«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene
di Marco Pontoni
(31 gennaio 2013) È effettivamente semplicistico definire la guerra in corso nel Mali "neocoloniale", come sottolineato fra gli altri dal ministro Riccardi, che l'Africa la conosce. I fondamentalisti, o qaedisti - contro cui la Francia è recentemente scesa in campo, accogliendo anche il supporto dell'Italia - non sono i Viet Cong e non conducono una guerra di liberazione; sono essenzialmente un corpo estraneo all'Africa saheliana, che è in gran parte musulmana, questo sì, ma non integralista, se non altro perché nell'Africa nera l'Islam ha dovuto venire a patti con le culture e le religioni autoctone (cosa che ha dovuto fare anche il cristianesimo).
di Michele Nardelli
Un perimetro, quello tracciato ieri con una linea bianca di gesso lungo le vie della città di Trento, per aiutarci a riflettere. Racchiude centosettantacinque ettari, uno spazio immenso come quello che ad Auschwitz occupava l'industria della morte che inghiottì milioni di persone.
Grazie ad una suggestiva idea di Valentina Miorandi, all'impegno dell'ANPI e di numerose associazioni, centinaia di persone hanno provato ieri a scuotere l'immaginario collettivo, laddove la memoria dell'olocausto rischia di essere relegata alle celebrazioni di un giorno.
Quella linea bianca che attraversa la città, i suoi quartieri e le sue strade, forse aiuterà tante altre persone ad interrogarsi sul come sia stato possibile, su dove può arrivare la ferocia dell'uomo, sul come tutto questo sia avvenuto anche attraverso il consenso di moltitudini inneggianti l'odio razziale, sulla banalità del male e sulla responsabilità di chi girò lo sguardo altrove.
Una linea bianca che da piazza Fiera arriva a piazza Venezia, al Castello del Buonconsiglio, al quartiere di san Martino e da lì verso Cristo Re, Lung'Adige Leopardi e giù fino ad oltre il Muse, via Monte Baldo, via Vittorio Veneto, per giungere a Corso 3 Novembre, via S.Croce e ritornare lì dove eravamo partiti due ore e mezzo prima: quello spazio occupava la fabbrica della morte.
Che non casualmente aveva al suo ingresso la scritta "Arbeit mach frei", perché ad Auschwitz e negli altri luoghi concentrazionari del Novecento la modernità ha prodotto uno dei suoi frutti più avvelenati: la pianificazione dello sterminio di chi rappresentava il diverso. Zingari o ebrei, omosessuali o malati mentali, oppositori o partigiani, anarchici o comunisti... in quella linea non c'era solo la follia del nazifascismo, c'era qualcosa di più profondo che se non viene elaborato è destinato a riapparire.
Mentre percorro quei sette chilometri di perimetro c'è una domanda che attraversa i miei pensieri: quanto abbiamo saputo elaborare di questa e di analoghe tragedie del Novecento? Perché qui sta il nodo da sciogliere: in assenza di elaborazione collettiva, il passato non passa.
di Giuseppe Ferrandi
(24 gennaio 2013) Non mi riconosco pienamente nei «tanti delusi di questi giorni», ma credo che abbia ragione Mario Raffaelli nell'invocare (vedi l'Adige di ieri) un cambio di rotta. Convincente è la constatazione critica sulla coalizione (o meglio sullo spirito di coalizione) che governa il Trentino.
Abbiamo alle spalle lunghi anni di collaborazione che non sembrano esprimere oggi una «visione realmente comune del Trentino». Forse questa visione c'è ma è solo potenziale. Forse questa visione, per emergere, deve ridurre le ambizioni elettorali ed egemoniche dei singoli partiti e dei vari gruppi dirigenti. Sicuramente la campagna elettorale in corsa non aiuta ed è quindi saggio attendere il dopo elezioni per avviare un percorso e una fase costituente (o meglio ricostituente).
(23 gennaio 2013) Dopo un tabù durato fin troppo a lungo, durante il quale la partita di Finmeccanica era intoccabile, il candidato premier Pierluigi Bersani ha dichiarato: «Bisogna assolutamente rivedere la spesa militare sugli F35. È una spesa che va rivista perché le nostre priorità non sono i caccia, la nostra priorità è il lavoro».
E' proprio il caso di dire: finalmente. Ricordo che la mia prima mozione contro gli F35 venne approvata dal Consiglio regionale del Trentino Alto Adige / Sud Tirol nel giugno del 2009, unica regione italiana ad esprimersi in maniera inequivocabile contro l'acquisto dei 131 cacciabombardieri (poi diventati 91) per una spesa iniziale stimata in 16 miliardi di euro.
Vuol dire che il paziente lavoro di questi anni qualche frutto l'ha dato. Un motivo in più per vincere le elezioni e dire una parola definitiva contro questa scelta scellerata e per una forte riduzione delle spese militari.
(19 gennaio 2013) Dopo giorni e giorni di trattative si è finalmente trovato un accordo fra i principali partiti del centrosinistra autonomista per i collegi senatoriali del Trentino. A sbloccare la situazione la disponibilità da parte del PD del Trentino di candidare il proprio rappresentante nel collegio di Pergine Valsuaga (Alta e Bassa Valsugana, Primiero, Valli di Fiemme e di Fassa, Valle del Fersina).
La dislocazione sotto il simbolo che include i loghi del PD, del PATT e dell'UpT sarà dunque la seguente: Franco Panizza nel collegio di Trento (che comprende anche la Piana Rotaliana, la Paganella, le Valli di Non e di Sole, la Val di Cembra e la Valle dei Laghi), Vittorio Fravezzi (sindaco di Dro) nel collegio di Rovereto (Vallagarina, Basso Sarca, Valle di Ledro e Valli Giudicarie) ed infine Giorgio Tonini nel collegio di Pergine Valsugana. L'impegno in caso di elezione è quello di rappresentare l'esperienza del centrosinistra e l'autonomia trentina.
Una lettera aperta per le condidature senatoriali in Trentino
(12 gennaio 2012) La recente notizia della candidatura di Francesco Palermo sul collegio senatoriale della Bassa Atesina impone una riflessione nuova anche in Trentino: non solo per la portata politica di questo passaggio (che per la prima volta apre lo spazio ad una nuova strada dell'autonomia sudtirolese, superando lo scoglio etnico), ma anche per la rappresentazione che esso offre della specificità locale. La candidatura di Palermo dimostra infatti che è possibile sfruttare nel modo più intelligente le opportunità offerte dal particolare sistema elettorale dei collegi uninominali, arrivando ad esprimere candidati che da un lato siano frutto della convergenza politica di tutti i partiti del centrosinistra autonomista, dall'altro siano rappresentanti del territorio, espressione delle sue caratteristiche originali e delle sue istanze sociali, culturali, economiche...