno così?

di Thomas Castangia *

(27 ottobre 2016) In questi giorni tantissimi si sono esercitati sulla discussione inerente la riforma del titolo V e le conseguenze che questa avrebbe sulle regioni a statuto speciale e su quelle a statuto ordinario. Molto spesso, da ambo i fronti, la discussione è avvenuta con troppa superficialità e senza considerare realmente le implicazioni che il voto comporta.

Questa riforma (che per ammissione degli stessi promotori è centralista e mira a ridurre gli spazi di autonomia per le regioni) è in totale controtendenza rispetto a quanto elaborato negli ultimi anni dal centrosinistra, inclusa la famosa proposta dell’Ulivo che prevedeva un senato delle autonomie in uno stato federale. Le modifiche introdotte dalla riforma riguarderanno – se mai dovesse entrare in vigore – tutte le regioni, sia quelle a statuto speciale che quelle a statuto ordinario. D’altra parte le prime hanno senso compiuto solo in un sistema regionale forte, mentre sono destinate ad essere messe in discussione se il sistema regionale viene indebolito, fino a diventare di fatto incapaci di incidere su tutte le questioni che hanno a che fare con la vita delle persone.

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Il rapporto Caritas 2016 sulla povertà e l'esclusione sociale
La copertina del rapporto

(17 ottobre 2016) E' stato presentato on-line oggi Rapporto 2016 di Caritas Italiana su povertà ed esclusione sociale dal titolo "Vasi comunicanti" che affronta questi temi allargando il proprio sguardo oltre i confini nazionali, cercando di descrivere le forti interconnessioni che esistono tra la situazione italiana e quel che accade alle sue porte.

Il dato di aumento della povertà dal 2007 ad oggi è sconcertante: da 1,8 milioni di persone povere nel 2007 (il 3,1% del totale) a 4,6 milioni del 2015 (il 7,6%).

Come per le precedenti edizioni - questa è la quindicesima - il Rapporto è frutto dell'analisi dei dati e delle esperienze quotidiane delle oltre duecento Caritas diocesane operanti su tutto il territorio nazionale, aggiornati al 2016.

 

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Come si affossa la Costituzione Italiana...
Hiroshima, ciò che rimane

L'Italia vota contro l'avvio delle trattative per l'eliminazione delle armi nucleari. L'articolo 11 della Costituzione, il ripudio della guerra, ancora calpestato. Ecco l'elenco dei 38 paesi che hanno votato no.

(1 novembre 2016) Il 27 ottobre scorso nella prima commissione dell’assemblea delle Nazioni Unite è stata votata la risoluzione L41 che chiede che nel 2017 siano avviate trattative per arrivare ad un divieto delle armi nucleari con l’obiettivo della loro totale eliminazione, prevista fin dal 1970 dall’articolo VI del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (NPT), approvato dalla quasi totalità dei paesi della Terra, compresi quelli che possiedono armi nucleari.

La risoluzione è stata approvata con 123 voti a favore, 38 voti contrari e 16 astensioni.  Quello che segue è l'elenco dei paesi che hanno votato no: Albania, Andorra, Australia. Belgio, Bosnia Erzegovina, Bulgaria, Canada, Croazia, Danimarca, Rep. Ceca, Rep. Corea, Estonia, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Grecia, Ungheria, Islanda, Israele, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Micronesia, Monaco, Montenegro, Norvegia, Polonia, Portogallo, Romania, Russia, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Stati Uniti d'America, Turchia. Si sono astenuti: Armenia, Bielorussia, Cina, Finlandia, Guyana, India, Kirgyzistan, Mali, Marocco, Nicaragua, Olanda, Pakistan, Sudan, Svizzera, Uzbekistan, Vanuatu.

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Verso le Terre d'Otranto
Faro di Palascia, Otranto

Appunti di viaggio fra l'ultimo sole, i borghi della Murgia e del Salento, la ricerca di altre visioni

di Michele Nardelli

(Ottobre 2016) Come un piccolo viaggio attraverso le regioni del Mezzogiorno che si affacciano sul mare Adriatico. E' quello che sto facendo (con Gabriella e due vecchi amici) per conoscere più da vicino una parte di questo paese nelle stagioni che l'industria vacanziera nemmeno considera. Luoghi che non vedo da tempo, altri del tutto nuovi, immagini di straordinaria bellezza ma anche di insopportabile incuria e degrado. La verifica di fattibilità per un progetto di cooperazione di comunità fra le regioni del Mediterraneo. E, infine, un primo test per un percorso che da tempo mi frulla per la mente, un viaggio attraverso “la solitudine della politica” nei territori di un paese dove è difficile anche solo immaginare la “creazione politica”. Avremo modo di parlarne diffusamente, ma già che ci sono comincio a parlarne.

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Son venuto da Como per niente...
Dario Fo con Enzo Jannacci

«Dedicato a tutti quelli - e sono tanti - che pur essendo testimoni di fatti importantissimi e determinanti dell'avvenire della civiltà, neanche se ne accorgono»

Un piccolo omaggio ad un grande maestro della cultura che oggi se ne è andato. Dario Fo (in questo caso insieme ad un altro straordinario interprete del suo tempo, Enzo Jannacci) ci ha raccontato storie che sembrano lontane. Una di queste è "Prete Liprando e il giudizio di Dio" (da Enzo Jannacci in Teatro, 1964).

https://youtu.be/J3DX_K1lZ5E