"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Elvira Muji
La lingua di Ana
Chi sei quando perdi radici e parole?
Infinito edizioni, 2012La rabbia e la dolcezza
di Michele Nardelli
Alla presentazione del libro "La lingua di Ana" ero arrivato in ritardo. Appena in tempo per un saluto ad Elvira, acquistarne una copia, ricevere una dedica e via, verso chissà quale altro impegno. Lei avrà pensato che questi "politici" dopo un po' sono tutti uguali, lo sguardo si inaridisce, lo spazio per l'emozione di un incontro tende a svanire, figuriamoci quello per un romanzo.
Forse. O forse no, perché la sensibilità di Elvira Muji, che nei libri precedenti conoscevo un po' acerba, non è più così. La rabbia verso il mondo ha lasciato il posto alla dolcezza. La dolcezza - si badi bene - non è meno radicale, semplicemente non ti avvelena la vita. E' la consapevolezza che la verità, quella che s'incontra nella storia di Ana come in tante altre storie di vita, fra guerra e pace, fra terre di emigrazione e d'immigrazione, fra incontri ed abbandoni, come scrive Elvira "non è né triste, né felice, è semplicemente verità".
di Ugo Morelli
(anticipazione dal libro di Ugo Morelli, Erba cedra e segreti amori. Il terremoto dentro, in corso di pubblicazione)
(agosto 2012) Come quercia squassata da ponente, violentata in ogni foglia, la terra sobbalzò, scommattuta, poverella, si perse, si squarciò, si aprì, ferita a morte e mostrò i danni irreparabili fatti da intere generazioni di sfruttatori incapaci di sopportarne la bellezza. Come i chichilicanti stavano su le case, in cima alle colline, e nei posti solatii, scelti dalla sapienza antica per viverci la vita propria e quella dei figli, e dei figli dei figli. Sembravano proprio quelle costruzioni che chiamavamo chichilicanti, fatte con le noci sgagnuliate e mondate con cura, per non rompere neppure un pezzo piccolo del frutto, disposte l'una sull'altra, tre alla base più una sopra, appoggiate in verticale, per giocare da bambini a farle cadere con un soffio. Tremendo fu il soffio quando il mondo tremò: niente trovò più pace. Gli uccelli persero il canto. Gli uomini la via. Non fu più lo stesso il mondo intorno a noi, lo perdemmo per sempre e, oggi, sembra il fantasma di quel che era, somigliante appena appena, solo a guardarlo da lontano. Non se ne capisce più niente. Così come non capimmo niente di cos'era un terremoto, ancora più oscure furono le cose che accaddero dopo. Tutto andò in frantumi, come le lastre delle finestre, lastre di terza scelta con gli "occhi" di fusione, che caddero in pezzi alla prima scossa.
La serata ha preso avvio con la presentazione da parte degli ospiti di casa del messaggio relativo al luogo (il Museo di Scienze Naturali di Trento) in cui si è deciso di svolgere la messa in scena dello spettacolo. Di particolare interesse è stato l'intervento di Michele Lanzinger (Direttore del Museo) che ha portato una riflessione - coinvolgente - sul tema del limite secondo le angolazioni e le prospettive che la scienza è in grado oggi di offrire, anche in termini di conoscenza del mondo naturale e di come, quest'ultimo, sia in grado di difendersi (una volta oltrepassato il limite) mediante una peculiare resilienza specifica ed una capacità di assorbimento ed adattamento alla circostanze avverse.
A 27 anni dalla strage di Stava
Il Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani, nell'ambito del percorso sulla cultura del limite (Nel limite. La misura del futuro), presenta lo spettacolo teatrale "La ginestra. O il fiore del deserto" di Giacomo Leopardi.
La rappresentazione, introdotta da un intervento di Michele Lanzinger e di Michele Nardelli, si inserisce nell'ambito del percorso culturale "Nel limite. La misura del futuro" proposto dal Forum attraverso un itinerario di manifestazioni che ne affrontano le diverse sfaccettature, fuori dai luoghi tradizionali e dalle consuetudini.
di Giacomo Leopardi
E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce.
Giovanni, III, 19
Qui su l'arida schiena Del formidabil monte Sterminator Vesevo, La qual null'altro allegra arbor né fiore, Tuoi cespi solitari intorno spargi, Odorata ginestra, Contenta dei deserti. Anco ti vidi De' tuoi steli abbellir l'erme contrade Che cingon la cittade La qual fu donna de' mortali un tempo, E del perduto impero Par che col grave e taciturno aspetto Faccian fede e ricordo al passeggero. Or ti riveggo in questo suol, di tristi Lochi e dal mondo abbandonati amante, E d'afflitte fortune ognor compagna.
Ugo Morelli
Erba cedra e segreti amori
Il terremoto dentro
Zandonai, 2014
«Apprucundìa»
Sabato scorso il romanzo "Erba cedra e segreti amori" di Ugo Morelli è stato presentato a Taurasi. Non ho nascosto ad Ugo (che mi aveva invitato) il desiderio di essere lì con lui e c'è davvero mancato poco. Spero ci sarà un'altra occasione per essere nel nostro mezzogiorno, insieme. Intanto riporto la recensione che è apparsa nei giorni scorsi sul Mattino.
di Generoso Picone
«Apprucundìa». Chissà in quali delle categorie interpretative della malinconia Jean Starobinski avrebbe catalogato il sentimento che con caparbia gelosia Giovannina custodisce. Quella cosa per cui «certe mattine mi svegliavo che il sole nasceva dritto e tutto sembrava girare come si deve, ma poi bastava un niente e allora cominciavo a domandarmi che ci facevo dov’ero, perché non avevo scelto un’altra via, come mai avevo preferito alla fine vivere da sola». Ma le bastava poco per evitare di piombare nell’acedia, in quella disperazione muta che pure altri avevano sperimentato e subìto, lei si guardava intorno, si convinceva di essere nella vita e nel posto che voleva. Si consegnava all’«appruncundìa» facendosi trasportare nei posti più strani e lontani, in una specie di mondo a parte che resisteva mentre il mondo reale stava mostrando la sua fine.
Presentazione del libro di Francesco Prezzi su una delle pagine meno indagate della storia del Trentino
Martedì 22 maggio, ad ore 17.30, Palazzo Trentini (Sala Aurora), via Manci
Trento nelle guerre d'Europa e d'Italia nella seconda metà del XV secolo. L'origine del lanzichenecchi
con Bruno Dorigatti, Presidente del Consiglio Provinciale; Marcello Farina, docente di storia e filosofia; Marcello Bonazza, Presidente Società di Studi Trentini di Scienze Storiche; Rudi Patauner, illustratore