«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene
di Michele Nardelli
Dell'esito del voto mi sconcertano in particolare tre cose. La prima è che un terzo dell'elettorato ritenga che Berlusconi sia l'uomo politico che meglio possa rappresentare questo paese, che il signore di Arcore si sia fatto con le proprie mani, Mussolini fosse un grande statista che ha fatto qualche errore, Ruby la nipote di Mubarak e l'Imu potesse venir restituita a chi l'ha pagata. Il fatto è che Berlusconi rappresenta meglio di chiunque altro non solo un certo modello sociale e culturale, ma anche la nostra parte peggiore e talvolta inconfessabile, tanto da mentire anche sulle intenzioni di voto. Un paese malato, che non ha saputo elaborare nulla della sua storia novecentesca e delle sue pagine più nere. E nemmeno di quel che è accaduto nella "seconda repubblica", fra ritorno della P2 e stragismo, cultura plebiscitaria e scasso istituzionale, demolizione del welfare e solitudine sociale. Quel che scrivevo nelle ore precedenti il voto, si rivela alla luce dell'esito elettorale in tutta la sua gravità.
di Vincenzo Calì
(26 febbraio 2013) 28 piovoso dell'anno CCXX1. Il ricorso all'antico calendario rivoluzionario introdotto dalla convenzione nazionale francese non appaia fuori luogo: la situazione oggi in Italia presenta diverse analogie con quella lontana stagione: non siamo in guerra, ma a fronte della grave crisi economica che non accenna a passare, dopo il voto ci si presenta questo scenario: espletati i primi adempimenti (elezione dei presidenti di Camera e Senato e insediamento di un governo di salute pubblica) l'assemblea composta dai mille grandi elettori dovrà procedere all'elezione del Presidente della Repubblica.
di Raniero La Valle
(1 marzo 2013) Il Papa che ieri sera se ne è andato modernamente in elicottero, secondo il medievalista Jacques Le Goff, ha compiuto con le sue dimissioni un gesto di rifiuto della modernità. Abdicando egli se ne è ritirato, quasi a dire che la Chiesa non è compatibile con la modernità se non al prezzo di snaturarsi, o che in ogni caso egli non aveva più le forze come papa di reggere la sfida di un'età moderna da lui globalmente inscritta nel girone del relativismo.
Se questo era il suo giudizio, se questo era il problema che egli voleva lasciare aperto alla Chiesa, giustamente se ne è andato: perché un papa deve essere contemporaneo alla sua Chiesa, non può essere amoderno o premoderno. Un papa del terzo millennio non può prendere in mano una Chiesa a cui consideri avversi i "segni del tempo", e guidarla come se il Concilio non ci fosse stato, o peggio come se esso avesse devastato la Chiesa attraverso la manipolazione dei media, come ha sostenuto nell'ultimo suo discorso al clero romano.
Approvata la legge provinciale "Nome per la promozione della società dell'informazione e dell'amministrazione digitale, per la diffusione del software libero e dei formati di dati aperti".
Le tecnologie informatiche stanno cambiando le nostre vite, mettendo in discussione l'economia, l'organizzazione del lavoro, la gestione della pubblica amministrazione, il concetto di mobilità, il nostro tempo libero. Ciò nonostante, quando si parla di amministrazione digitale, di software libero, di dati aperti, di diritti digitali dei cittadini si pensa di avere a che fare con cose per addetti ai lavori.
(19 febbraio 2013) Alessio Migazzi, presidente della Comunità della Valle di Sole, è il nuovo direttore pro tempore di Politica Responsabile.
"L'Europa vera, non quella da qualcuno volutamente considerata arbitro fazioso, è l'Europa dei talenti, delle innovazioni, della ricerca e dei diritti civili. È l'Europa delle Regioni; dei Land fatti di popoli moderni, culturalmente vicini e senza nostalgie né retaggi, ma con la volontà di aprire una porta sul mondo. Un'Europa dove nell'Euregio Tirol il Trentino, terra di confine forte degli insegnamenti di De Gasperi, possa ricoprire un suo ruolo da protagonista attivo e prospettico. Solo ragionando su un contesto così ampio maturerà il senso di responsabilità che ci chiama a fare la nostra parte per il Paese, parte che deve comunque essere controbilanciata dalla consapevolezza che speranza esiste, se esiste serietà, sobrietà e credibilità".
Discutiamone insieme, come sempre, su www.politicaresponsabile.it
di Giorgio Rigotti
(24 febbraio 2013) Un degrado immediato e crescente, da quando è tornato Berlusconi. Già il ricompattarsi istantaneo del Pdl ne ha dimostrato la superficialità del suo valore politico e il volto squallido di una proposta fatta di individualismo, di bene comune come preda, di partito come clan di interessi.
La proposta Monti, che aveva il fascino di una borghesia consapevole del proprio ruolo storico - del rigore morale "calvinista", della responsabilità personale, del merito come compiacimento del servizio - si è subito svelata senza spessore politico ( Albertini candidato in Lombardia è stata scelta clamorosa) e in balia di Casini e del suo politicismo, privato di colpo del velo del moderatismo e del disinteresse.
di Michele Nardelli
Non è stata una bella campagna elettorale e probabilmente ci sarebbe stato da stupirsi del contrario. Per tante ragioni ma per una in particolare. Vent'anni di buio hanno lasciato il segno nel corpo sociale, nei compotamenti, nel modo di pensare, nello spaesamento che ne è scaturito, nella solitudine delle persone.
Non è che l'Italia si sia improvvisamente scoperta un paese vulnerabile sotto il profilo culturale e dunque politico. Siamo usciti con fatica dal fascismo, ma ancora oggi - a settant'anni dalla caduta di quel regime - c'è una parte significativa di questo paese che considera Mussolini uno statista che ha semplicemente sbagliato ad allearsi con Hitler.
Il secondo dopoguerra è avvenuto all'insegna di un'idea di sviluppo che ha piegato uno dei paesi più belli del mondo, dimenticandoci dell'unicità dei nostri territori come se le ricchezze storiche ed ambientali, il patrimonio culturale e la creatività della nostra gente, i saperi e le caratteristiche delle regioni italiane... non valessero un accidente.