«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene

Cultura

Per un mito mite: paesaggio, lingua madre
La

Quello che segue è il pensiero proposto dal professor Ugo Morelli in occasione dell'evento "Come in giostra volar...", Trento, 6 aprile 2013

di Ugo Morelli  

Il paesaggio è come la lingua madre: non decidiamo di apprenderla né possiamo non apprenderla; non possiamo decidere intenzionalmente di non capirla; non possiamo dire di non appartenervi; non possiamo dire che non la conosciamo; non possiamo conoscere altre lingue se non a partire da quella che ci ha reso animali di parola. Come la lingua madre, il paesaggio è originario. Allora come mai siamo così impegnati a considerare il paesaggio della nostra vita solo come lo sfondo fungibile delle nostre scelte, la quinta teatrale intercambiabile della nostra pervasività senza limiti? Uno sfondo che diviene sempre più ristretto e mortificato, paradossalmente separato dalla nostra esistenza. Eppure il paesaggio è dentro di noi e intorno a noi; è il frutto delle nostre proiezioni e lo introiettiamo divenendo quello che siamo nella nostra continua individuazione. Inizia nelle nostre connessioni sinaptiche, laddove prende forma la nostra mente incarnata, situata ed estesa, e giunge fino a dove la nostra immaginazione ci conduce. Si estende, proprio in questi giorni, fino ai segnali ultimi che ci giungono da Voyager 1, mentre varca la pellicola dell'eliosfera ed entra nello spazio siderale, dopo 35 anni dal lancio e oltre 18 miliardi di chilometri percorsi.

La lingua di Ana
La copertina del libro

Chi sei, quando perdi radici e parole?

Presentazione dell'ultimo libro di Elvira Mujčić

Edizioni Infinito

Malapolvere. Veleni e antidoti per l'invisibile
fiore appassito

Giovedì 21 marzo 2013, ore 20.45 - Mori, Teatro Sociale.

Un progetto teatrale di Laura Curino, Lucio Diana, Alessandro Bigatti, Elisa Zanino, liberamente ispirato a Mala polvere di Silvana Mossano (Ed. Sonda, 2010). Fondazione del Teatro Stabile di Torino, Associazione culturale Muse

"L'avvelenamento da amianto: una tragedia fattasi simbolo di uno dei tanti mali a cui ci si espone senza saperlo. Lo spettacolo è un canto per quegli uomini e quelle donne che si sono immolate sull'altare di una tragedia del lavoro, un sacrificio importante che potrebbe essere non solo la fine di una storia terribile, ma anche il capitolo iniziale di una storia virtuosa. Scrive Laura Curino, artista che ha fatto della pratica teatrale una modalità di espressione civile: «Casale Monferrato è una bella cittadina tra le colline e il Po, ricca di storia, d'arte e di operosità. Città di colori, il rosso dei mattoni del castello, il rosa del cotto barocco, l'oro della Sinagoga, dei campi di grano e dei biscotti, le geometrie bianche e rosse del Duomo, il bronzo delle statue e dei metalli, il verde delle colline, l'azzurro del cielo e, sì, il bianco della nebbia e della neve.

Un giorno, a coprire tutto arrivò il grigio, la cipria impalpabile della malapolvere dell'Eternit, il polverino sottilissimo che si insinua dovunque trasportato dal vento, dai mezzi, dalle persone. Casale è diventata città avvelenata, città di dolore. Ma anche città di risveglio, città di coscienza, città di vita. Qui, tra le colline e il Po, si dipana nell'arco di più di cento anni, una delle storie simbolo della nostra contemporaneità; veleni in cambio di prosperità economica, fatiche e disagi al limite dell'umano in cambio di salari decorosi, fino all'assurdo scambio di malattia in cambio di "benessere".

Sette brevi lezioni di fisica
La copertina del libro

Carlo Rovelli

Sette brevi lezioni di fisica

Adelphi, 2014

 

«Se non si perde tempo non si arriva da nessuna parte». 

Un saggio che ho trovato dolcissimo e che proprio vi consiglio.

Ohé! Sun chì. Enzo Jannacci, un grande che stasera ci ha lasciati...
Enzo Jannacci

(29 marzo 2013) L'abbiamo intitolato "Come in giostra volar...". Sì, abbiamo preso in prestito le tue parole, caro Enzo, con cui descrivevi la Milano deli anni '50 con una sensibilità straordinaria e che ancora ci emoziona. Sabato prossimo, l'evento conclusivo del percorso sul limite sarà anche il modo per ringraziarti.

http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=Fd9-VfAecxU

Ohé! Sun chì
Vegni gio con la piena
Vegni gio chi a milan
Chi a milan
Mi ghavevi du an forse tri
Unan apena
Ohé! Sun chi
Ma quan sunt arrivà chi
mi el terun
tegnì su comun fagot dal papà
contrapes na valis de cartun
poeu hu vist i ca. Tanti ca a ses pian
i fiulit giugà
tacà dre di tram. Sui respingent
dent per dent hu vurùsalta su cuon lur
e dai respingent come in giostra
mi hu vist vular via la gent
lera un grand sciopà
lera un grann scapà de cà, de niul, de felicità
ohé! Sun chi
vegnì gio con la piena
vegnì gio com un falchet chi a Luret
si el su lè un rebelot, na città de far rid
lè un casot
ma anche in sci, la me pias anche in sci
lè perché sta cità ghe lu denter in di occ
de quan seri un fiulin.
E lho vista dal tram. Tacà sul respingent
Come in giostra volar
Prori in sci ve la vori cantà
Ohé! Sun chì!
Lè chi!

La Chiesa fra Trento e Roma
Paul Klee

(9 marzo 2013) Tra pochi giorni la Cappella Sistina sarà chiusa "cum clave" per  l'elezione da parte dei cardinali di un Papa che succede a un dimissionario e non a un Papa morto.

Silvano Bert, nuovo direttore pro tempore di Politica Responsabile, riflette su questo snodo epocale a partire dai grandi temi che interpellano la Chiesa nella modernità: "Il papa che rinuncia è un gesto desacralizzante, ma non si tratta delle forze declinanti di un uomo che invecchia, da sostituire con uno energico e giovane. Il problema è la riforma della Chiesa, in una fase della storia in cui i cristiani sono chiamati a vivere da minoranza non settaria in una società caratterizzata dalla secolarizzazione e dal pluralismo religioso. La sessualità, la libertà religiosa, la laicità sono i temi da cui la Chiesa cattolica continua ad essere interpellata nella modernità. E sui quali dovrà misurarsi il prossimo conclave". Discutiamone assieme, come sempre, su www.politicaresponsabile.it

Gesti moderni di un papa antico
Betlemme

di Raniero La Valle 

(1 marzo 2013) Il Papa che ieri sera se ne è andato modernamente in elicottero, secondo il medievalista Jacques Le Goff, ha compiuto con le sue dimissioni un gesto di rifiuto della modernità. Abdicando egli se ne è ritirato, quasi a dire che la Chiesa non è compatibile con la modernità se non al prezzo di snaturarsi, o che in ogni caso egli non aveva più le forze come papa di reggere la sfida di un'età moderna da lui globalmente inscritta nel girone del relativismo.

Se questo era il suo giudizio, se questo era il problema che egli voleva lasciare aperto alla Chiesa, giustamente se ne è andato: perché un papa deve essere contemporaneo alla sua Chiesa, non può essere amoderno o premoderno. Un papa del terzo millennio non può prendere in mano una Chiesa  a cui consideri avversi i "segni del tempo", e guidarla come se il Concilio non ci fosse stato, o peggio come se esso avesse devastato la Chiesa attraverso la manipolazione dei media, come ha sostenuto nell'ultimo suo discorso al clero romano.