«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene
(23 gennaio 2013) Dopo un tabù durato fin troppo a lungo, durante il quale la partita di Finmeccanica era intoccabile, il candidato premier Pierluigi Bersani ha dichiarato: «Bisogna assolutamente rivedere la spesa militare sugli F35. È una spesa che va rivista perché le nostre priorità non sono i caccia, la nostra priorità è il lavoro».
E' proprio il caso di dire: finalmente. Ricordo che la mia prima mozione contro gli F35 venne approvata dal Consiglio regionale del Trentino Alto Adige / Sud Tirol nel giugno del 2009, unica regione italiana ad esprimersi in maniera inequivocabile contro l'acquisto dei 131 cacciabombardieri (poi diventati 91) per una spesa iniziale stimata in 16 miliardi di euro.
Vuol dire che il paziente lavoro di questi anni qualche frutto l'ha dato. Un motivo in più per vincere le elezioni e dire una parola definitiva contro questa scelta scellerata e per una forte riduzione delle spese militari.
(19 gennaio 2013) Dopo giorni e giorni di trattative si è finalmente trovato un accordo fra i principali partiti del centrosinistra autonomista per i collegi senatoriali del Trentino. A sbloccare la situazione la disponibilità da parte del PD del Trentino di candidare il proprio rappresentante nel collegio di Pergine Valsuaga (Alta e Bassa Valsugana, Primiero, Valli di Fiemme e di Fassa, Valle del Fersina).
La dislocazione sotto il simbolo che include i loghi del PD, del PATT e dell'UpT sarà dunque la seguente: Franco Panizza nel collegio di Trento (che comprende anche la Piana Rotaliana, la Paganella, le Valli di Non e di Sole, la Val di Cembra e la Valle dei Laghi), Vittorio Fravezzi (sindaco di Dro) nel collegio di Rovereto (Vallagarina, Basso Sarca, Valle di Ledro e Valli Giudicarie) ed infine Giorgio Tonini nel collegio di Pergine Valsugana. L'impegno in caso di elezione è quello di rappresentare l'esperienza del centrosinistra e l'autonomia trentina.
Una lettera aperta per le condidature senatoriali in Trentino
(12 gennaio 2012) La recente notizia della candidatura di Francesco Palermo sul collegio senatoriale della Bassa Atesina impone una riflessione nuova anche in Trentino: non solo per la portata politica di questo passaggio (che per la prima volta apre lo spazio ad una nuova strada dell'autonomia sudtirolese, superando lo scoglio etnico), ma anche per la rappresentazione che esso offre della specificità locale. La candidatura di Palermo dimostra infatti che è possibile sfruttare nel modo più intelligente le opportunità offerte dal particolare sistema elettorale dei collegi uninominali, arrivando ad esprimere candidati che da un lato siano frutto della convergenza politica di tutti i partiti del centrosinistra autonomista, dall'altro siano rappresentanti del territorio, espressione delle sue caratteristiche originali e delle sue istanze sociali, culturali, economiche...
Un patto tra amministrazione, territorio e cittadini per un futuro sostenibile.
La Giunta Provinciale ha approvato il Documento finale del PA.S.SO, il patto per lo sviluppo sostenibile del Trentino
(14 gennaio 2013) Europa; comunicazione, educazione e cultura; tutela e valorizzazione della biodiversità; mobilità sostenibile, energia e lotta al cambiamento climatico; agricoltura e stili di vita: sono queste le cinque priorità per lo sviluppo sostenibile del Trentino che costituiscono i pilastri di Passo, il documento approvato oggi dalla Giunta provinciale su proposta del presidente Alberto Pacher. Partendo da una ricognizione della situazione attuale del territorio, Pa.S.So - che indica in sigla proprio il "Patto per lo sviluppo sostenibile del Trentino" - fornisce indicazioni e impegni chiari sulle strategie dello sviluppo sostenibile a livello provinciale, da qui al 2020 e oltre.
(6 febbraio 2013) Per molti secoli le popolazioni rurali hanno affidato la spiegazione delle calamità naturali e delle carestie, che ciclicamente si abbattevano sulle comunità, all'influenza esercitata da strane figure femminili situate ai margini della società e bollate con lo stigma della strega. Anche ai poteri politici del tempo faceva comodo indicare capri espiatori dagli effetti garantiti e tali da suscitare la comune riprovazione.
L'antropologa inglese Mary Douglas ricostruisce, in un suo noto saggio dal titolo Rischio e colpa, i meccanismi sottostanti ai dispositivi simbolici di attribuzione di colpa, il cosiddetto «effetto blaming». In ogni circostanza negativa, essa sosteneva, le società pre-scientifiche si difendevano istintivamente dall'ignoto, da ciò che non si conosceva o non si era in grado di sottoporre al «tribunale della ragione», mediante l'invenzione di cause e concause di cui sarebbero stati portatori individui particolari o istituzioni sgradite.
di Michele Nardelli
Ho visto solo qualche frammento finale dell'evento televisivo di Michele Santoro con Silvio Berlusconi. Non amo né "Servizio pubblico", tanto meno il cavaliere. In compenso l'hanno guardato quasi 9 milioni di italiani, inchiodati davanti al televisore che mandava in onda il revival di un ventennio che cerchiamo faticosamente di metterci alle spalle e due dei suoi principali protagonisti, i quali per ritornare in auge hanno evidentemente bisogno l'uno dell'altro.
Da una parte l'immagine del vecchio capo che nonostante tutto tanto piace ancora agli italiani, simbolo di quello che vorrebbero essere e di un modello sociale fondato sul populismo e sul paternalismo autoritario, sul rancore e sull'invidia. Dall'altra un giornalismo progressista e salottiero, subalterno perché privo di autonomia progettuale, che si è nutrito di antiberlusconismo come si trattasse della propria ragion d'essere.
Niente da stupirsi, dunque, se alla fine dello spettacolo il cavaliere ne sia uscito come un gigante al cospetto di un giornalismo ignorante, approssimativo e che nei mesi di ibernazione di Silvio Berlusconi aveva raggiunto dati di ascolto da fallimento. Il risultato di questa messa in scena è sotto i vostri occhi.
Ci dovrebbe far comprendere che per voltare pagina occorre riflettere su quel che il berlusconismo ci ha lasciato in eredità, su come questo paese è cambiato (e non in meglio) nel suo profondo e infine che un'alternativa a quel modello sociale non possa essere ridotta al mettere i conti a posto ma fondarsi su un progetto capace di proporre un'altra idea di economia e di società.
In una situazione di grande fluidità e pluralismo a livello partitico e di contendibilità della leadership a livello governativo si gioca il futuro del Venezuela
di Francesca D'Ulisse
(10 gennaio 2013) Con il fiato sospeso fino al 10 gennaio e con le comunicazioni roventi tra Caracas e L'Avana. E' in questa situazione che sta maturando la vigilia della "toma de posesión", la cerimonia d'investitura presidenziale in Venezuela. La situazione del Presidente Chávez è stabile ma "delicata", Hugo Chavez è "assolutamente cosciente" su quanto siano "complesse e delicate" le sue condizioni dopo l'operazione dello scorso 11 dicembre, "leggeri miglioramenti con situazioni stazionarie": è sugli aggettivi e sulle dichiarazioni dei ministri accorsi al capezzale di Chávez che maggioranza e opposizione prendono le misure per capire cosa fare e cosa sperare dai prossimi giorni. Niente "segreto di stato" - come fu ed è ancora per Fidel Castro - anche se i dubbi e i sospetti sulle reali condizioni di salute del presidente venezuelano si rincorrono ormai da mesi pesando come un macigno sul futuro del Paese e sugli equilibri di un intero continente. La costituzione bolivariana è sottoposta in questi giorni ad analisi e interpretazioni estensive.