"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Per fronteggiare la crisi, le risorse si trovano tagliando i costi delle Forze armate e rinunciando al dispendioso programma per i caccia F35
di Giulio Marcon
(6 gennaio 2012) Il messaggio di fine anno inviato dal ministro della Difesa Giampaolo Di Paola alle Forze Armate contiene finalmente l'implicita ammissione di una verità di cui i pacifisti e gli analisti più attenti sono consapevoli da tempo: le Forze Armate italiane sono sovradimensionate e bisogna ridurne gli organici. Costano troppo (23 miliardi di euro) e questo anche perché abbiamo troppi soldati e soprattutto troppi ufficiali e sottufficiali. Nonostante questo, la recente manovra del governo Monti le spese militari non le ha nemmeno sfiorate. Si tratta di spese ingenti che ci mettono sempre tra i primi 10 paesi al mondo per spesa militare. Spendiamo pro-capite più della Germania. Ce lo possiamo permettere?
Dagli F35 al personale, dalle missioni militari agli altri sistemi d'arma
(2 gennaio 2012) In questi giorni sta crescendo l'attenzione dei media sulle spese militari del nostro paese: sono troppe, con tanti sprechi e molta inefficienza. Abbiamo più "comandanti" (graduati) che "comandati" (soldati semplici) ed in proporzione agli organici, abbiamo un numero di generali superiore a quelli dell'esercito degli Stati Uniti. Nel 2012 spenderemo oltre 23 miliardi di spesa con altri 15 da sprecare nei prossimi anni per 131 cacciabombardieri F35.
di Michele Nardelli
(14 gennaio 2012) La primavera araba ha avuto l'effetto straordinario di aprire una stagione nuova per l'insieme dei paesi che si affacciano sulla sponda meridionale del Mediterraneo. L'esito - che peraltro mantiene aspetti di incertezza - non è stato solo la caduta dei regimi illiberali ma anche l'aprirsi di una dialettica politica che ha riconosciuto piena legittimità e valore alla nonviolenza, alla partecipazione democratica, all'autogoverno dei territori, ad una nuova cooperazione euromediterranea. Non a caso molti osservatori hanno paragonato la rivoluzione dei gelsomini ad una sorta di nuovo risorgimento, laddove la nascita degli stati moderni nella fase post coloniale era stata segnata dall'insorgere di nazionalismi che erano in realtà emanazione di quegli stessi colonialismi e che ben poco avevano a che fare con le culture del mondo arabo.
Quello che segue è il commento di prima pagina proposto nell'edizione odierna del quotidiano "l'Adige"
di Michele Nardelli
(7 gennaio 2012) Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, dalla sala conferenze del Pentagono come nelle grandi occasioni, non annuncia una nuova guerra. Al contrario indica una svolta nella strategia politico militare del suo paese, mettendo fine all'idea degli Usa come gendarme del mondo ed annunciando che non ci saranno mai più interventi al di fuori di un mandato delle Nazioni Unite. E, nel contempo, vara un piano di taglio delle spese militari degli Stati Uniti senza precedenti, a cominciare dagli armamenti nucleari e dal programma di acquisto dei cacciabombardieri F35.
(28 dicembre 2011) Il quotidiano L'Adige di oggi pubblica nella pagina dedicata alla cultura ampi stralci della mia relazione al Convegno "Meno Male!" svoltosi nel settembre scorso e che titolava "Un terribile amore per la guerra".
Uno sguardo diverso verso la guerra, per indagare l'inconfessabile lato oscuro che non sempre siamo disposti a riconoscere. Preferiamo invece dividere il mondo in buoni e cattivi, secondo lo schema manicheo nel quale ci si autoassolve. Ma se non sapremo riconoscere il criminale che abita in ciascuno di noi, e con esso l'istinto che ci porta alla guerra, continueremo a riprodurre lo schema che ci ha portati sin qui e la guerra come archetipo umano.