«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani». "Manifesto di Ventotene"

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Tulime incontra Michele Nardelli
Un\'immagine dell\'incontro di sabato scorso

Sabato scorso sono stato a Palermo, invitato dagli amici di Tulime, ong che opera in diverse aree del mondo e che ho conosciuto qualche anno fa nel contesto della presentazione del libro "Darsi il tempo" a Parma. Un caldo pomeriggio estivo, un pubblico di giovani e meno giovani, il desiderio di porsi domande alte, il mio andare a ruota libera nella riflessione su questo tempo che non sa fare tesoro del passato, la necessità di cercare risposte non scontate. Giulia Raciti, una delle giovani partecipanti, ne ha scritto questo resoconto per fissare nella memoria le parole chiave della nostra conversazione. E che ringrazio di cuore.

 

di Giulia Raciti

 

"In questo progresso scorsoio

non so se vengo ingoiato o se ingoio" (Andrea Zanzotto)

 

E' questa la frase che meglio penso possa sintetizzare l'incontro che i soci e gli amici di Tulime hanno avuto con Michele Nardelli. Il 6 giugno, presso i locali dell'Associazione Next, coloro che più sono vicini all'associazione e al suo impegno si sono riuniti, in un afoso sabato pomeriggio palermitano, per dare il benvenuto a Michele. Alcuni di noi lo conoscevano già, altri, come me, lo avevano soltato sentire nominare, associato a quel "Darsi il Tempo" che tanto ha ispirato e ispira l'azione di Tulime e il suo "modo" di fare, di concepire, di pensare la cooperazione.

E' proprio a partire da un lontano incontro nella città di Parma che la Cooperazione di Comunità diventa allo stesso tempo principio e mission di Tulime, un pensiero al quale l'associazione non dimentica mai di volgere lo sguardo durante l'organizzazione della sua vita associativa, nel suo modo di pianificare, di coordinare e di valutare gli interventi sia nel territorio che nei paesi del Sud del mondo, nel coltivare con pazienza i semi di una cooperazione che segue un modello nuovo, vicino alle comunità con le quali si entra in relazione. 

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Il valore delle parole, la fatica del guardare oltre
La città del Festival

Il Festival dell'economia compie dieci anni

 

di Michele Nardelli

 

(30 maggio 2015) Il festival dell'economia è giunto alla sua decima edizione e non c'è dubbio che si sia trattato di una manifestazione di successo per le decine o forse centinaia di migliaia di persone coinvolte, per la qualità degli interlocutori coinvolti, per l'immagine di questa terra ed infine anche per l'indotto che ne è venuto attraverso il turismo culturale che rappresenta oggi uno dei segmenti più interessanti dell'economia locale.

Pensiamo al valore prodotto nel corso degli anni dalle proposte museali, dal Mart al Castello del Buonconsiglio, dal Museo storico del Trentino a Castel Thun, dal Filmfestival internazionale della Montagna al Festival dell'economia, per arrivare all'esplosione (di visitatori e di idee) in questo primo anno del Muse. Potremmo affermare che grazie alla cultura (e agli investimenti che l'autonomia le ha saputo riservare) il Trentino ha saputo reggere la sfida del tempo e dei cambiamenti di fondo che chiamiamo crisi.

Nel delirio del fare, emerge il valore della parola, della conoscenza, della relazione. Anche quando, le parole faticano a delineare nuovi pensieri e scenari. Vorrei dire che se in questi dieci anni di festival dell'economia qualcosa non ha funzionato come avrebbe dovuto è proprio questo aspetto, peraltro non marginale: la capacità di visione.

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Lettera aperta a Papa Francesco
Il ponte di Mostar quando venne abbattuto

 

Papa Francesco è a conoscenza del fatto che sarà ricevuto a Sarajevo dalle stesse persone che hanno dato il benvenuto e hanno glorificato i criminali di guerra?

Un gruppo di intellettuali bosniaci si rivolgono con una lettera aperta a Papa Francesco in vista dell'imminente visita in Bosnia Erzegovina

 

Caro Papa Francesco

Siamo profondamente incoraggiati dalla Sua prossima visita nel nostro Paese. Siamo rincuorati dall'annuncio della visita in quanto convinti che la Sua presenza  contribuira alla crescita di semi del bene e al consolidamento della fraternità e della pace, e ci siamo per questo motivo presi la libertà di rivolgerci a Lei. Come cittadini della Bosnia-Erzegovina, vorremmo condividere con Lei qualcosa che forse non sentirà dai nostri politici e funzionari. Ci rivolgiamo rispettosamente alla Vostra Santità per metterla a conoscenza di alcune questioni che riteniamo di cruciale importanza per la Bosnia-Erzegovina e per la gente che vi abita.

Catholic News Agency ha accompagnato l'annuncio della Sua visita con la seguente affermazione: "(Sua Santità) sarà presente in una nazione segnata da una grande diversità etnica e religiosa, che è stata utilizzata come un fattore chiave nella recente guerra nel Paese." Troviamo questa frase estremamente preoccupante e non corrispondente alla verità.

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24 maggio, la Spagna al voto: prova del nove per Podemos
Guernica

 

di Steven Forti *

(18 maggio 2015)  Il prossimo 24 maggio si terranno le elezioni amministrative in Spagna. Si voterà in tutti i comuni e in tredici regioni su diciassette. La situazione è di grande incertezza e, come si è visto negli ultimi mesi, il panorama politico è in continuo cambiamento, rendendo difficilissime le analisi sul lungo periodo. Le domande aperte sono dunque, in questo momento, molte più delle risposte che si possono dare.

Gli ultimi sondaggi

L’ultimo sondaggio del Centro de Investigaciones Sociológicas (CIS) realizzato a metà del mese di aprile ci presenta, per l’intera geografia spagnola, una situazione molto complessa. Podemos retrocede parecchio, passando dal secondo al terzo posto con il 16,5% dei voti (a gennaio aveva il 23,9%), e il bipartitismo pare tenere più del previsto, anche se non è più ai livelli del passato, quando sommava oltre l’80% dei voti: il Partito Popolare (PP) è dato infatti al 25,6% e il Partido Socialista (PSOE) al 24,3%. Entrambi perdono molti elettori, soprattutto il PP che nel 2011 aveva ottenuto il suo miglior risultato nella storia della Spagna democratica, sia nelle politiche generali di novembre sia nelle comunali e nelle regionali di maggio, con l’occupazione delle piazze e l’esplosione del movimento degli indignados.

Rajoy si sta giocando molto e le tensioni sono notevoli nella destra spagnola. Il PSOE ha salvato il salvabile dopo la forte crisi dello scorso biennio – alle europee del 2014 aveva ottenuto il peggior risultato della sua storia post franchista –, anche grazie alla vittoria nelle regionali andaluse del 22 marzo scorso. L’altra novità è l’entrata in scena di Ciudadanos, partito di centro-destra, che, secondo il CIS, otterrebbe il 13,8% dei voti (a gennaio era dato solo al 3,1%), piazzandosi stabilmente al quarto posto. Si indebolisce notevolmente Izquierda Unida (IU) data al 4,8% – è necessario il 5% per entrare in Parlamento – e scompare Unión Progreso y Democracia (UPyD) dell’ex socialista Rosa Díez data all’1,9%, in processo di disgregazione per l’affermarsi di Ciudadanos.

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Export di armi: è ora di tornare alle buone prassi di Andreotti
Mostra mercato armamenti

 

di Giorgio Beretta *

Il 30 marzo scorso, il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Graziano Delrio ha inviato alle competenti Commissioni di Camera e Senato la “Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento” riferita all'anno 2014. Il documento, che non è ancora disponibile sui siti delle Camere (quando lo sarà, lo si troverà in queste sezioni del Senato e della Camera), è rilevante non solo per i suoi contenuti ma soprattutto perché è la prima Relazione di cui il Governo Renzi ha piena e totale competenza e titolarità.

La precedente Relazione inviata alle Camere lo scorso giugno, pur essendo stata firmata dal Sottosegretario Delrio, riportava infatti le operazioni autorizzate e svolte nel 2013, cioè le operazioni di cui erano stati titolari i governi Monti (in carica dal 16 novembre 2011 al 27 aprile 2013) e Letta (in carica dal 28 aprile 2013 al 21 febbraio 2014). Delrio inviò alle Camere quella Relazione relativa all’anno 2013, con un certo ritardo (fu consegnata a giugno del 2014) e nel periodo intercorso il governo Renzi avrebbe potuto apportare delle modifiche al testo: ma alla luce dei fatti – la principale relazione del Ministero degli Esteri riporta la firma del precedente Ministro degli Esteri, Emma Bonino – si può chiaramente dedurre che le modifiche siano state marginali.

 

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Forza Tonino
Tonino Perna

L'amico Tonino Perna, compagno di tanta strada di impegno civile, colpito da un infarto. Ora va un po' meglio.

(21 maggio 2015) Leggo una notizia di agenzia che mi lascia senza fiato. «Infarto per l’assessore al Comune di Messina Tonino Perna. La notte scorsa è stato colpito da un attacco di cuore mentre si trovava nella sua abitazione di Reggio Calabria. Trasportato d’urgenza all’ospedale “Bianchi-Melacrino-Morelli”, è stato sottoposto a un intervento in cui gli è stato applicato uno stent coronario. Si trova adesso ricoverato nel reparto di Terapia Intensiva dello stesso nosocomio. Le sue condizioni sono in miglioramento e non è in pericolo di vita. Nei prossimi giorni dovrebbe essere trasportato in un centro specializzato a Milano per un secondo intervento, con l’applicazione di un bypass. Dal 2009 Tonino Perna è Professore Ordinario di Sociologia Economica presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Messina e di Istituzioni di Economia presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Nel novembre 2013 è stato nominato assessore della giunta comunale messinese guidata da Renato Accorinti con le deleghe alla Cultura, Sviluppo Economico e Turismo, Politiche Giovanili e Decentramento».

Tonino è per me qualcosa di più che un amico. Lui di Reggio Calabria, io di Trento, le nostre frequentazioni erano quelle del comune sguardo inquieto ed esigente sul nostro presente, di una cooperazione internazionale da ripensare, di una guerra di là del mare. Un giorno – era il giugno del 1999 – ci siamo incontrati in un bar della Giudecca, a Venezia, e ci siamo detti che non se ne poteva più di un approccio emergenziale verso quella parte di Europa che era nei nostri cuori e abbiamo deciso così di costruire l'Osservatorio sui Balcani. Qualche matto come noi ci ha dato retta e ne è nata una delle cose più belle delle nostre vite.

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24 maggio, il mio plauso ad Arno Kompatscher
Lugli

L'inizio di una guerra che ha causato morti e sofferenze non è un evento da festeggiare e mi sembra inappropriato esporre la bandiera. Accoglierò invece l'invito ad osservare un minuto di silenzio in memoria di tutte le vittime, per non dimenticare e per impegnarsi affinché simili eventi non si ripetano: è quanto ribadisce il presidente della Provincia Arno Kompatscher in vista del 24 maggio.

In seguito alla discussione di questi giorni in merito all'esposizione delle bandiere domenica 24 in memoria dell'entrata in guerra dell'Italia, il presidente della Provincia Arno Kompatscher puntualizza la sua posizione in una nota.

"L'inizio di una guerra - ribadisce Kompatscher - non è un evento da festeggiare. Per questo motivo mi sembra inappropriato esporre le bandiere nella giornata di domenica e ribadisco che non sarà fatto sugli edifici pubblici di mia competenza. Diverso sarebbe stato se ci avessero chiesto di esporre le bandiere a mezz'asta, in segno di lutto per le morti e le sofferenze che la Prima guerra mondiale ha causato in tutta Europa e non solo."

"Nella giornata di domenica - prosegue il Presidente - accoglierò invece l'invito ad osservare un minuto di silenzio in memoria di tutte le vittime dell'evento bellico e della distruzione che la guerra sempre porta con sé. Il messaggio è chiaro: ricordiamo un tempo di tragica sofferenza e ci impegniamo affinché eventi del genere non si ripetano".

I numeri della "grande guerra":

9.722.000 soldati sui vari fronti (cifra sottostimata)

Un milione di civili morti durante le operazioni militari.

6 milioni di vittime per gli effetti che oggi definiremmo cinicamente “collaterali”: carestie, epidemie, pogrom...

21 milioni di feriti.

La nota del presidente dell'Alto Adige - Sud Tirolo ha generato una ridda di proteste e indignazioni. E' la testimonianza di quanto questo nostro tempo sia ancora pregno di cultura nazionalista e di quanto poco si sia elaborato sulla prima guerra mondiale. Basterebbe dare uno sguardo alle cifre della prima guerra mondiale per comprendere questa tragedia ma la retorica del centenario tende a nasconderle.

 

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