«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani». "Manifesto di Ventotene"
(6 luglio 2012) Il cantiere "Afghanistan 2014", realizzato in collaborazione con il Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani, ha raggiunto un suo primo importante obiettivo con la proiezione dell'omonimo film-documentario, girato dai registi Razi e Sohelia Mohebi e prodotto da Filmwork.
Il lungometraggio prende spunto da alcuni momenti della seconda conferenza internazionale sul futuro dell'Afghanistan, tenutasi a Bonn nel dicembre 2011, durante la quale le autorità diplomatiche europee, asiatiche e statunitensi hanno discusso sulle condizioni, le opportunità e i rischi che si prospettano per l'Afghanistan nel momento in cui, dopo il 2014, le forze internazionali lasceranno il Paese.
(12 marzo 2014) Oggi si conclude il mio mandato di presidente del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani. Un'esperienza molto bella ed intensa della quale vorrei ringraziare le molte persone che, con il loro impegno e intelligenza, l'hanno resa possibile. Il bilancio di cinque anni di lavoro lo potete trovare su questo sito. Ho provato a sintetizzarne il significato in questo breve scritto.
di Michele Nardelli
Un marinaio genovese del XVI secolo che diviene “Sinan kapudan pascià”, il fiulin “vegnì gio con la piena” nella Milano degli anni '50 che “tacà sul respingent” di un tram scopre un mondo senza limiti, il poeta maledetto che intravede in una delle sue “illuminazioni” quel che sarebbe accaduto con l'industria della morte nel “tempo degli assassini”.
Tre immagini fra le tante, attraverso le quali abbiamo proposto una originale declinazione di quelle parole – pace e diritti umani – che nella foschia di questo tempo strano hanno smarrito il loro significato e la loro capacità di comunicare.
di Claudia Gelmi
Questo articolo è stato pubblicato mercoledì 27 giugno 2012 sul Corriere del Trentino.
Dieci anni dopo la prima conferenza a Bonn, lo scorso 5 dicembre si è tenuta della ex capitale tedesca la seconda conferenza internazionale sull'Afghanistan, per decidere il futuro del Paese dopo il 2014, anno in cui le forze internazionali lo lasceranno e affideranno il compito di mantenere la sicurezza dell'esercito afghano. Il giornalista Basir Ahang, esule dall'Afghanistan e rifugiato politico in Italia, era alla conferenza di Bonn, alla quale hanno presenziato circa mille partecipanti e novanta delegazioni. L'obiettivo consisteva nel dare forma concreta all'impegno a lungo termine intrapreso dalla comunità internazionale per far avanzare il processo politico di transizione del Paese.
Con la Legge Regionale del 27 febbraio 1997, n.3 la Regione Trentino Alto Adige - Sud Tirol si è data uno strumento importante per la previdenza integrativa. Con oltre 160.000 lavoratori aderenti, 16.500 datori di lavoro soci ed un volume di masse gestite/amministrate dalle società del Progetto PensPlan di quasi 1.800 milioni di euro, PensPlan rappresenta un progetto importante che deve avere un forte impianto etico e una altrettanto significativa ricaduta in sede regionale.
Una mozione presentata in Regione dal gruppo consiliare del PD, primo firmatario Michele Nardelli, che verrà discussa mercoledì 4 luglio 2012 in Consiglio Regionale
Il testo della mozione approvata
http://www.regione.taa.it/archivi/dbase/consiglio_regionale/mozioni/upload/049_def.pdf
(10 luglio 2012) Domenica scorsa 8 luglio, con un suo editoriale, il direttore del Corriere del Trentino Enrico Franco si interrogava sulla necessità di riconnettere istituzioni, politica e società civile. Un tema di grande rilievo sul quale ho scritto questo commento oggi pubblicato sul medesimo quotidiano.
di Michele Nardelli
L'editoriale di domenica pone il tema del dialogo fra i cittadini, la politica e le istituzioni, in un tempo nel quale sembrano piuttosto prevalere gli anatemi. La politica vive di dialogo, scrive Enrico Franco, e mi trovo d'accordo.
Per il dialogo servono anzitutto due cose. La prima è saper ascoltare. La seconda è aver qualcosa da dire. Per la verità ci sono anche altri aspetti, come ad esempio la disponibilità a mettersi in gioco e a cambiare, oppure la consapevolezza che nella vita di ognuno di noi ci sono stagioni diverse che dovrebbero predisporci alla bellezza del passare la mano, concetto piuttosto diverso da quel "rottamare" che considero l'odioso prodotto di un tempo usa e getta. Ma il discorso si farebbe troppo lungo.
(2 luglio 2012) A un anno e mezzo dall'avvio delle sollevazioni arabe ci si interroga sui possibili sbocchi. Tra gli effetti visibili c'è il ripristino dello spazio pubblico come luogo di confronto e scambio di idee che per molti anni era rimasto monopolio dei regimi dispotici.
Ancora: si assiste allo sgretolarsi della cultura della paura con cui si è convissuto per decenni, più o meno consapevolmente, e quindi la riscoperta dell'influenza dell'individuo sugli affari pubblici e sul potere politico. E poi, agli occhi dei cittadini, degli osservatori e probabilmente dei governanti stessi, si è rivelata in modo sorprendente una molteplicità di correnti di pensiero, opinioni e punti di vista. Ne parla il nuovo direttore "a rotazione" di Politica Responsabile Adel Jabbar, naturalmente su www.politicaresponsabile.it
di Carlo Petrini
(21 giugno 2012) Venti anni fa a Rio de Janeiro si svolse la Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo. Si trattò di un summit storico, che raccolse rappresentanti di primo piano da 172 paesi e oltre 2400 associazioni e organizzazioni non governative. Per la prima volta raggiunse davvero gli onori della cronaca la questione della durabilità del modello di sviluppo dominante e si parlò in maniera sistematica delle strategie per migliorare il tenore di vita di tutti i popoli senza compromettere l'ambiente del pianeta inteso come bene comune.
Fu la definitiva consacrazione di quel concetto che oggi, 20 anni dopo, purtroppo appare sempre di più come un ossimoro, molto difficile da perseguire senza un cambiamento profondo del paradigma dominante: sviluppo sostenibile. Questa sintesi, che in realtà fu elaborata per la prima volta nell'ambito del rapporto Our Common Future redatto nel 1987 dalla Commissione mondiale sull'ambiente e lo sviluppo (meglio noto come rapporto Brundtland), declina il concetto di sostenibilità da quattro punti di vista: sostenibilità economica, sostenibilità ambientale, sostenibilità sociale e sostenibilità istituzionale.