«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene

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La Primavera di Damasco
Siria, un\'immagine delle manifestazioni

(23 aprile 2011) Dopo la Tunisia e l'Egitto è il momento della Siria. La primavera araba non sembra conoscere confini, centinaia di migliaia di persone nelle piazze a rivendicare libertà e dignità, ovvero la fine del regime dispotico e corrotto che per decenni hanno tenuto questo paese in una condizione di letargo politico, sociale e culturale.

Uso questo termine non casualmente, perché l'effetto del potere personale degli Assad è stato proprio la progressiva marginalizzazione di un paese come la Siria che, al pari dell'Egitto, rappresenta storicamente uno dei riferimenti più importanti del mondo arabo.

E nel quale - a guardar bene - dieci anni fa la "primavera araba" è nata. Senza rumore, nelle petizioni degli intellettuali, nel riflesso di un giornalismo coraggioso che aveva Beirut come centro motore, nei tentativi di aprire una forte dialettica nel partito Ba'th, nel chiedere la fine dello stato di emergenza, come ci raccontava Samir Kassir nei suoi articoli prima che un attentato metesse a tacere per sempre la sua voce.

Un potere che è arrivato al capolinea e che di fronte alle piazze gremite di gente nel "venerdì santo cristiano e musulmano" prova l'ultimo disperato tentativo di sopravvivere attraverso la repressione. Solo ieri più di ottanta persone sono state assassinate dalle milizie e dai cecchini, in un rituale che abbiamo già visto fallire in Tunisia e in Egitto.

Nei giorni scorsi il regime di Assad ha finalmente decretato la fine dello stato di emergenza. Sulla "Primavera di Damasco" non è affatto calato il sipario.

I.N.R.I.
Paul Klee
(18 aprile 2011) Ilaria Pedrini, la nuova direttrice di Politica Responsabile, ci conduce per mano verso una lettura "politica" dei passi della Scrittura che vengono letti, pregati, meditati nella Settimana Santa. Gli ingredienti ci sono tutti: una città e un impero, una nazione occupata e una lotta di liberazione, intrighi di palazzi civili e religiosi, alleanze e tradimenti, azioni collettive di movimenti e partiti, e la "folla", soprusi e processi, torture e pene capitali. E, immancabili, a muovere gli attori, il potere e il denaro. Parliamone insieme, come sempre, su www.politicaresponsabile.it

Bosnia: segnali di (fine?) tempesta
il ponte di Mostar

di Christophe Solioz e Wolfgang Petritsch 

L'ennesima crisi a quindici anni da Dayton. I nazionalismi destabilizzano lo Stato, mentre la comunità internazionale sembra impotente e confusa. La Bosnia cerca la propria via per entrare nell'UE tra tante difficoltà e ferite ancora aperte. Un interessante commento dal sito http://www.balcanicaucaso.org/

(18 maggio 2011) Una quindicina d'anni dopo la firma degli Accordi di Dayton, il 14 dicembre 1995 a Parigi, la Bosnia resta invischiata in quel che rimane di una transizione post-bellica interminabile. Le crisi hanno il gusto amaro del "già visto", scandiscono il ritmo della vita quotidiana dei suoi cittadini (dis)illusi. Ogni volta si prevede il peggio, il sollievo che segue è dunque grande quanto illusorio.

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Una fase cruciale per l'autonomia
l\'autonomia in murales a Piedicastello
(18 aprile 2011) Si è svolto stamane a Trento, in sala Aurora, l'incontro fra i componenti trentini della Commissione dei Dodici e il Consiglio Provinciale. In allegato la relazione sulla attività della Commissione dei Dodici e alcune valutazioni politiche sui lavori sin qui svolti dal suo ultimo insediamento di Roberto Pinter.

La relazione di Roberto Pinter

I confini della libertà economica
Stanlio e Ollio
(21 aprile 2011) Presentazione ufficiale a Milano della sesta edizione del Festival dell'Economia, l'evento che ogni anno per quattro giorni attira a Trento economisti, operatori dell'informazione, studiosi, statistici, imprenditori e personalità pubbliche di rilievo nazionale e internazionale. Il programma dell'edizione 2011, dedicata a "I confini della libertà economica" e in calendario dal 2 al 5 giugno è stato presentato ai giornalisti in anteprima dai rappresentanti degli enti promotori.

Il programma provvisorio

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Un giovane bello e solare, come i tanti protagonisti della primavera araba
Matite per la Palestina
di Ali Rashid

(19 aprile 2011) Oltre una certa soglia è ostico, persino ingrato, trasformare il dolore in parole. Un dolore accompagnato dalla rabbia e lo sgomento che non sai in quale direzione urlare.

Tutte le guerre sono sporche, quella sulla Palestina in modo particolare. Non ci sono state zone proibite o limiti invalicabili. Fiumi di parole e lacrime per descrivere la sofferenza e invocare aiuto, un oceano di menzogne che attirano altre menzogne per giustificare i crimini e perpetuarli. Mani e anime sporche di sangue rendono arduo il restare umani.

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In ricordo di Jul
Juliano Mer

di Paola Ghiglione

... Mi sembrò che quel ragazzo di quarant'anni guardasse il mondo, in particolare il suo mondo martoriato, conservando una sorta di purezza infantile, ostinandosi a cercare e a difendere il bello, il buono e il giusto in un mare di orrori e di violenza...

(9 aprile 2011) Ricordo tutto di quel giorno, il sole, la stazione di Haifa, le verdure allineate lungo il bordo della strada, la polvere che quasi rendeva insensibili i palmi delle mani, la ragazza bionda che nell'auto accanto a me stendeva le braccia per arrivare al volante, per niente infastidita dal pancione tondo, mentre il suo uomo, dal sedile posteriore, mi raccontava storie di dolore e di speranza con la sua bella voce di attore.

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