"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
di Riccardo Dello Sbarba *
(22 giugno 2016) Con un documento approvato da una parte sola, che ha messo in minoranza la delegazione di lingua italiana quasi al completo, la Convenzione per l'autonomia di Bolzano ha negato nei fatti quello che era il suo compito: disegnare una nuova autonomia come patto costituzionale tra cittadine e cittadini di ogni gruppo linguistico, seguendo il metodo dell'intesa e del reciproco rispetto.
La Convenzione di metodi ne ha seguito un'altro: quello della maggioranza, che in Sudtirolo diventa facilmente, se non ci si sta attenti, maggioranza etnica. E così è stato. Il documento finale ha visto saldarsi l'asse Svp-Schützen sulla linea del “noi andiamo per la nostra strada”. Questo asse equivale a uno schiaffo alla attuale classe dirigente della Stella Alpina, Kompatscher in primis, e proprio per questo al ponte verso la destra ha lavorato incessantemente il campione della vecchia classe dirigente, cioè l'ex presidente Durnwalder.
di Thomas Castangia *
(27 ottobre 2016) In questi giorni tantissimi si sono esercitati sulla discussione inerente la riforma del titolo V e le conseguenze che questa avrebbe sulle regioni a statuto speciale e su quelle a statuto ordinario. Molto spesso, da ambo i fronti, la discussione è avvenuta con troppa superficialità e senza considerare realmente le implicazioni che il voto comporta.
Questa riforma (che per ammissione degli stessi promotori è centralista e mira a ridurre gli spazi di autonomia per le regioni) è in totale controtendenza rispetto a quanto elaborato negli ultimi anni dal centrosinistra, inclusa la famosa proposta dell’Ulivo che prevedeva un senato delle autonomie in uno stato federale. Le modifiche introdotte dalla riforma riguarderanno – se mai dovesse entrare in vigore – tutte le regioni, sia quelle a statuto speciale che quelle a statuto ordinario. D’altra parte le prime hanno senso compiuto solo in un sistema regionale forte, mentre sono destinate ad essere messe in discussione se il sistema regionale viene indebolito, fino a diventare di fatto incapaci di incidere su tutte le questioni che hanno a che fare con la vita delle persone.
(17 ottobre 2016) E' stato presentato on-line oggi Rapporto 2016 di Caritas Italiana su povertà ed esclusione sociale dal titolo "Vasi comunicanti" che affronta questi temi allargando il proprio sguardo oltre i confini nazionali, cercando di descrivere le forti interconnessioni che esistono tra la situazione italiana e quel che accade alle sue porte.
Il dato di aumento della povertà dal 2007 ad oggi è sconcertante: da 1,8 milioni di persone povere nel 2007 (il 3,1% del totale) a 4,6 milioni del 2015 (il 7,6%).
Come per le precedenti edizioni - questa è la quindicesima - il Rapporto è frutto dell'analisi dei dati e delle esperienze quotidiane delle oltre duecento Caritas diocesane operanti su tutto il territorio nazionale, aggiornati al 2016.
L'Italia vota contro l'avvio delle trattative per l'eliminazione delle armi nucleari. L'articolo 11 della Costituzione, il ripudio della guerra, ancora calpestato. Ecco l'elenco dei 38 paesi che hanno votato no.
(1 novembre 2016) Il 27 ottobre scorso nella prima commissione dell’assemblea delle Nazioni Unite è stata votata la risoluzione L41 che chiede che nel 2017 siano avviate trattative per arrivare ad un divieto delle armi nucleari con l’obiettivo della loro totale eliminazione, prevista fin dal 1970 dall’articolo VI del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (NPT), approvato dalla quasi totalità dei paesi della Terra, compresi quelli che possiedono armi nucleari.
La risoluzione è stata approvata con 123 voti a favore, 38 voti contrari e 16 astensioni. Quello che segue è l'elenco dei paesi che hanno votato no: Albania, Andorra, Australia. Belgio, Bosnia Erzegovina, Bulgaria, Canada, Croazia, Danimarca, Rep. Ceca, Rep. Corea, Estonia, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Grecia, Ungheria, Islanda, Israele, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Micronesia, Monaco, Montenegro, Norvegia, Polonia, Portogallo, Romania, Russia, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Stati Uniti d'America, Turchia. Si sono astenuti: Armenia, Bielorussia, Cina, Finlandia, Guyana, India, Kirgyzistan, Mali, Marocco, Nicaragua, Olanda, Pakistan, Sudan, Svizzera, Uzbekistan, Vanuatu.
Appunti di viaggio fra l'ultimo sole, i borghi della Murgia e del Salento, la ricerca di altre visioni
di Michele Nardelli
(Ottobre 2016) Come un piccolo viaggio attraverso le regioni del Mezzogiorno che si affacciano sul mare Adriatico. E' quello che sto facendo (con Gabriella e due vecchi amici) per conoscere più da vicino una parte di questo paese nelle stagioni che l'industria vacanziera nemmeno considera. Luoghi che non vedo da tempo, altri del tutto nuovi, immagini di straordinaria bellezza ma anche di insopportabile incuria e degrado. La verifica di fattibilità per un progetto di cooperazione di comunità fra le regioni del Mediterraneo. E, infine, un primo test per un percorso che da tempo mi frulla per la mente, un viaggio attraverso “la solitudine della politica” nei territori di un paese dove è difficile anche solo immaginare la “creazione politica”. Avremo modo di parlarne diffusamente, ma già che ci sono comincio a parlarne.
«Dedicato a tutti quelli - e sono tanti - che pur essendo testimoni di fatti importantissimi e determinanti dell'avvenire della civiltà, neanche se ne accorgono»
Un piccolo omaggio ad un grande maestro della cultura che oggi se ne è andato. Dario Fo (in questo caso insieme ad un altro straordinario interprete del suo tempo, Enzo Jannacci) ci ha raccontato storie che sembrano lontane. Una di queste è "Prete Liprando e il giudizio di Dio" (da Enzo Jannacci in Teatro, 1964).
Nei giorni scorsi se ne è andato Fabrizio. Padre Fabrizio Forti, nel suo impegno di uomo attento alle cose del suo tempo e di religioso vicino alla sofferenza degli ultimi, ha percorso il suo itinerario di vita lungo i crinali più impervi dell'esistenza umana. Fra questi, la tragedia della guerra che negli anni '90 sconvolse il cuore dell'Europa. Come ci ricorda Gigio Calzà nel suo saluto a Fabrizio, lo fece con l'intelligenza di chi sa fin dove ci si può spingere nel testimoniare la pace e con la ritrosia di chi non va cercando celebrità perché sa che, in fondo, non ne vale la pena. Con Fabrizio non avevo una particolare frequentazione, ma ogni volta che ci si incontrava scattava fra noi un abbraccio vero. Per questo e per tutto il resto, grazie Fabrizio. (m.n.)
di Luigi (Gigio) Calzà
Vorrei ricordare padre Fabrizio, infaticabile costruttore di pace.
Nel dicembre 1992, nel pieno della guerra nella ex Jugoslavia, partecipò alla Marcia della pace a Sarajevo organizzata dall'associazione “Beati i Costruttori di Pace” assieme a cinquecento pacifisti italiani di cui una quindicina dal Trentino. Fabrizio era uno di loro e con la sua serenità e determinazione riusciva a tenere alta la fiducia nella riuscita di quella che tutti consideravano una pazzia: entrare nella città di Sarajevo assediata per dare un segnale di speranza ai suoi abitanti ed uno scossone all'indifferenza dell'Europa.