«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani». "Manifesto di Ventotene"

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Dalfovo: uscire dalla dittatura del PIL
Antonio La Trippa

(16 aprile 2012) Ieri si è svolto a Trento il 25° Congresso delle Acli Trentine. Un momento importante di riflessione per i 520 delegati in rappresentanza fi un sistema partecipativo fatto di 12 mila associati. Riportiamo in allegato la relazione introduttiva di Arrigo Dalfovo, confermato presidente delle Acli Trentine, ricca di spunti che richiamano molti dei temi cari a questo blog. 

«... Per questo la crisi economica che stiamo vivendo può essere considerata l'Apocalisse del nostro tempo. L'uomo contemporaneo ha smarrito il senso dell'umano ponendo l'avere davanti all'essere, sprecando tempo e risorse nel nome dell'estetica e del potere e così facendo ha generato un sistema economico basato sul perverso meccanismo della crescita illimitata alimentata dalla cultura del consumismo fine a se stesso. Un sistema che ha illuso ed indebitato milioni di famiglie a loro volta condizionate da modelli culturali ed informativi subalterni al pensiero unico del mercato. In questo modo è cresciuto il mito dello sviluppo che altro non significa che consumo illimitato delle risorse naturali per produrre oggetti che nel giro di pochissimo tempo diventano immondizia. Debito pubblico, grandi opere, costi delle politica, inquinamento globale, fame: sono le conseguenze del modello di sviluppo ancorato alla dittatura del PIL, Prodotto Interno Lordo, che vede asservite pressoché tutte le culture politiche. Questo unanimismo è figlio della religione economica che ha ridotto tutto a merce...»

La relazione di Dalfovo

Due stati e i confini del '67. Ma Israele continua nella politica di sottrazione della terra
Gerusalemme

Monti vede Abu Mazen e Netanyahu. "Servono due Stati e i confini del '67". La Pasqua del premier italiano in Palestina e Israele. Ma intanto prosegue la politica di occupazione delle terre palestinesi. L'appello che viene da Beit Jala.

Da tempo vado dicendo che la questione palestinese potrà trovare soluzione in una diversa prospettiva regionale e mediterranea. E che la soluzione "due popoli, due stati" per quanto considerata realistica è stata continuamente calpestata dai nuovi insediamenti e dalla politica di Israele tesa ad evitare continuità territoriale nei territori gestiti dalla ANP, peraltro anch'essi contesi come nella zona C. Ciò nonostante le dichiarazioni di Monti sul riconoscimento dei confini del '67 vanno considerate un passo importante di discontinuità del governo italiano rispetto al recente passato, sempre che i comportamenti e le relazioni verso il conflitto ne siano conseguenti. Perché questo vuol dire una cosa in primo luogo: la messa in discussione di tutti gli insediamenti illegali dei coloni. Staremo a vedere. Anche perché nel frattempo Israele continua con la sua politica del fatto compiuto, come si evince dall'appello che proprio in queste ore ci viene da Beit Jala, comunità nei pressi di Betlemme e con la quale il Trentino ha avviato da tempo una relazione speciale di scambio e di cooperazione (m.n.)

(9 aprile 2012) «La questione palestinese va risolta al più presto». Sono le parole del presidente del Consiglio Mario Monti, giunto a Ramallah dove ha incontrato il presidente del'Anp, Abu Mazen. L'Italia, ha spiegato il premier, sostiene in Medio Oriente la soluzione di «due Stati», uno per Israele e palestinesi che vivano «in pace l'uno accanto all'altro», da raggiungersi attraverso «il negoziato». «L'Italia non riconosce nessuna modifica dei confini rispetto agli accordi del 1967», ha ribadito Monti sulla questione israelo-palestinese. «La posizione italiana è inequivocabile e ancorata all'Ue», ha aggiunto.

Monti ha poi incontrato in Israele il premier Netanyahu: «Il negoziato tra le parti non ha alternative per la soluzione del conflitto» israelo-palestinese, ha affermato. Monti ha auspicato «l'adozione di misure che ristabiliscano la fiducia» e aiutino a superare «lo stallo negoziale».

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Sarajevo, vent'anni fa
Sarajevo, uno dei tanti cimiteri

di Luka Zanoni *

(5 aprile 2012) Il 5 aprile di vent'anni fa iniziava la guerra in Bosnia Erzegovina e con essa il tragico assedio di Sarajevo, città simbolo in Europa di un metissage di culture e nazionalità differenti. Iniziò con l'uccisione di manifestanti pacifici ed in poco tempo degenerò. Il 25 agosto del 1992 andò a fuoco uno dei tesori della città, la Biblioteca nazionale, con tutti i suoi preziosi volumi. In questi giorni la città di Sarajevo ricorderà le sue vittime con un grande concerto e letture di poesie davanti a 11.541 sedie rosse, vuote. Per ricordare chi non c'è più, per ricordare tutte le vittime dell'assedio.

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La Comunità Autonoma del Trentino
Paul Klee

"Oggi possiamo dire che un percorso, fra Bruno Kessler e Lorenzo Dellai, si è concluso ed è necessario passare a una fase successiva dell'Autonomia, che punti al consolidamento della specialità autonomista."

(10 aprile 2012) L'idea che espone su Politica Responsabile Giorgio Lunelli, nuovo direttore pro tempore, è quella di definire in maniera diversa la nostra realtà istituzionale. "Non più solo una provincia, dunque una realtà amministrativa nell'insieme di un'organizzazione centralista dello stato, seppur dotata di particolari e ingenti connotati autonomistici, ma una "Comunità Autonoma", diversa nella definizione perché diverse sono le competenze, gli assetti organizzativi, i livelli istituzionali, il patrimonio legislativo e la stessa potestà legislativa e di governo." Tu che ne pensi? Vieni a discuterne o a lasciare un commento, come sempre, su www.politicaresponsabile.it

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Presentata la riforma del mercato del lavoro
1929, la crisi

Monti vara la riforma: "Svolta storica". Art. 18, torna il reintegro per motivi economici. Il giudice può imporre il ritorno del lavoratore se la causa del licenziamento è infondata.

(5 aprile 2012) "Questa riforma rappresenta un impegno di riforma di rilievo storico per l'Italia. E' una svolta per il mercato del lavoro che diventerà inclusivo e dinamico". Mario Monti, parlando in conferenza stampa, illustra così il testo che dovrebbe rivoluzionare le regole del mondo del lavoro. A partire dalla questione dell'articolo 18. Nel caso dei licenziamenti economici, torna l'ipotesi di reintegro qualora il giudice accerti che ci sia manifesta insussistenza della causa. In pratica sembrano averla spuntata il Pd, che aveva premuto per questa soluzione. "Un passo avanti importantissimo", dice il segretario Pier Luigi Bersani. Mentre la Cgil per ora sospende i commenti in attesa di leggere il testo. "Non vorremmo ritrovarci sorprese, come in altre occasioni", dice Susanna Camusso.

Il testo della riforma

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L'esempio che viene dall'Argentario
Un\'immagine dell\'Argentario Day

di Armando Stefani

(5 aprile 2012) A nome della Comunità dell'Argentario desidero esprimere il mio sentimento di gratitudine ed il mio entusiasmo verso quei cittadini che sabato scorso hanno dedicato il loro tempo, le loro energie e competenze al bene comune.

Da tempo credo profondamente nella partecipazione attiva a vari livelli: tirando su muretti, sistemando sentieri e giardini, tinteggiando e pulendo le pareti e le piazze deturpate dal tempo e dai nostri stessi concittadini; arrabbiandosi e indignandosi quando la Pubblica Amministrazione non fa la sua parte; non è sufficiente chiedere che siano puniti gli amministratori che rubano; dobbiamo indignarci quando chi amministra fa male i lavori, quando si spende il triplo di quello che si dovrebbe e per molto altro ancora. Il silenzio è assenso e la politica vive sulla indifferenza altrui, su quel comportamento di rassegnazione generalizzata, dilatata a dismisura soprattutto in anni recenti; partecipando ai luoghi dove si decide; ritornando alla politica ... anche se dalle nostre esperienze ne siamo usciti spesso delusi ... non c'è alternativa. È li che si gioca il nostro destino, il futuro della Circoscrizione, del Comune, della Provincia, dell'Italia, dell'Europa ... del Mondo.

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Quell'aprile a Sarajevo
Sarajevo, 1992

Un ricordo lucido e intenso dell'inizio dell'assedio di Sarajevo, gli amici che diventano nemici e gli amici che abbandonano la città. L'incredulità di fronte al tragico accadere della guerra

di Azra Nuhefendić, http://www.balcanicaucaso.it/

(6 aprile 2012) Da quando ho letto che, vent'anni fa, anche il generale bosniaco Jovan Divjak non credeva che sarebbe scoppiata la guerra a Sarajevo, mi sento meno idiota. Anch'io, come il generale, non prendevo sul serio i chiari segnali premonitori, le situazioni inconfondibili. Non ci credevo, o non volevo crederci. Persino il giorno dopo il primo attacco su Sarajevo, tra il cinque e il sei aprile 1992, continuavo a dubitare. E così come me molti vicini, amici, colleghi, familiari.

Attaccarono Sarajevo la notte del cinque aprile 1992 con l'intenzione di dividere la città in due. Per tutta la notte ci bombardarono pesantemente, su di noi si abbatté una fitta pioggia di proiettili che andavano a colpire i sottili muri dei palazzi moderni, udivamo gli assalitori che si urlavano tra di loro secchi ordini: "Di qua", "là", "avanti", "indietro".

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