"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

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Darsi il tempo per costruire un'altra agenda politica
Paul Klee

 

di Michele Nardelli e Federico Zappini

 

(5 dicembre 2014) 180 secondi sono un tempo brevissimo, eppure sufficiente per dire alcune cose. Dell'iniziativa proposta da Lorenzo Dellai (il prossimo 6 dicembre, a Trento) è facile elencare i possibili limiti. Questo esercizio lo praticheranno in molti, secondo un copione collaudato. Calata dall'alto, fuori tempo massimo, politicista. Con queste premesse sembrerebbe plausibile aspettarsi gli stessi risultati - non tutti esaltanti - degli ultimi esperimenti che hanno visto protagonista l'ex Presidente della Provincia di Trento. Ma è davvero questo il livello del dibattito al quale vogliamo partecipare e che siamo interessati a sostenere?

Sarebbe troppo semplice liquidare così l'appuntamento di sabato. Al netto della formula e persino del metodo (che mescola le nuove formule del marketing politico con le più classiche chiamate a raccolta dei partiti) ciò che andrebbe messo in risalto sono le motivazione che ne hanno fatto emergere - in Lorenzo Dellai, ma non solo... - l'esigenza.

 

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Il continuo posticipare il tempo dell’amore…
contro l\'omofobia

 

di Federico Zappini

“Per tutti, anche per i più fortunati, l’amore comincia necessariamente con una sconfitta.”
Hermann Hesse

(15 ottobre 2014) Forse dobbiamo prenderla proprio come scrive Hermann Hesse – come una sconfitta necessaria – ma la decisione della Giunta Provinciale di sospendere e posticipare la discussione a proposito della legge sull’omofobia è un brutto segnale.

Non tanto per l’allungamento dei tempi – si è atteso molto, non sarebbero questi mesi a fare la differenza – quanto per il come questa scelta si è realizzata. Si era di fronte alla possibilità di trovare la quadratura del cerchio, sulla base di un’interlocuzione tra cittadini e istituzioni (difficile, macchinosa eppure efficace) capace di portare a un passo dalla conclusione un processo iniziato da lontano, con una proposta di legge d’iniziativa popolare firmata da migliaia di persone.

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La Prima Guerra Mondiale continua ancora nel vicino Medioriente
Betlemme, inizio \'900

di Adel Jabbar

(29 settembre 2014) L’area del vicino oriente (comunamente e erroneamente chiamato medioriente) è stata uno degli scenari principali della Prima Grande Guerra. L’intervento dell’Impero Ottomano - che al tempo controllava quei territori a fianco dell’Impero Austro-ungarico e della Germania (gli Imperi centrali) - determinò enormi cambiamenti, ridisegnando nuovi asseti statuali e nuove aree di influenza.

All’interno dell’establishment ottomano c’erano tre orientamenti riguardanti la scelta che avrebbe dovuto prendere l’impero relativamente alla propria collocazione nella guerra: la neutralità, l’adesione allo schieramento delle Potenze Alleate (sostenuta da esponenti che avevano avuto esperienze di studio in Francia e Gran Bretagna). Entrambe le posizioni erano minoritarie mentre la maggioranza, che rappresentava la terza posizione, era propensa a far parte delle Potenze Centrali: di conseguenza l’Impero ottomano scelse di aderire a questo secondo schieramento.

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A perdere, caro amico, siamo abituati. In ricordo di Predrag Matvejević
Con Predrag Matvejevic a Trento

di Michele Nardelli

(3 febbraio 2017) Mi passano davanti agli occhi molte immagini.

Trieste, piazza Unità d'Italia, in una mattina di febbraio del 2009. So che Predrag non dev'essere molto lontano perché il giorno precedente era qui per una conferenza e così lo chiamo sul suo cellulare italiano. Dopo un quarto d'ora stiamo conversando nel sole tiepido che inonda la piazza. Abbiamo un sacco di cose da raccontarci. Progetti, viaggi, libri... ma soprattutto sensazioni e immagini del lungo dopoguerra bosniaco. Quel paese dal quale se n'era andato con l'inizio della deflagrazione della Jugoslavia, nel 1991. Fra asilo ed esilio1, come amava dire, prima a Parigi e poi dal 1994 al 2008 a Roma, dove aveva ricevuto dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi la cittadinanza onoraria. Perché quella guerra ormai finita da tempo l'avevano vinta i talebani di ogni nazionalità e l'ostracismo verso questo intellettuale un po' croato e un po' russo ma soprattutto cittadino europeo che durante e dopo la guerra non aveva mai smesso di rappresentare una spina nel fianco, era paradossalmente cresciuto, tanto da essere perseguito nel 2005 dal Tribunale di Zagabria che lo condannò a cinque mesi di carcere per il saggio intitolato “I nostri talebani”. Predrag mi annuncia l'uscita di un libro al quale sta lavorando da tempo, “Pane nostro”2. Io gli racconto dell'impegno istituzionale che almeno un po' mi costringerà a diradare la mia frequentazione balcanica ma che a breve avrebbe potuto aprire nuove opportunità di collaborazione con la presidenza del Forum trentino per la pace e i Diritti Umani. Porto nel cuore quel mattino, nella luce particolare di quella città e della sua splendida piazza.

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Ritorno al futuro…
Via Suffragio, Trento

 

(25 settembre 2014) Si è concluso sabato scorso “Tutta mia la città”, un piccolo Festival pensato per riattivare la comunità di Via del Suffragio e per offrire un momento di discussione a proposito della gestione dello spazio urbano. ...

L’ultimo appuntamento in programma era la proiezione di “2020. Viaggio nella città in trasformazione” – documentario prodotto da Filmwork nel 2007 – e a seguire un confronto che coinvolgeva il Sindaco di Trento, Alessandro Andreatta. Sono proprio le sue parole ad avermi colpito particolarmente. Non tanto quelle – magari un po’ retoriche e di maniera – spese per argomentare le scelte urbanistiche di ieri e di oggi, quanto quelle usate per descrivere il clima di curiosità e passione che si respirava (non più di 10/15 anni fa…) attorno alle ambiziose sfide che la città si apprestava ad affrontare. In quel periodo non vivevo a Trento, o vi ero appena arrivato, ma non ho motivo di dubitare che fossero in molti a guardare con interesse alla trasformazione in atto, che il documentario ben descrive. Gli addetti ai lavori (Busquets, Botta, Piano) ma anche e soprattutto i cittadini che, così ci ha raccontato il Sindaco, “ne parlavano anche dal fruttivendolo o al bar”. Certo furono anche gli anni della triste (e provincialissima) vicenda Auto In, ma è innegabile che l’idea di un contesto urbano in forte espansione – sotto la guida di alcune delle firme più prestigiose dell’architettura mondiale – potesse appassionare, animando le legittime speranze di molti.

Dal blog di Federico Zappini http://pontidivista.wordpress.com/

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Cambiare la sanità accogliendo il nuovo
Medicina di base

 

di Alessio Manica *

(28 settembre 2014) La salute è il bene più prezioso, per i cittadini e le comunità. È dunque un tema altamente sensibile, in grado più di ogni altro di mobilitare preoccupazioni, timori e allarmi. Per questo e necessario che chi ricopre responsabilità in questo campo – siano esse di tipo professionale, amministrativo o politico – sia consapevole della delicatezza del suo ruolo e della risonanza anche emotiva che le sue parole, le sue decisioni e le sue iniziative assumono. 

Anche i responsabili dell’informazione e della comunicazione di massa dovrebbero usare la massima prudenza nell’affrontare i temi sanitari, cercando sempre di privilegiare la moderazione, la completezza, la correttezza, anche rinunciando a qualche titolo ad effetto o a qualche enfatizzazione su certi aspetti particolari.

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Quel che il referendum in Scozia ci racconta...
Rovesciamenti

di Michele Nardelli

(19 settembre 2014) “Il regno è salvo”, dicono con un sospiro di sollievo a Londra, ma hanno ben poco di cui rallegrarsi. Perché l'esito del referendum scozzese, in un primo momento sottovalutato e che successivamente ha fatto tremare i polsi ai poteri forti della City, va oltre i numeri ufficiali che dicono a maggioranza “no alla secessione della Scozia”.

A guardar bene il successo dei promotori va oltre i dieci punti di differenza fra i favorevoli e i contrari. Per l'attenzione internazionale che ha avuto, per l'altissima affluenza che ha registrato (solo qualche mese fa nel Regno Unito per il Parlamento Europeo aveva votato il 36% degli aventi diritto), per gli impegni in senso autonomistico che il referendum ha strappato al centralismo londinese (e non solo per la Scozia), questo voto lascia il segno. Evidenziando un aspetto forse meno considerato in queste ore ma che a mio avviso assume un valore cruciale, la crisi degli stati nazionali.

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