"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Il Festival dell'economia compie dieci anni
di Michele Nardelli
(30 maggio 2015) Il festival dell'economia è giunto alla sua decima edizione e non c'è dubbio che si sia trattato di una manifestazione di successo per le decine o forse centinaia di migliaia di persone coinvolte, per la qualità degli interlocutori coinvolti, per l'immagine di questa terra ed infine anche per l'indotto che ne è venuto attraverso il turismo culturale che rappresenta oggi uno dei segmenti più interessanti dell'economia locale.
Pensiamo al valore prodotto nel corso degli anni dalle proposte museali, dal Mart al Castello del Buonconsiglio, dal Museo storico del Trentino a Castel Thun, dal Filmfestival internazionale della Montagna al Festival dell'economia, per arrivare all'esplosione (di visitatori e di idee) in questo primo anno del Muse. Potremmo affermare che grazie alla cultura (e agli investimenti che l'autonomia le ha saputo riservare) il Trentino ha saputo reggere la sfida del tempo e dei cambiamenti di fondo che chiamiamo crisi.
Nel delirio del fare, emerge il valore della parola, della conoscenza, della relazione. Anche quando, le parole faticano a delineare nuovi pensieri e scenari. Vorrei dire che se in questi dieci anni di festival dell'economia qualcosa non ha funzionato come avrebbe dovuto è proprio questo aspetto, peraltro non marginale: la capacità di visione.
Papa Francesco è a conoscenza del fatto che sarà ricevuto a Sarajevo dalle stesse persone che hanno dato il benvenuto e hanno glorificato i criminali di guerra?
Un gruppo di intellettuali bosniaci si rivolgono con una lettera aperta a Papa Francesco in vista dell'imminente visita in Bosnia Erzegovina
Caro Papa Francesco
Siamo profondamente incoraggiati dalla Sua prossima visita nel nostro Paese. Siamo rincuorati dall'annuncio della visita in quanto convinti che la Sua presenza contribuira alla crescita di semi del bene e al consolidamento della fraternità e della pace, e ci siamo per questo motivo presi la libertà di rivolgerci a Lei. Come cittadini della Bosnia-Erzegovina, vorremmo condividere con Lei qualcosa che forse non sentirà dai nostri politici e funzionari. Ci rivolgiamo rispettosamente alla Vostra Santità per metterla a conoscenza di alcune questioni che riteniamo di cruciale importanza per la Bosnia-Erzegovina e per la gente che vi abita.
Catholic News Agency ha accompagnato l'annuncio della Sua visita con la seguente affermazione: "(Sua Santità) sarà presente in una nazione segnata da una grande diversità etnica e religiosa, che è stata utilizzata come un fattore chiave nella recente guerra nel Paese." Troviamo questa frase estremamente preoccupante e non corrispondente alla verità.
di Giorgio Beretta *
Il 30 marzo scorso, il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Graziano Delrio ha inviato alle competenti Commissioni di Camera e Senato la “Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento” riferita all'anno 2014. Il documento, che non è ancora disponibile sui siti delle Camere (quando lo sarà, lo si troverà in queste sezioni del Senato e della Camera), è rilevante non solo per i suoi contenuti ma soprattutto perché è la prima Relazione di cui il Governo Renzi ha piena e totale competenza e titolarità.
La precedente Relazione inviata alle Camere lo scorso giugno, pur essendo stata firmata dal Sottosegretario Delrio, riportava infatti le operazioni autorizzate e svolte nel 2013, cioè le operazioni di cui erano stati titolari i governi Monti (in carica dal 16 novembre 2011 al 27 aprile 2013) e Letta (in carica dal 28 aprile 2013 al 21 febbraio 2014). Delrio inviò alle Camere quella Relazione relativa all’anno 2013, con un certo ritardo (fu consegnata a giugno del 2014) e nel periodo intercorso il governo Renzi avrebbe potuto apportare delle modifiche al testo: ma alla luce dei fatti – la principale relazione del Ministero degli Esteri riporta la firma del precedente Ministro degli Esteri, Emma Bonino – si può chiaramente dedurre che le modifiche siano state marginali.
L'amico Tonino Perna, compagno di tanta strada di impegno civile, colpito da un infarto. Ora va un po' meglio.
(21 maggio 2015) Leggo una notizia di agenzia che mi lascia senza fiato. «Infarto per l’assessore al Comune di Messina Tonino Perna. La notte scorsa è stato colpito da un attacco di cuore mentre si trovava nella sua abitazione di Reggio Calabria. Trasportato d’urgenza all’ospedale “Bianchi-Melacrino-Morelli”, è stato sottoposto a un intervento in cui gli è stato applicato uno stent coronario. Si trova adesso ricoverato nel reparto di Terapia Intensiva dello stesso nosocomio. Le sue condizioni sono in miglioramento e non è in pericolo di vita. Nei prossimi giorni dovrebbe essere trasportato in un centro specializzato a Milano per un secondo intervento, con l’applicazione di un bypass. Dal 2009 Tonino Perna è Professore Ordinario di Sociologia Economica presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Messina e di Istituzioni di Economia presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Nel novembre 2013 è stato nominato assessore della giunta comunale messinese guidata da Renato Accorinti con le deleghe alla Cultura, Sviluppo Economico e Turismo, Politiche Giovanili e Decentramento».
Tonino è per me qualcosa di più che un amico. Lui di Reggio Calabria, io di Trento, le nostre frequentazioni erano quelle del comune sguardo inquieto ed esigente sul nostro presente, di una cooperazione internazionale da ripensare, di una guerra di là del mare. Un giorno – era il giugno del 1999 – ci siamo incontrati in un bar della Giudecca, a Venezia, e ci siamo detti che non se ne poteva più di un approccio emergenziale verso quella parte di Europa che era nei nostri cuori e abbiamo deciso così di costruire l'Osservatorio sui Balcani. Qualche matto come noi ci ha dato retta e ne è nata una delle cose più belle delle nostre vite.
L'inizio di una guerra che ha causato morti e sofferenze non è un evento da festeggiare e mi sembra inappropriato esporre la bandiera. Accoglierò invece l'invito ad osservare un minuto di silenzio in memoria di tutte le vittime, per non dimenticare e per impegnarsi affinché simili eventi non si ripetano: è quanto ribadisce il presidente della Provincia Arno Kompatscher in vista del 24 maggio.
In seguito alla discussione di questi giorni in merito all'esposizione delle bandiere domenica 24 in memoria dell'entrata in guerra dell'Italia, il presidente della Provincia Arno Kompatscher puntualizza la sua posizione in una nota.
"L'inizio di una guerra - ribadisce Kompatscher - non è un evento da festeggiare. Per questo motivo mi sembra inappropriato esporre le bandiere nella giornata di domenica e ribadisco che non sarà fatto sugli edifici pubblici di mia competenza. Diverso sarebbe stato se ci avessero chiesto di esporre le bandiere a mezz'asta, in segno di lutto per le morti e le sofferenze che la Prima guerra mondiale ha causato in tutta Europa e non solo."
"Nella giornata di domenica - prosegue il Presidente - accoglierò invece l'invito ad osservare un minuto di silenzio in memoria di tutte le vittime dell'evento bellico e della distruzione che la guerra sempre porta con sé. Il messaggio è chiaro: ricordiamo un tempo di tragica sofferenza e ci impegniamo affinché eventi del genere non si ripetano".
I numeri della "grande guerra":
9.722.000 soldati sui vari fronti (cifra sottostimata)
Un milione di civili morti durante le operazioni militari.
6 milioni di vittime per gli effetti che oggi definiremmo cinicamente “collaterali”: carestie, epidemie, pogrom...
21 milioni di feriti.
La nota del presidente dell'Alto Adige - Sud Tirolo ha generato una ridda di proteste e indignazioni. E' la testimonianza di quanto questo nostro tempo sia ancora pregno di cultura nazionalista e di quanto poco si sia elaborato sulla prima guerra mondiale. Basterebbe dare uno sguardo alle cifre della prima guerra mondiale per comprendere questa tragedia ma la retorica del centenario tende a nasconderle.
(10 maggio 2015) Enrico se n'é andato nei giorni scorsi. Con Enrico Levati non ho mai avuto modo di coltivare l'amicizia, né di costruire insieme un particolare sodalizio, se non qualche breve percorso balcanico insieme agli amici di Ivrea o per l'attenzione verso l'amata Palestina. Anche nel tragitto comune di ICS (il Consorzio Italiano di Solidarietà), la mia frequentazione più intensa iniziò quando Enrico, per alcuni anni presidente, si era fatto da parte.
Eppure verso Enrico provavo una particolare tenerezza. Nelle ore seguite alla notizia della sua morte, mi sono chiesto da dove venisse questo sentimento, trovando forse qualche risposta. In primo luogo la sua fragilità, o almeno quella che io avvertivo come tale. Nel suo accostarsi ai problemi, nella curisosità con la quale si avvicinava ad un bicchiere di vino che non conosceva, nello stupore che provava di fronte ad una bella idea, c'era sempre in Enrico una particolare delicatezza che ora voglio associare alla bellezza delle cose fragili.
Quella stessa delicatezza con la quale Enrico si rapportava alle persone. Nelle poche occasioni che abbiamo avuto di stare insieme ho avvertito un'attenzione non comune. Non so se questo aveva a che fare con il suo lavoro che lo portava a stare in mezzo alle disgrazie degli altri, ma il suo chiederti “come va” non era mai di circostanza. Enrico ti scrutava, senza per questo metterti a disagio. Come a voler farsi carico, forse per trovare reciprocità.
A pensarci bene non so che cosa mi porta a scrivere queste parole, le nostre frequentazioni così rare, il nostro modo di essere così diverso, le nostre storie così dissonanti. Semplicemente voglio rendere omaggio ad una persona bella, che di rado incontri nel tuo cammino.
Michele