«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene
A cura di Roberto Biorcio, Ida Farè, Joan Haim, Maria Grazia Longoni
Massimo Gorla, un gentiluomo comunista
Sinnos editrice, 2005
«Qualcuno era comunista perché credeva di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri. Perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo. Perché sentiva la necessità di una morale diversa. Perché era solo una forza, un sogno, un volo, era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita.
Sì, qualcuno era comunista perché, con accanto quello slancio, ognuno era... come più di se stesso. Era come due persone in una. Da una parte la personale fatica quotidiana e, dall'altra, il senso di appartenenza a una razza che voleva spiccare il volo e cambiare veramente la vita.
No, niente rimpianti. Forse anche allora molti avevano aperto le ali senza essere capaci di volare... come dei gabbiani ipotetici».
Qualcuno era comunista, Giorgio Gaber
Micaela Bertoldi
Intrecci. Stralci di narrazioni familiari sullo sfondo della "piccola" Europa
Fondazione Museo Storico del Trentino, 2014
Protagonisti di questo volume sono solo alcune della piccole "comparse" che hanno animato il grande scenario della storia del Novecento: donne e uomini confusi e dispersi nella grande folla dell'umanità, schiacciati e trasportati dagli eventi come un fiume in piena, ma al tempo stesso ricettori e trasmettitori attenti di quanto intorno a loro stava accadendo. Ed è quanto viene proposto dall'autrice che, in uno stile proprio più alla letteratura che alla storiografia, con un'attenta scelta di espressioni, citazioni e ricordi recupera e collega fra loro non solo i tasselli di tante "microstorie" familiari, ma i tratti fondamentali di quell'universo d'intense emozioni che si celano nel passato di tutta la "gente comune". Ne scaturisce una rappresentazione che, al pari di quella offerta da ben più illustri personaggi, appare il completamento di un mosaico altrimenti povero di sfumature.
Peter Manseau
Ballata per la figlia del macellaio
Fazi Editore, 2009
"Una fiaba ironica e lieve sul valore della vita e della letteratura"
«Ho capito che il fanatismo e la terra si nutrono a vicenda. Prima avevamo la Terra Promessa, la desideravamo ardentemente; quando la ottenemmo, lottammo per tenercela. Non avrei mai creduto che avrei detto una cosa simile, ma dopo aver combattuto per essa, e dopo averla lasciata, non credo che la desidererò più. Mi sembra quasi che starne lontani sia la cura per quella particolare forma di pazzia».
(20 aprile 2014) Rubin Carter se ne è andato. Nel 1975 Bob Dylan dedicò una canzone alla storia del peso medio ingiustamente accusato d'omicidio che era in carcere da alcuni anni. "Mi sono vergognato di vivere in un paese dove la giustizia è un gioco" cantava Dylan. Ecco la canzone, la traduzione e il testo originale.
http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=hr8Wn1Mwwwk
Colpi di pistola risuonano nel bar notturno
Pistol shots ring out in the barroom night
entra Patty Valentine dal ballatoio
Enter Patty Valentine from the upper hall.
vede il barista in una pozza di sangue
She sees the bartender in a pool of blood,
grida "Mio Dio! Li hanno uccisi tutti!"
Cries out, "My God, they killed them all!"
Ecco la storia di "Hurricane"
Here comes the story of the Hurricane,
l'uomo che le autorità incolparono
The man the authorities came to blame
per qualcosa che non aveva mai fatto
For somethin' that he never done.
lo misero in prigione ma un tempo egli sarebbe potuto diventare
Put in a prison cell, but one time he could-a been
il campione del mondo
The champion of the world.
L’8 aprile 1971 a Londra si svolse il primo congresso mondiale dei rom. In quell’occasione venne fondata l’International romani union (Irm), si scelse come inno “Jelem Jelem”, composto da Janko Jovanovic, e una bandiera a strisce orizzontali, in alto il colore del cielo, l’azzurro, e in basso il colore della terra, il verde. Al centro una ruota di carro rossa.
Non amo le giornate internazionali dedicate a temi di grande valore, ne colgo l'ipocrisia del non farsene carico in ogni frammento del nostro tempo. Ma se a qualcosa possono servire, ad aprire gli occhi di qualcuno sul dolore quotidiano, in questo caso di un popolo senza terra che non ha mai fatto guerra a nessuno, allora ben vengano e quindi "bahtalo romano dives".
Khorakhanè *
(a forza di essere vento)
dall'album “Anime Salve” (1996) di Fabrizio De Andrè
http://www.musictory.it/musica/Fabrizio+De+Andrè/Khorakhanè
Il cuore rallenta la
testa cammina
in quel pozzo di piscio e cemento
a quel campo
strappato dal vento
a forza di essere vento
Porto il nome di tutti i
battesimi
ogni nome il sigillo di un lasciapassare
per un
guado una terra una nuvola un canto
un diamante nascosto nel pane
per un solo dolcissimo umore del sangue
per la stessa ragione
del viaggio viaggiare
Giovedì 13 marzo 2014 ad ore 18.00, in piazzetta Scrinzi 3
Bibliotecando
Incontro con l'autore: Francesco Prezzi
Presentazione del libro "Trento nelle guerre d'Europa e d'Italia nella seconda metà del XV secolo. L'origine del lanzichenecchi".
Interviene in dialogo con l'autore Michele Nardelli
Ugo Morelli
Il conflitto generativo
Città nuova, 2014
Nel linguaggio di ogni giorno e non solo, quando si dice conflitto si intende guerra. Guerra e violenza, pertanto, restano egemoni su vari piani e in particolare nel linguaggio ordinario e nella narrazione storica. Sono proprio la parola “conflitto” e le fenomenologie che essa indica a non avere cittadinanza nel linguaggio e nella prassi. Il conflitto, infatti, è costantemente confuso con la guerra. Quando si dice conflitto, di solito, si intende guerra, indifferentemente.
Non emerge una domanda di conoscenza rispetto alla distinzione tra guerra e conflitto. Né si afferma ancora il bisogno di conoscere rispetto agli incontri tra differenze, culture, interessi, individuazioni e appartenenze diverse, orientamenti e spiegazioni del mondo. Tende anzi a prevalere la negazione. Eppure la conoscenza potrebbe essere la via per riconoscere la generatività del conflitto e la sua distinzione con l’antagonismo e la guerra, con le conseguenti opportunità per la creazione della cooperazione e della pace.