«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene

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Il messaggio di Obama al mondo arabo
Barack Obama

(20 maggio 2011) Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha fatto ieri un importante discorso di politica estera, concentrato sui cambiamenti avvenuti negli ultimi sei mesi in Medio Oriente e Nordafrica. È un discorso importante perché segna con decisione il cambiamento di approccio dell'amministrazione Obama rispetto a quello del recente passato, schierando apertamente ed esplicitamente gli Stati Uniti dalla parte dei manifestanti che chiedono riforme democratiche. Inoltre, è un nuovo tentativo di ravvivare il processo di pace tra Israele e Palestina, proponendo un terreno comune su confini territoriali e sicurezza per mettere le premesse alla discussione degli altri nodi sul tavolo. Di seguito, la traduzione dei passaggi più interessanti del discorso di Obama, il cui testo integrale in inglese si può leggere qui.

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Un grido di libertà
bambino molto pericoloso

"Vaffanculo Hamas. Vaffanculo Israele. Vaffanculo Fatah. Vaffanculo Onu. Vaffanculo Unrwa. Vaffanculo Usa! Noi, i giovani di Gaza, siamo stufi di Israele, di Hamas, dell'occupazione, delle violazioni dei diritti umani e dell'indifferenza della comunità internazionale! Vogliamo urlare per rompere il muro di silenzio, ingiustizia e indifferenza, come gli F16 israeliani rompono il muro del suono; vogliamo urlare con tutta la forza delle nostre anime per sfogare l'immensa frustrazione che ci consuma per la situazione del cazzo in cui viviamo; siamo come pidocchi stretti tra due unghie, viviamo un incubo dentro un incubo, dove non c'è spazio né per la speranza né per la libertà..."

E' l'inizio dell'appello dei giovani di Gaza, lanciato qualche settimana fa in sintonia con i giovani della primavera araba e degli "indignados" che occupano le piazze della Spagna. Dicono semplicemente di aver diritto alla vita. La politica dovrebbe saper riprendere questo grido.

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Un po' di luce, in fondo al tunnel
Un po\' di luce in fondo al tunnel

(17 maggio 2011) L'Italia si sveglia stamane intravedendo un po' di luce in fondo al tunnel. I risultati elettorali nei 1351 comuni e nelle 11 province ci dicono che il vento è cambiato e che un po' di primavera arriva anche da questa parte del Mediterraneo. Sconfitta sonora per il Pdl, sconfitta per la Lega, risultato al di sotto delle aspettative per il terzo polo. Buono invece il risutato del centrosinistra che vince al primo turno a Torino e Bologna, va al ballottaggio (ma con un notevole vantaggio) a Milano e a Napoli dove fra i due candidati del centrosinistra prevale (grazie al voto disgiunto) Luigi De Magistris a testimoniare una forte richiesta di discontinuità rispetto alla gestione precedente. Nelle elezioni provinciali 6 provincie vanno al ballottaggio, mentre il centrosinistra si afferma al primo turno a Gorizia, Ravenna e Lucca. Vince il centrodestra a Treviso e Campobasso.

L'esito del voto a Milano segna forse più di altri il cambiamento nell'orientamento del nord fino a ieri roccaforte di Berlusconi e della Lega. Nella città simbolo del berlusconismo Giuliano Pisapia raggiunge il 48% mentre la Moratti si ferma al 41,6%, la Lega Nord è sotto il 10% e il PD per un soffio non è il primo partito.

Più in generale è il nord del paese che sembra uscire dalla notte in cui s'era cacciato: il voto di tre città chiave come Torino, Milano e Trieste(pur nella prudenza necessaria per l'esito del ballottaggio) indica in ogni caso una netta inversione di rotta.

Ora si tratta di confermare questo risultato nei ballottaggi ma soprattutto di corrispondere alle istanze di cambiamento con idee, progettualità e comportamenti capaci davvero di aprire una pagina nuova.

Un'occasione viene il 12 e 13 giugno con i quattro referendum su acqua, nucleare e legittimo impedimento: temi che assumono un profondo significato politico, investendo il modello di sviluppo di questo paese. In gioco è la nostra capacità di cambiare rotta, facendo della cultura del limite e della sostenibilità uno dei tratti decisivi del cammbiamento. (m.n.)

http://elezioni.interno.it/

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I confini della libertà economica
Paul Klee
(16 maggio 2011) L'imminente inizio del Festival Economia di Trento rinnova l'appuntamento con una manifestazione che ha saputo rispondere in questi anni a un bisogno diffuso di conoscenza attraverso un registro "alto". Il tema del 2011, "I confini della libertà economica", induce a una riflessione sulla natura della crisi, sugli obiettivi della libera iniziativa e sul ruolo degli Stati nel mondo interdipendente. Dando il benvenuto alla nuova direttrice di Politica Responsabile, Fausta Slanzi, vi invitiamo come sempre a sintonizzarvi su www.politicaresponsabile.it

Per chi suona la campana?
Pablo Picasso, Guernica

"Ogni morte d'uomo mi diminuisce, perché io partecipo dell'umanità. E così non mandare mai a chiedere per chi suona la campana: Essa suona per te"

Jhon Donne (1573 - 1651)

(riportato in apertura del romanzo di Ernest Hemingway "Per chi suona la campana")

Economia e democrazia. Il pensiero di Amartya Sen
Amartya Sen

di Ugo Morelli

(25 maggio 2011) Il benessere è diverso dalla ricchezza. Quest'ultima ne può essere una condizione, a patto che si combini con la giustizia, l'eguaglianza, la tolleranza, l'etica e l'attenzione allo sviluppo delle capacità.

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L’impegno di pace e sicurezza in Somalia: molti attori internazionali, poca conoscenza del terreno
Africa
L'impegno di pace e sicurezza in Somalia: molti attori internazionali, poca conoscenza del terreno

di Mario Raffaelli

(14 maggio 2011) La Somalia riassume i problemi e le fratture che attraversano il Corno d'Africa: sicureza e governabilità, povertà e sviluppo, islam e fondamentalismo, migrazioni e rifugiati, pastoralismo e agricoltura, proliferazione delle armi leggere, competizione per l'uso delle risorse idriche. Questi aspetti, singolarmente e/o in combinazione, sono alla base dei conflitti in quest'area. Infatti, nella strategia europea del 2006 per una partnership per la pace, la sicurezza e lo sviluppo del Corno d'Africa, si sottolinea l'esistenza di «un sistema regionale d'insicurezza», nel quale conflitti e crisi politiche si alimentano vicendevolmente.

Per interrompere questo ciclo di violenze, è necessario un approccio regionale. Dal 1996 l'Igad (che rappresenta il Corno d'Africa "allargato", con Etiopia, Eritrea, Kenya, Uganda, Sudan, Somalia e Gibuti) ha aggiunto ai suoi compiti la mediazione dei conflitti, negoziando due processi di pace: il "Sudan Comprehensive Peace Agreement", siglato il 9 gennaio 2005, e la "Conferenza di riconciliazione somala", conclusasi nell'ottobre del 2004. Nel primo caso, la comunità internazionale (con gli Stati Uniti in prima fila) ha accompagnato efficacemente la difficile transizione, nel secondo non altrettanto.

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