«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene

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Acqua e nucleare: il 12 giugno vota Sì
Un\'immagine della manifestazione

(27 marzo 2011) Centinaia di migliaia persone hanno partecipato a Roma alla manifestazione per l'acqua bene comune, contro la privatizzazione e per il Sì al referendum abrogativo del 12 giugno. E per fermare il ritorno al nucleare nel nostro paese. Molte le iniziative che si svolgono anche in Trentino in preparazione dei referendum del 12 giugno. Riportiamo qui un'intervista ad Emilio Molinari, vecchio amico e portavoce del Contratto mondiale per il diritto all'acqua.

http://www.google.it/url?sa=t&source=web&cd=34&ved=0CB8QtwIwAzge&url=http%3A%2F%2Fwww.youtube.com%2Fwatch%3Fv%3DW_Efoa1J_e8&ei=wGyPTa6cDIvCswb3hpj-CQ&usg=AFQjCNFReilgtynvqQtlUA0Ovu4frlceMQ&sig2=_Y9yvNFwn-7lNel5IEuL8w

 

Tutto sbagliato
No-Fly Zone?

di Michele Nardelli

(20 marzo 2011) Quello che accade in Libia in queste ore ha ben poco a che fare con la rivoluzione dei gelsomini. In Tunisia, in Egitto e in tanta parte del mondo arabo milioni di giovani donne e uomini hanno scelto di riprendere nelle loro mani il proprio destino. Mani nude, con gli strumenti della comunicazione elettronica e del passa parola, con la forza del sorriso e l'orgoglio della dignità, senza simboli religiosi né bandiere del Novecento. La forza di questa primavera era ed è nella nonviolenza.

La Libia è un'altra storia, che abbiamo già visto mille volte. Ed anche l'epilogo di queste ore è nella scia di quella storia. La piega degli avvenimenti ha assunto sin dai primi giorni i caratteri della rivolta e della repressione, dello scontro di potere fra clan e interessi forti, difficile distinguere gli insorti dalle milizie di Gheddafi. E dopo aver esitato per settimane su cosa sarebbe stato più conveniente - non dovremmo dimenticare le prime reazioni dei nostri governanti - la scelta da parte dei potenti della terra è stata quella dei bombardamenti.

Tutto sbagliato, si potrebbe dire. Prima gli affari, la realpolitik del gas e del petrolio, l'idea della Libia come paese offshore nel Mediterraneo e, già che ci siamo, anche le amazzoni del dittatore non guastano. Poi, quando le truppe di Gheddafi erano già nel centro di Bengasi, il tardivo via libera delle Nazioni Unite alla No-fly zone, la coalizione dei volenterosi, i bombardamenti. E così, fra le proteste dell'Unione Africana, della Russia, della Germania, il divieto di volo dei caccia libici (a questo punto sostanzialmente inefficace) diventa guerra, punto e basta. E allora ritornano i rituali. Sarà lampo, chirurgica, per la difesa dei civili e naturalmente per la libertà. Vedremo come andrà a finire. Ma ieri come oggi, la guerra è sempre una sconfitta.

Intanto, gli avvenimenti di Libia gettano un cono d'ombra sulla primavera araba. Dove parlano le armi, vincono i fondamentalismi.

Guerra di Libia. Così non si difendono i diritti umani
Immagini di guerra in Libia

Dieci tesi sull'intervento militare

di Flavio Lotti

(21 marzo 2011) 1. Una cosa è la Risoluzione dell'Onu, un'altra è la sua applicazione. Una cosa è difendere i diritti umani. Un'altra è scatenare una guerra.

2. La Carta dell'Onu autorizza missioni militari (art. 42), non qualsiasi missione militare.

3. L'iniziativa militare contro Gheddafi è stata assunta in fretta da un gruppo di paesi che hanno fatto addirittura a gara per stabilire chi bombardava per primo, che non ha nemmeno una strategia comune, che non ha un chiaro comando unificato ma solo una forma di coordinamento, con una coalizione internazionale che si incrina ai primi colpi e che deve già rispondere alla pesante accusa di essere andata oltre il mandato ricevuto. Si poteva iniziare in modo peggiore?

Dichiarazione Vicario Apostolico di Tripoli

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Il Trentino territorio denuclearizzato
Centrale nucleare

Il 22 aprile 2009 il Consiglio provinciale ha approvato la mozione presentata dal Gruppo consiliare del PD del Trentino (primo firmatario Michele Nardelli) nella quale si conferma il Trentino come terra denuclearizzata.


Il tema della scelta nucleare è ritornato di attualità per effetto del recente accordo fra Italia e Francia con il quale si sono messe le basi per la realizzazione sul territorio italiano di quattro grandi centrali termonucleari. Così una partita che gli italiani avevano chiuso con un netto pronunciamento popolare nel 1987, ora viene riaperta.

mozione approvata

Libia, in coscienza e nel dubbio
no fly zone
di Roberto Pinter

Si stanno moltiplicando gli appelli a fermare la guerra prima che sia tardi. Chi ha acconsentito all'intervento militare ora chiede di fermarsi perché sarebbe andato oltre il mandato di protezione dei civili, e chi era contrario fin dall'inizio trova confermati i suoi dubbi sulla necessità/efficacia del ricorso alle armi. Io sono tra quelli che pensano che il governo italiano si sia comportato in maniera indecente, prima compagni di merenda di Gheddafi e ora ridicolmente smaniosi di partecipare alle operazioni militari. (...)

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Dove parlano le armi, perde la politica
manifesto Kufia

(22 marzo 2011) Il Gruppo consiliare provinciale del PD del Trentino sull'intervento militare in Libia 

L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo (Art. 11 Costituzione italiana)

DOVE PARLANO LE ARMI, PERDE LA POLITICA

Com'è possibile che oggi l'Italia si trovi insieme a Francia ed Inghilterra a bombardare Tripoli, con Lampedusa invasa da migliaia d'immigrati in fuga dal nord Africa, e con la Libia che minaccia ritorsioni? Le guerre non nascono per caso, e la democrazia non si esporta lanciando missili e bombe da chilometri di distanza.

Quello che accade in Libia in queste ore infatti ha ben poco a che fare con la rivoluzione dei gelsomini. In Tunisia, in Egitto e in tanta parte del mondo arabo milioni di giovani donne e uomini hanno scelto di riprendere nelle loro mani il proprio destino.

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Libia. Non possiamo esimerci dall'avere un ruolo attivo.
Navi

di Fabio Pipinato

(16 marzo 2011) Vili. Non possiamo che definirci altrimenti. Davanti ad operai, contadini, studenti mal'armati e per nulla addestrati che invocano davanti a miliziani, genocidari e carri armati "dignità e libertà" l'Italia, l'Unione Europea, il Mondo tace. Sarà un'ecatombe.

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