«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene
Il futuro della Regione Autonoma Trentino Alto Adige - Sűdtirol
(19 febbraio 2013) Il documento che è stato presentato ieri a Trento alla Sala Rosa della Regione rappresenta una proposta al dibattito su un tema delicato come quello del futuro assetto della Regione nell'ambito più generale del confronto che porterà alla stesura, ormai matura, del terzo statuto di autonomia. Il documento, che trovate in allegato, è stato elaborato da un apposito gruppo di lavoro del Partito Democratico del Trentino coordinato dai consiglieri provinciali Margherita Cogo e Michele Nardelli e a cui hanno partecipato Francesco Palermo, Mauro Cereghini e Paolo Pasi.
Due le cose fondamentali della proposta: togliere di mezzo le residue competenze amministrative per affidare alla Regione un ruolo di indirizzo politico ed un nuovo assetto istituzionale - attraverso lo strumento della Convenzione - che prefiguri un terzo statuto caratterizzato da un'autonomia integrale nella cornice del progetto federalista europeo.
Accadono strane coincidenze, che forse coincidenze non sono.
Mentre leggo "La collina del vento", il bel romanzo di Carmine Abate che ha vinto il Premio Campiello, mi telefona Tonino Perna. Come sempre accade nei nostri colloqui, la conversazione con questo caro amico di Reggio Calabria spazia sul nostro sguardo che pure da angolazioni diverse ha trovato in questi anni molti punti d'incontro.
Uno per tutti quando, nel giugno del 1999 a Venezia, decidemmo che i Balcani erano troppo importanti per continuare a rincorrerne distrattamente gli avvenimenti e che sarebbe stato necessario darsi uno strumento di osservazione permanente di questa parte d'Europa. Ideammo così Osservatorio Balcani, oggi punto di riferimento riconosciuto a livello internazionale.
Tonino mi chiama per dirmi dell'uscita di "Aspromonte", un film in distribuzione nelle sale cinematografiche italiane che gioca sui pregiudizi di un nord verso questa terra e il fascino dei luoghi, tratto da un soggetto proprio di Tonino Perna.
di Marco Pontoni
(31 gennaio 2013) È effettivamente semplicistico definire la guerra in corso nel Mali "neocoloniale", come sottolineato fra gli altri dal ministro Riccardi, che l'Africa la conosce. I fondamentalisti, o qaedisti - contro cui la Francia è recentemente scesa in campo, accogliendo anche il supporto dell'Italia - non sono i Viet Cong e non conducono una guerra di liberazione; sono essenzialmente un corpo estraneo all'Africa saheliana, che è in gran parte musulmana, questo sì, ma non integralista, se non altro perché nell'Africa nera l'Islam ha dovuto venire a patti con le culture e le religioni autoctone (cosa che ha dovuto fare anche il cristianesimo).
di Michele Nardelli
Un perimetro, quello tracciato ieri con una linea bianca di gesso lungo le vie della città di Trento, per aiutarci a riflettere. Racchiude centosettantacinque ettari, uno spazio immenso come quello che ad Auschwitz occupava l'industria della morte che inghiottì milioni di persone.
Grazie ad una suggestiva idea di Valentina Miorandi, all'impegno dell'ANPI e di numerose associazioni, centinaia di persone hanno provato ieri a scuotere l'immaginario collettivo, laddove la memoria dell'olocausto rischia di essere relegata alle celebrazioni di un giorno.
Quella linea bianca che attraversa la città, i suoi quartieri e le sue strade, forse aiuterà tante altre persone ad interrogarsi sul come sia stato possibile, su dove può arrivare la ferocia dell'uomo, sul come tutto questo sia avvenuto anche attraverso il consenso di moltitudini inneggianti l'odio razziale, sulla banalità del male e sulla responsabilità di chi girò lo sguardo altrove.
Una linea bianca che da piazza Fiera arriva a piazza Venezia, al Castello del Buonconsiglio, al quartiere di san Martino e da lì verso Cristo Re, Lung'Adige Leopardi e giù fino ad oltre il Muse, via Monte Baldo, via Vittorio Veneto, per giungere a Corso 3 Novembre, via S.Croce e ritornare lì dove eravamo partiti due ore e mezzo prima: quello spazio occupava la fabbrica della morte.
Che non casualmente aveva al suo ingresso la scritta "Arbeit mach frei", perché ad Auschwitz e negli altri luoghi concentrazionari del Novecento la modernità ha prodotto uno dei suoi frutti più avvelenati: la pianificazione dello sterminio di chi rappresentava il diverso. Zingari o ebrei, omosessuali o malati mentali, oppositori o partigiani, anarchici o comunisti... in quella linea non c'era solo la follia del nazifascismo, c'era qualcosa di più profondo che se non viene elaborato è destinato a riapparire.
Mentre percorro quei sette chilometri di perimetro c'è una domanda che attraversa i miei pensieri: quanto abbiamo saputo elaborare di questa e di analoghe tragedie del Novecento? Perché qui sta il nodo da sciogliere: in assenza di elaborazione collettiva, il passato non passa.
di Giuseppe Ferrandi
(24 gennaio 2013) Non mi riconosco pienamente nei «tanti delusi di questi giorni», ma credo che abbia ragione Mario Raffaelli nell'invocare (vedi l'Adige di ieri) un cambio di rotta. Convincente è la constatazione critica sulla coalizione (o meglio sullo spirito di coalizione) che governa il Trentino.
Abbiamo alle spalle lunghi anni di collaborazione che non sembrano esprimere oggi una «visione realmente comune del Trentino». Forse questa visione c'è ma è solo potenziale. Forse questa visione, per emergere, deve ridurre le ambizioni elettorali ed egemoniche dei singoli partiti e dei vari gruppi dirigenti. Sicuramente la campagna elettorale in corsa non aiuta ed è quindi saggio attendere il dopo elezioni per avviare un percorso e una fase costituente (o meglio ricostituente).
(23 gennaio 2013) Dopo un tabù durato fin troppo a lungo, durante il quale la partita di Finmeccanica era intoccabile, il candidato premier Pierluigi Bersani ha dichiarato: «Bisogna assolutamente rivedere la spesa militare sugli F35. È una spesa che va rivista perché le nostre priorità non sono i caccia, la nostra priorità è il lavoro».
E' proprio il caso di dire: finalmente. Ricordo che la mia prima mozione contro gli F35 venne approvata dal Consiglio regionale del Trentino Alto Adige / Sud Tirol nel giugno del 2009, unica regione italiana ad esprimersi in maniera inequivocabile contro l'acquisto dei 131 cacciabombardieri (poi diventati 91) per una spesa iniziale stimata in 16 miliardi di euro.
Vuol dire che il paziente lavoro di questi anni qualche frutto l'ha dato. Un motivo in più per vincere le elezioni e dire una parola definitiva contro questa scelta scellerata e per una forte riduzione delle spese militari.