«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene
di Fabio Pipinato *
In chiaro.
La relazione. Cooperazione è relazione. Un'occasione unica per ritrovare amici, ong, partner. Questo è il senso del Forum, che avviene, come sempre, più al sole che all'oscurità; più fuori dal programma che secondo la scaletta predefinita. Chissà quanti progetti ed idee sono partiti.
Andrea Riccardi. Ha avuto il merito di aprire porte e finestre alla casa disabitata da tempo della cooperazione internazionale. Ha anche acceso la luce e dato una ramazzata. Purtroppo ha ben poco da offrire ad eventuali ospiti.
In allegato la locandina di un percorso di riflessione dedicato alla cooperazione internazionale promosso dall'Università di Trento
(10 ottobre 2012) Alla fine sembra proprio che l'adozione della Tobin tax a livello europeo sia realtà. Anche l'Italia alla fine parteciperà a quel gruppo ristretto di Paesi che intende mettere una tassa del 0,05% sulle transazioni finanziarie. Una grande vittoria per chi si batte da anni per un provvedimento mirante ad attingere almeno un poco ai capitali che transitano da un capo all'altro del mondo sulla scorta di istanze speculative quasi sempre poco trasparenti. I Paesi europei aderenti alla Tobin Tax utilizzeranno il meccanismo della "collaborazione rafforzata": se almeno 9 Paesi su 27 sono d'accordo possono agire in determinati ambiti senza il consenso degli altri, facendo in questo modo da apripista a chi si vorrà aggregare in un secondo tempo.
Il pressing sul Governo Monti da parte di numerose ONG è continuato fino ai giorni scorsi. Così commenta il risultato raggiunto la Campagna Zerozerocinque: "Dopo vari tentennamenti e fino all'ultimo scettica, finalmente l'Italia è della partita. Ha sciolto le sue riserve ed esplicitato questa mattina la sua piena adesione. La lettera italiana alla Commissione verrà controfirmata a breve dal Ministro dell'Economia e delle Finanze Grilli.
Riprendo questo testo che condivido ampiamente e che credo rappresenti un modo diverso di immaginare il futuro nella martoriata Mezzaluna fertile del Mediterraneo.
di Awad Abdelfattah e Jeff Halper
The Electronic Intifada
Un paese, due popoli, tre religioni. È tempo che una soluzione a uno stato unico basata sulla parità di diritti diventi senso comune. Il "conflitto israelo-palestinese" è stato spesso presentato come uno dei più intrattabili nella storia del mondo moderno. Ma una ragione di ciò è proprio che è stato erroneamente analizzato come un conflitto e quindi le "soluzioni" offerte e i "processi di pace" per arrivarci sono falliti. Questo non è un conflitto. Non ci sono due parti in conflitto su alcune questioni che possono essere risolte attraverso negoziati tecnici e compromessi. Piuttosto, il sionismo era – ed è – un progetto coloniale di coloni. I coloni ebrei arrivarono in Palestina dall'Europa con l'intenzione di conquistare il paese e farlo proprio. Come tutti i movimenti dei coloni, erano dotati di una narrazione: il motivo per cui il paese apparteneva effettivamente a loro e hanno perseguito unilateralmente la loro rivendicazione di diritto. La popolazione indigena palestinese (che includeva sefarditi, mizrahi ed ebrei ultraortodossi) non aveva voce nel processo; non erano una “parte”, ma semplicemente una popolazione di cui sbarazzarsi. Ciò rimane vero fino ad oggi, poiché il progetto dei coloni sionisti ha virtualmente completato il suo compito di giudaizzare la Palestina, di trasformare un paese arabo in uno ebraico. La sua conclusione inevitabile è l'apartheid: confinare i palestinesi in enclave disconnesse e impoverite sparse per oltre il 15 per cento del loro paese.
Dopo il concerto di Gianmaria Testa, ieri sera a Cles su invito del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani, ecco qui uno dei pezzi più belli di cui ci ha fatto dono.
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=Vfv-FUcwYO8
(25 settembre 2012) Qual è l'impatto di questa crisi strutturale sui territori alpini e quali saranno le conseguenze? Come spesso accade in tempi di crisi, anche la forbice delle differenze tra territori si allarga.
Sergio Reolon, nuovo direttore pro tempore di Politica Responsabile, compie un'analisi fondata su tre punti di vista: i tagli alla spesa pubblica, la situazione economica e occupazionale e l'accentramento amministrativo. Le differenze fra i territori si faranno sentire anche in relazione alla crisi e politiche uguali per tutti sono destinate ad accentuare le disparità, sostiene Reolon. L'unica via d'uscita, per l'autore, è la coesione dei territori alpini, in una nuova e più estesa sfida autonomistica. Se ne parla da oggi con l'ex presidente della Provincia di Belluno su www.politicaresponsabile.it
di Francesco Cavalli *
(20 settembre 2012) Non andrò mai nell'antipolitica. Me lo ripeto ogni mattina, come la litania del giorno, come un training autogeno, un'opera costante di autoconvincimento. Ma la nostra classe politica attuale non perde occasione per spingerci sempre di più in questa direzione. Quello che è successo ieri in parlamento ne è un'ulteriore spinta. Con gli scandali di soldi e politica che ci invadono con maggiore frequenza della pioggia, l'opporsi al controllo esterno sulle spese dei gruppi parlamentari, nel nome di una trasparenza invocata da tutti, dall'ultimo cittadino al Presidente della Repubblica, è davvero l'ennesimo segnale di una politica profondamente malata al suo interno. La marcia indietro sucessiva di Pd-Udc-Idv sono un ulteriore segnale di smarrimento che lascia noi spettatori quantomeno perplessi.
di Michele Nardelli
La presidente della Regione Lazio Renata Polverini si è dimessa. Travolta dalla degenerazione della politica. O, meglio, di un'idea della politica ridotta a potere, carriera, interesse personale, privilegio.
Dovrei esserne felice, in fondo "Liberare la politica dai privilegi" era quanto scrivevamo sui manifesti ancora vent'anni fa, in quel passaggio fra la prima e la seconda repubblica che avveniva sull'onda di "mani pulite". Come sappiamo, andò diversamente.
Anche ora, il crepuscolo dei personaggi cresciuti all'ombra del cavaliere dovrebbe rappresentare una sorta di pulizia morale da accogliere come una liberazione. Eppure avverto inquietudine.
Sono inquieto perché la valanga non investirà i furbi, che già stanno attrezzandosi per cavalcarla con la demagogia di cui sono capaci. A rischio temo saranno le istituzioni in quanto tali. Una polvere nella quale "sono tutti uguali", dove la caccia alle streghe avviene indistintamente contro "la casta", come se l'impegno politico e istituzionale fosse cosa di cui vergognarsi. Temo il rancore e la locanda che ne è il retroterra culturale.
E' un film già visto. Odora di "dannunzianesimo". Gli uomini della provvidenza scaldano i motori, il cavaliere annuncia il suo ritorno e la Lega ricresce nei sondaggi.