«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene

Territorio trentino

Diga del Vanoi, il 5 ottobre in piazza per far sentire la voce dei cittadini
Il manifesto dell'iniziativa

Sabato 5 ottobre 2024, dalle ore 14.00 alle ore 22.00, il Comitato per la difesa del torrente Vanoi e delle Acque Dolci ha organizzato un evento culturale per fare sentire dalla piazza la voce della montagna che all’unisono sta gridando da tempo il suo No alla diga sul Vanoi.

In piazza 3 novembre a Lamon sarà il momento per conoscere tutti gli enti pubblici e le comunità che si sono raccolte attorno al Comitato in questi mesi in uno spirito di solidarietà più unico che raro. Persone che difendono il fiume e la montagna con dedizione e amore profondo, Mountain Wilderness, CAI, SAT, WWF, Legambiente, Italia Nostra, solo per citarne alcune. Con loro si sono unite persone che si sono messe in gioco, hanno studiato i vari progetti di diga proposti dal Consorzio Brenta e ne hanno scovato le criticità in maniera tempestiva e che, nello stesso tempo hanno proposto le alternative scientifiche a un progetto anacronistico.

Quella del 5 ottobre non sarà una semplice manifestazione ma un momento di alleanza tra province diverse, tra montagna e pianura per un nuovo approccio alla risorsa acqua, vero bene inestimabile per tutti.

 

Da Lamon un forte No alla Diga del Vanoi
Da La voce del nordest

Si è svolta sabato scorso 5 ottobre a Lamon, al confine fra il Trentino e la provincia di Belluno, un'importante e partecipata manifestazione per dar voce ai comitati locali, ai Comuni, alle associazioni, ai partiti e alle singole persone che da mesi sono impegnate nell'opposizione alla realizzazione della Diga del Vanoi.

Qui la cronaca che ne ha fatto TeleBelluno: https://youtu.be/hpE2kQ-Nhu4

A seguire gli interventi di Luigi Casanova per conto di Mountain Wilderness e di Manuela Baldracchi e Giovanna Ceiner, rispettivamente presidenti di Italia Nostra del Trentino e di Belluno.

 

Hanno occupato il Santa Chiara
Il manifesto dell'evento

Luoghi di noi

Un pregetto di INU - Istituto Nazionale di Urbanistica (Trentino)

 

Presentazione del film documentario

HANNO OCCUPATO IL SANTA CHIARA

di Andrea Andreotti

con la partecipazione di Roberto Bortolotti, Andrea Brighenti, Pierluigi Faggiani, Paolo Fedel, Luciano Martinello, Michele Nardelli, Valeria Zamboni

 

Sabato 14 settembre 2024. ore 20.30

a Trento, presso il Teatro Cuminetti, in via Santa Croce

Verso i cinque anni imparai ad andare in bicicletta
Elisabetta Vindimian in un viaggio a Sarajevo

Presentazione del libro

"Verso i cinque anni imparai ad andare in bicicletta"

a ricordo di Maria Elisabetta Vindimian

 

Un libro scritto a più mani che, da vari punti di vista, cerca di raccontare alcuni aspetti della vita di Maria Elisabetta Vindimian (scienziata della Fondazione Mach, cooperante internazionale, femminista e attivista ambientale, consigliera comunale e assessora del Comune di Lavis e tanto altro), per ricordarne, a vent’anni dalla morte, lo spirito creativo, la grande umanità, la simpatia, l’impegno e l’esempio.

 

Domenica 15 settembre 2024, ore 10.30

Auditorium comunale di Lavis

 

Seguirà un rinfresco per tutti i partecipanti.

Nel corso dell’evento saranno disponibili le copie del libro ad offerta libera. Le offerte raccolte saranno destinate al progetto “Solidali per la Solidarietà”.

 

I fallimenti delle tutele UNESCO sulle Dolomiti
Ghiacciaio Mandrone 2023

Una responsabilità solo politica

di Mountain Wilderness Italia

Nelle giornate del 7, 8 e 9 agosto 1993 Mountain Wilderness Italia, Legambiente e S.O.S. Dolomites organizzarono a Cortina d’Ampezzo un’articolata iniziativa tesa a proporre all’UNESCO l’inserimento dell’intero arco delle Dolomiti nell’elenco dei grandi Monumenti del Mondo (World Heritage). In soli tre giorni si raccolsero oltre 10.000 firme. L’iniziativa venne portata all’attenzione del Ministero dei Beni Culturali italiano. Da lì ebbe inizio un lungo processo istituzionale, culturale e sociale, non privo di difficoltà, che condusse al successo di Siviglia, quando il 26 giugno 2009 le Dolomiti vennero dichiarate dall’UNESCO Patrimonio naturale dell’umanità.

La scelta del patrimonio naturale fin da subito fu aspramente criticata dall’associazione in quanto l’aver scelto di tutelare solo gli ambiti rocciosi e le aree già parco naturale o inserite in Rete Natura 2000 impediva l’avvio di un progetto di tutela complessiva dell’area dolomitica compresa fra i fondovalle fino agli alpeggi e alle fantastiche rocce (Convegno di Pieve di Cadore, 2010).

Già allora era emerso evidente come i politici avessero guidato le Dolomiti a divenire un banale marchio turistico, utile a una mercificazione del territorio, da proporre alla collettività nazionale e internazionale cancellando di fatto da quello stesso territorio i tanti valori e le identità delle popolazioni che lo abitano: sparivano così ogni richiamo culturale, storico, identitario e di alta valenza conservazionistica, sia dei paesaggi che degli ambiti naturali. Non solo, ma nella scelta venivano esclusi dalla tutela UNESCO gruppi montani strategici fra i quali il Sassolungo, il Sella-Boè, i Monzoni-Costalunga, le Piccole Dolomiti. La tutela venne ristretta solo ad aree in qualche modo già tutelate, come i parchi nazionali, regionali, provinciali e le zone inserite in rete Natura 2000, aree ZPS e SIC (ora ZSC), alcune delle quali sono prive di un piano di gestione.

 

Un'oasi di verde al posto del viadotto Sepi. In ricordo di Paolo Fedrizzi
Paolo Fedrizzi

Posizionata una dedica in ricordo del dottor Paolo Fedrizzi presso il “laghetto del Sole”

 

di Roberto Devigili

Nei mesi scorsi era stata avviata una raccolta di firme per invitare le amministrazioni comunali di Mezzocorona e Mezzolombardo ad attivarsi per ricordare Paolo Fedrizzi presso il laghetto – lido realizzato in località Ischia di Mezzocorona, posizionando in quel luogo una cassetta per api (arnia) non abitata, donata a questo scopo dai suoi famigliari e un albero di tiglio, i cui fiori sono apprezzati dalle api, dedicati a Paolo Fedrizzi, medico, apicoltore, ambientalista.

Nel corso dell’estate, l’amministrazione comunale di Mezzocorona ha provveduto a collocare l’arnia e a piantare il tiglio all’ingresso del laghetto. Martedì 20 agosto 2024 si è svolta una piccola inaugurazione ed un breve momento di ricordo presso il laghetto stesso. Erano presenti numerose persone che hanno voluto dimostrare la loro stima per Paolo. Presenti anche il sindaco di Mezzocorona, Mattia Hauser e alcuni rappresentanti dei comuni di Mezzocorona e Mezzolombardo. Questi ultimi hanno annunciato che al termine dei lavori in corso sulla sponda destra del Noce, verrà ricordata anche in quel luogo la figura di Paolo Fedrizzi. E’ intervenuta anche Gabriella Zanini che ha avuto l’idea della dedica del piccolo laghetto a Paolo.

Carcere di Trento, 14 agosto 2024 *
Persone

di Federico Zappini

371 persone ristrette. 280 con sentenza definitiva. 46 donne nella sezione femminile, quella che abbiamo visitato con maggiore attenzione. 108 i detenuti “protetti” (la cui provenienza è allargata all’intero triveneto), ossia quelli che si sono macchiati di reati particolarmente gravi, tali da metterli in pericolo rispetto alla reazione del resto della comunità penitenziaria. Un paio di decine le persone che accedono alla semilibertà o, attraverso l’art.21, a percorsi lavorativi all’esterno della struttura. Tre soli/e invece in permesso, nonostante il periodo ferragostano farebbe supporre un maggiore accesso possibile alla misura.

Siamo sempre più lontani dalle cifre che erano contenute nell’accordo tra Ministero della Giustizia e Provincia Autonoma di Trento collegato alla costruzione del nuovo carcere di Spini: 240 detenuti come limite massimo per poter gestire al meglio la struttura, non dovendo comprimere gli spazi e aumentare la tensione della convivenza obbligata.

Ci è stato fatto notare che stando ai nuovi criteri utilizzati per stimare la capienza massima della struttura si potrebbero addirittura aggiungere altri 50 detenuti e che il quasi raddoppio della popolazione della casa circondariale non ha aumentato contestualmente il personale, della polizia penitenziaria come dei servizi socio-culturali. Nel primo caso il deficit è cronico, sopratutto nelle figure intermedie del corpo. Nel secondo, finalmente, siamo tornati quasi a pieno organico dopo anni di grande fatica e lacune negli interventi di sostegno e cura.

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