"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

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Sans-papiers o sans droit?
1 aprile 2016, la manifestazione in via Brennero a Trento

Una possibile lettura della protesta dei richiedenti asilo in via Brennero

di Soheila Mohebi, Razi Mohebi e Nicole Valentini

(4 aprile 2016) Il primo aprile alcuni richiedenti asilo residenti a Trento hanno organizzato una manifestazione di protesta che ha bloccato il traffico di via Brennero per qualche ora. I manifestanti hanno esibito dei cartelli nei quali reclamavano i loro diritti alla protezione, alla giustizia e alla salute. Un giovane manifestante interrogato sui motivi della protesta ha affermato di voler solo avere il diritto di studiare e di lavorare. Ha poi aggiunto che alcuni richiedenti bisognosi di cure devono aspettare fino a due settimane per andare dal medico. Il Presidente della Provincia Ugo Rossi ha affermato che nove richiedenti che sono stati identificati verranno espulsi dal programma di accoglienza.

Questa la premessa dei fatti, ma chi sono queste persone e cosa li ha spinti ad organizzare questa protesta? I protagonisti di questa vicenda appartengono tutti ad un gruppo di richiedenti asilo ospitati presso la Residenza Brennero, eppure in comune non hanno solo il domicilio. Come affermato dagli stessi, molti di loro sono in attesa di una risposta da almeno due anni. Cosa è accaduto in questo tempo? Non abbiamo dati o testimonianze disponibili, possiamo però ricostruire alcuni eventi attraverso gli articoli apparsi in questi due anni sui giornali trentini e aventi come protagonisti i richiedenti della Residenza Brennero. Forse qui potremmo trovare, se non la risposta a queste domande, almeno uno spunto che inviti alla riflessione. Rivediamo quindi questi eventi in ordine cronologico:

 

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Extra Muros
Extra-Muros

... e anche tanto altro. Ci siamo incontrati il 29 settembre di quattro anni fa, a Cles, per un concerto organizzato dal Forum trentino per la Pacee i Diritti Umani. Si parlava di migranti, in una terra che deve la sua ricchezza anche a tante braccia che vengono da lontano. Poteva essere una bella occasione per mostrare un po' di sensibilità, ma all'auditorium del Liceo Bertrand Russel non c'era tanta gente... Alla fine della serata ci fu fra noi solo il tempo per un breve saluto, me ne rimane il rammarico. Perché Gianmaria Testa era una persona speciale, un poeta che sapeva parlare come pochi altri della vita e dell'amore. Mi consola pensare che le sue parole rimarranno nei cuori di molti, sicuramente nel mio.

https://www.youtube.com/watch?v=Vfv-FUcwYO8&feature=player_detailpage

Tratto dall'album “Extra Muros” (1996)

Karadžić, 40 anni
Srebrenica

Genocidio, persecuzione, sterminio: Radovan Karadžić è stato riconosciuto colpevole e condannato a 40 anni. La sentenza, però, delude parte delle vittime e, forse, arriva davvero troppo tardi per favorire la riconciliazione

di Andrea Oskari Rossini*

Alla fine, il verdetto ha deluso sia le vittime che la difesa. Vasvija Kadić, dell'associazione Madri di Srebrenica, ha definito “vergognosa” e “offensiva” la condanna di Radovan Karadžić a 40 anni, e non all'ergastolo. Il presidente dell'associazione dei veterani della Republika Srpska, Milomir Savičić, ha invece definito “ingiusto” il verdetto, mentre gli avvocati della difesa annunciavano il ricorso. Sono passati troppi anni, venti, dalla fine della guerra, e in questi anni le diverse narrazioni sugli anni '90 non hanno fatto che allontanarsi, in un paese in cui tutto, a partire dal sistema dell'educazione, è diviso. Era dunque prevedibile che ognuno si sarebbe sentito rafforzato nelle proprie opinioni dalle parole del giudice O-Gon Kwon, qualunque esse fossero state.

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Cosa resta delle trivelle?
Osservando il futuro

 

Dal sito https://pontidivista.wordpress.com/ la bella riflessione di Federico Zappini

di Federico Zappini

(30 aprile 2016) A due settimane esatte dal referendum sulle trivellazioni in mare (domenica 17 aprile) non avrebbe senso tornare sui numeri (tanti? pochi?), così come non sarebbe d’interesse alcuno – Ilvo Diamanti lo ha già fatto puntualmente… – soffermarsi sui molteplici significati dell’astensionismo e sul valore dello strumento referendario. Non cercherò neppure di orientare la mia breve riflessione dentro il poco entusiasmante (almeno per me) percorso che condurrà alla battaglia d’autunno sulle riforme costituzionali. Altro referendum – ma senza quorum – con le amministrative di primavera come passaggio intermedio. E’ necessario invece chiedersi cosa – “fenomeno” #ciaone a parte – rimanga oggi del dibattito nato attorno alla mobilitazione #notriv.

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Un sabato qualunque
Chernobyl, venticinque anni dopo

Ripropongo un piccolo racconto scritto cinque anni fa in occasione del 25° anniversario dell'incidente nucleare di Chernobyl. Che inizia in quella notte fra il 25 e il 25 aprile 1986. Oggi sono trascorsi altri cinque anni, di mezzo c'è stato un nuovo referendum e un nuovo "no" alle centrali nucleari, forse definitivo. Ciò nonostante il nucleare ci assedia a nord dell'arco alpino e in tutta Europa (sono 181 i reattori in funzione in Europa e 15 le centrali in costruzione, vedi scheda allegata) e pure in Italia dove non si è ancora risolto il problema dei siti di smaltimento. In un mondo interdipendente l'uscita dal nucleare, così come la fine della dipendenza dai combustibili fossili, appare ben lontana.

di Michele Nardelli

(26 aprile 2011) Erano le ore 1 23' 45" del 26 aprile di venticinque anni fa quando una serie di incidenti a catena determinarono il disastro nucleare di Chernobyl, nella centrale intitolata a Vladimir Ilic Lenin. Era una notte come tante altre, poi una forte esplosione, la sensazione di una scossa di terremoto, la gente di Pripyat che corre alle finestre, un incendio illuminava la centrale dove quasi tutti loro lavoravano, lì a due passi. Ma la centrale nucleare era sicura, dicevano le autorità, e la gente quel giorno continuò a vivere nella normalità. Lo descrive con grande efficacia il regista Alexander Mindadzenel suo V Subbotu, Innocent Saturday nella traduzione inglese, Un sabato qualunque.

Scheda sul nucleare nel mondo

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Ha vinto l'astensionismo. Una brutta pagina per la democrazia
Trivellazioni

Il referendum per fermare le trivellazioni alla scadenza delle concessioni non ha raggiunto il quorum necessario del 50% più uno degli aventi diritto, fermandosi a quota 31,2%. E' prevalso l'appello all'astensionismo, nobilitando la diserzione dalle urne e la crescente disaffezione verso la partecipazione. Che il governo Renzi si faccia forte di questo risultato, manifestando disprezzo verso milioni di persone che hanno espresso con il voto la loro opinione e il loro senso civico non fa che approfondire la distanza (certamente la mia) da questa politica.

Per un quadro dettagliato sull'esito del referendum www.repubblica.it/static/speciale/2016/referendum/trivellazioni

 

 

 

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Le implicazioni del referendum sulle trivelle
Civiltà del petrolio

di Michele Nardelli

(14 aprile 2016) E' la prima volta che il popolo italiano è chiamato ad un referendum proposto dalle Regioni, più precisamente da nove Consigli Regionali (Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna e Veneto). Che ciò avvenga su un tema che investe l'idea stessa di sviluppo ci racconta molte cose.

Il neo-centralismo statalista

Ci racconta in primo luogo di un decreto (il “Salva Italia”) che ha espropriato le Regioni dalla competenza in materia energetica che con fatica le stesse avevano conquistato. Solo grazie alla nostra autonomia in Trentino ci siamo salvati dalla ri-nazionalizzazione delle centrali idroelettriche, ma la tendenza neo-centralistica appare inequivocabile.

E' bastato creare nell'opinione pubblica un clima ostile alle Regioni ed è stato un gioco da ragazzi far riemergere una cultura centralistica avversa ad ogni forma di autogoverno. Su questo aspetto, ahimè, non c'è destra o sinistra che tenga, quello centralistico è un approccio che passa in maniera trasversale nell'insieme del panorama politico.

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