"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

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Elezioni in Israele. La paura non basta più
Crepax

 

Oggi il voto in Israele. Una partita incerta, che forse decreterà la fine di Netanyahu. Aprendo così una nuova speranza di dialogo.

 

di Janiki Cingoli *

 

(17 marzo 2015) Netanyahu rimpiange certo amaramente la sua decisione di provocare le elezioni anticipate, licenziando all’inizio di dicembre i ministri di centro-sinistra Tzipi Livni e Yair Lapid insieme ai loro colleghi di partito. La sua scelta testimonia di quanto egli fosse oramai distaccato dal senso comune della gente, che invece era sempre più stanca della sua leadership. Lo slogan “chiunque salvo Bibi” è divenuto il tormentone di queste elezioni, e la prova di forza da lui manifestata con il discorso sull’Iran, davanti alla Camere riunite del Congresso degli Stati Uniti, in aperta sfida con il Presidente Obama, non ha avuto l’effetto di coalizzare l’opinione pubblica intorno al suo Premier, ma al contrario ha accresciuto il senso di insicurezza della popolazione, preoccupata per il profondo deterioramento dei rapporti con l’essenziale e determinante alleato USA.

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Costituzione di destra e questione cattolica
Raniero La Valle

di Raniero La Valle


(31 marzo 2015) La nuova Costituzione di destra della Repubblica italiana è stata provvisoriamente approvata dalla Camera dei Deputati il 10 marzo scorso, e ancora non si sa perché.

Dicesi “la nuova Costituzione” perché al di là dell’alto numero degli articoli modificati (più di 50), è l’intera figura della Repubblica che viene cambiata. È ciò che sostengono Bersani, Rosi Bindi e gli esponenti della minoranza del PD, che pure l’hanno votata; ed è ciò che risulta dal passaggio, per nulla secondario, dal bicameralismo al monocameralismo e dal cambiamento di verso del circuito della fiducia, che non correrà più in senso orario dal Parlamento al governo, ma in senso inverso fluirà dal capo del governo al Parlamento, ovvero ai parlamentari che, grazie alla legge elettorale in gestazione, saranno scelti da lui.

Dicesi “di destra” perché nella tradizione linguistica e storica ciò che profitta alla discrezionalità e alla perpetuazione del potere è chiamato di destra, e ciò che profitta alla sovranità popolare e all’equilibrio e sindacabilità dei poteri è chiamato democratico se non di sinistra; e dicesi “di destra” perché la nuova Costituzione è stata scritta di concerto dal governo e dalla destra parlamentare, anche se il 10 marzo per una ripicca politica questa non l’ha votata.

Dicesi “provvisoriamente” perché se i suoi fautori considerano di averla messa per “il 90 per cento in cassaforte” (Ceccanti su Avvenire dell’11 marzo), non è affatto detto che il processo trasformatore continui il suo corso fino alla fine (legato com’è alle sorti del governo: simul stabunt et simul cadent) e non è detto che in ultima istanza esso non sia bloccato dal voto popolare nel referendum, come già avvenne nel 2006 con il rifiuto popolare della Costituzione di Berlusconi.

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La necessità di un pensiero laterale
Sanbapolis

Quella che segue è l'introduzione che ieri ha svolto Alessandro Dalla Torre nell'aprire la mattinata di presentazione dell'associazione "territoriali#europei" al Sanbapolis di Trento.

 

di Alessandro Dalla Torre

 

(14 marzo 2015) Eccoci qui per presentare – finalmente – l’associazione “territoriali#europei”. Abbiamo deciso di farlo con una modalità che ci pare la più coerente con la formula che abbiamo utilizzato per descrivere la dimensione dell’associazione. Una formula che identifica la nostra iniziativa come “uno spazio di condivisione per lo sviluppo di comunità”. E l’organizzazione di questo nostro appuntamento risponde esattamente a questa filosofia: la mia breve introduzione si aprirà infatti alle riflessioni di Dalia Macii, Patrizia Caproni, Federico Zappini e Tommaso Iori e le loro riflessioni si arricchiranno a loro volta di tutti i vostri contributi ai tavoli che a conclusione dei nostri lavori torneranno al centro della nostra attenzione.

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Non sono d'accordo con Renzi
Papaveri rossi

di Roberto Pinter

 

(26 marzo 2015) Non sono tra quelli che ha passato il suo tempo a sparlare di Berlusconi e non sarò tra quelli che ora si concentrano su Renzi, ma non sopporto che diventi un atto di lesa maestà la critica a Renzi e che per questo si venga classificati come nostalgici comunisti.

Non mi riconosco in queste categorie e ritengo necessario che se qualcuno dissente dalle scelte di Renzi lo possa e lo debba esprimere. Non fa bene a nessuno, non di sicuro ad una politica che sia pensiero autonomo e critico, che si taccia per non disturbare il manovratore e per non compromettere il successo elettorale.

Capisco che vincere abbia il suo peso sopratutto per chi le ha perse quasi tutte ma esiste un'alternativa al “teniamoci Renzi che almeno si vince e il paese recupera fiducia” e sta appunto nella capacità di distinguere tra il governo del paese (riconoscendo la funzione ricostituente di Renzi) e il futuro del suo popolo. 

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Andalusia, un voto fra conservazione e cambiamento
I leader di Podemos, Andalusia

(24 marzo 2015) Il primo appuntamento elettorale del 2015 ha confermato i pronostici degli analisti politici: il bipartitismo, che ha governato la Spagna dal 1982, è in crisi (ma non troppo) e i nuovi attori politici (Podemos e Ciudadanos) entrano nello scacchiere politico per rimanerci e per contare. La forza di Iglesias si attesta ad un buon 15 per cento in attesa del voto nazionale di novembre dove i sondaggi la danno in testa.

di Steven Forti *

“Il PSOE prende ossigeno, Podemos si consolida e il PP crolla”. Questo il titolo di Público, giornale on line vicino al partito guidato da Pablo Iglesias. El País evidenzia invece “la solida maggioranza” della socialista Susana Díaz, mentre El Mundo mette in luce che il “calcio” di Podemos al sistema è “forte”, ma non “rompe lo scacchiere politico”. C’è del vero in tutte e tre le letture.

 

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Un luogo per riannodare pensiero e politica. Malgrado il cinismo e la pigrizia...
La sala gremita del Sanbapolis

(15 marzo 2015) Un sabato mattina di quasi primavera, centocinquanta persone s'incontrano e almeno cento di loro prendono la parola: già questo è un fatto insolito. Che ciò avvenga per confrontarsi attorno alla “carta” costitutiva di un'associazione che fa della cultura politica il proprio focus, nonostante la politica (quella ufficiale) guardi con una certa ostilità a tutto questo, beh!, anche questo mi sembra tutt'altro che banale. Che idee e pensieri si sviluppino senza mai parlare di scadenze elettorali, interrogandosi al contrario sulle grandi questioni del nostro tempo e sul futuro della nostra autonomia, ci può dare l'idea di quanto bisogno vi sia di buona politica.

 

C'è dunque di che essere soddisfatti dell'evento di presentazione dell'associazione “territoriali#europei”. Ma... c'è un problema. Le persone che non hanno potuto partecipare alla presentazione dell'associazione (molte della quali ci hanno scritto dandoci la loro adesione o manifestandoci il loro interesse) hanno trovato sui media un altro racconto, nel tentativo di costringere a forza nello schema di una politica che vorremmo cambiare (e per cui questa associazione è nata) anche questa iniziativa. Francamente insopportabile.

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Uno spazio di condivisione per sviluppare comunità
Paul Klee

 

L'associazione "territoriali#europei" verrà presentata sabato 14 marzo 2015 (ore 9.30 - 12.30) a Trento (Sanbapolis)

 

di Alessandro Dalla Torre

 

(6 marzo 2015) Uno spazio di condivisione per sviluppare comunità: questa è la dimensione che esprime l’identità ed il fine dell’associazione politica e culturale “territoriali#europei”. Il profilo “territoriale” di tale dimensione identifica e misura l’estensione dell’istanza politica dell’associazione. Un’estensione reale che dal territorio, anche interiore, che abitiamo e ci abita si apre alle manifestazioni plurali del nostro essere sociale ed associato, passando per la trama di manufatti e ambiente naturale che, nel quotidiano, mettono in relazione la nostra condizione urbana e locale con l’universo che ci circonda. Il profilo “europeo” della dimensione che esprime il carattere dell’associazione identifica e misura, invece, l’estensione della sua istanza culturale. Un’estensione ideale che prende le mosse da e per qualcosa che, nella sua piena accezione federalista, rimane ancora da conseguire ed è per ciò in grado di ispirare ed orientare un impegno ed un programma ancorati alle categorie del futuro e quindi oggetto privilegiato di studio, ricerca e sperimentazione sociale ed istituzionale.

 

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