«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene

Editoriali

Analogie
19 agosto 1989, inizia il crollo della cortina di ferro

«Tempi interessanti» (25)

(6 settembre 2015) In questi giorni mi veniva da associare le immagini della stazione di Budapest affollata da migliaia di migranti a quelle del 1989, quando sempre in Ungheria (era il 19 agosto) per la prima volta vennero sfondate le frontiere della cortina di ferro. Fu, allora, l'inizio di una rivoluzione che cambiò il mondo. Neanche tre mesi dopo cadde il muro di Berlino, altri più o meno visibili si innalzarono. Di lì a poco cambiarono le geografie, scomparvero tre paesi (Jugoslavia, Cecoslovacchia, Unione Sovietica) e ne apparvero diciotto di nuovi (a guardar bene 21). La bandiera rossa sul Cremlino venne ammainata e finì una storia. L'astronauta sovietico Sergej Krikalev partito qualche mese prima con la nave spaziale Mir diventò l'ultimo cittadino di un paese che nel frattempo non esisteva più. La Jugoslavia, per decenni a capo (con l'India, l'Egitto e l'Indonesia) del movimento dei paesi non allineati, si sgretolò dilaniata da una guerra che per dieci anni insanguinò il cuore dell'Europa fra l'indifferenza dei più...

Il tramonto dell’Autonomia trentina?
L\'immagine scelta dal presidente della PAT per celebrare la giornata dell\'autonomia

 

Questo intervento del presidente dell'associazione "territoriali#europei" è apparso oggi sul "Trentino"

di Alessandro Dalla Torre

(4 settembre 2015) La giornata dell’Autonomia è uno di quegli eventi inevitabilmente destinati ad essere issati sul pennone più alto della retorica politico-istituzionale. Da quell’altezza, assecondando il verso in cui dirige la brezza della storia, sventolerà dunque indifferente le sue buone ragioni. Ci saranno, poi, quanti si limiteranno a guardare a quella bandiera e quanti invece guarderanno anche al verso in cui dirige quella brezza. Si sa: spesso le bandiere, in genere tutte le bandiere, tendono ad illudere, mentre la storia – se la si vuole veramente intendere – difficilmente si presta a questo gioco.

 

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Indignazione e spaesamento. Impotenza e azione. 1% vs 99%. Paradigmi da cambiare radicalmente. Confini inutili.
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di Federico Zappini

(6 settembre 2015) Non mi va di passare per cinico perché non condivido convintamente la foto del piccolo Aylan Kurdi, morto a tre anni naufragando sulla spiaggia di Bodrum, in Turchia. Non riesco ad appassionarmi alla discussione sulla correttezza (deontologica, politica, ecc.) della scelta di pubblicare quell’immagine sulle prime pagine dei quotidiani e non mi sogno nemmeno di giudicare chi ha deciso di contribuire a rendere virale online postandola sulle proprie bacheche Facebook e Twitter. Indignarsi è legittimo, addirittura vitale laddove significa non accettare il fluire, spesso tragico, degli eventi che ci circondano.

Mi chiedo però se vale questo metro di valutazione. Se solo una persona in più dopo la tragica fine di Aylan – e la sua trasmissione a media unificati – si dirà sensibilizzata allora aver affondato quel pugno comunicativo sarà giustificato? Non sono del tutto convinto di questa interpretazione, o meglio la trovo gravemente insufficiente. Se solo gli scatti che hanno fermato su pellicola le immani tragedie del Novecento avessero davvero agito in questa maniera (da catalizzatori di attenzione e riflessione, da pungoli accuminati per coscienze dormienti, da monito di fronte al ripetersi ciclico della storia) oggi probabilmente non ci troveremo nella condizione di aver iniziato un nuovo “secolo degli assassini” subito dopo esserci detti che quello precedente sarebbe stato l’ultimo, irripetibile. Altro che “restiamo umani”… Quest’incapacità conclamata di imparare dal passato ci dice che si è ampliata a dismisura la platea dei (dis)umani o forse — è questa l’ipotesi che io sostengo — abbiamo sottovalutato la violenza potenziale che pulsa dentro ognuno di noi, che ci definiamo orgogliosamente umani, o più semplicemente buoni.

Derive
Migranti al confine fra Grecia e Macedonia. Foto di Luigi Ottani

Si rincorrono le emergenze senza capire che queste sono l'esito drammatico del vuoto della politica. Forse varrebbe la pena occuparsene, della politica intendo, imparando dalla storia (e dunque conoscendola) ed interrogandosi sulla nostra capacità di leggere il presente.

(Ringrazio Luigi Ottani per aver ripreso con Roberta Biagiarelli queste mie parole su fb e per la fotografia)

Sul sito di Osservatorio Balcani Caucaso potete trovare un ampio dossier sulla "Rotta balcanica" http://www.balcanicaucaso.org/Dossier/Migrazioni-la-rotta-balcanica

Il Trentino come terra solidale. Fino a prova contraria.
Foto di Francesco Romoli

di Federico Zappini

(24 settembre 2015) Come formula giustificativa – quando avviene qualcosa di spiacevole in Trentino, soprattutto se di stampo razzista e discriminatorio – le istituzioni ripetono in automatico: “Questa è terra storicamente sensibile, accogliente e solidale”. Peccato che il curriculum vitae di una comunità – anche qualora fosse effettivamente immacolato – non ci garantisce per il presente, figurarsi per il futuro. Verrebbe da dire – per comprendere l’impossibilità di descrivere con precisione le traiettorie dell’agire umano – “sono certo di non aver ucciso nessuno, fino a questo momento…”. Questa frase dovremmo ricordarcela tutti quando ci scandalizziamo di fronte all’accusa che anche il territorio trentino sia vittima di un generale imbarbarimento nei rapporti interpersonali e di una crescente insofferenza nei confronti del diverso.

 

Ipocrisia
Ipocrisia

«Tempi interessanti» (24)

A settant'anni dalla tragedia di Hiroshima e Nagasaki, il mondo conta almeno 17.300 testate nucleari e l'accordo sul nucleare iraniano vacilla. Alla presidenza della Rai arriva Monica Maggioni. Raccontò la seconda guerra del Golfo dalla parte degli invasori, costò almeno 120 mila morti. Il Veneto alle prese con il dissesto idrogeologico. Zaia annuncia un disegno di legge sul "consumo zero di suolo" ma nel contempo prova l'assalto al Trentino con il completamento della Valdastico. Il clima cambia e la risposta qual è? L'aumento del consumo energetico. Il problema sarebbe quello di "cambiare rotta" nella direzione della riduzione del proprio impatto ecologico, non di accendere il condizionatore. Nutrire il pianeta o promuovere se stessi? Potrebbe anche non essere un'alternativa, ma intanto a Expo 2015 Mc Donald's batte Slow Food. E il sistema Melinda diventa esempio di biodiversità. Insomma, piove all'insù...

Cosa stiamo diventando? Dai muri della vergogna alla guerra.
Lo sbarco della nave Vlora, 8 agosto 1992

«Tempi interessanti» (23)

(5 agosto 2015) Quanto piccolo è diventato il pianeta, da mettere in discussione uno dei tratti salienti della natura umana? Eppure è così. In un mondo che si è costruito attraverso grandi processi migratori si ergono muri di ogni tipo, materiali ed immateriali...

... Per questo siamo (e cominciamo a sentirci) in guerra. L’acqua, la terra (ovvero il cibo), le fonti energetiche fossili hanno carattere limitato. In prossimità dei 9 miliardi di esseri umani sul pianeta (2030) e di fronte all’insostenibilità dell’attuale livello di consumi (l’overshoot day nel 2014 è stato il 19 agosto), possiamo imboccare due strade: la prima è quella della sobrietà, riducendo la nostra impronta ecologica e facendo nostra la cultura del limite; la seconda è quella di rivendicare che qualcuno ha più diritti di altri, la divisione del mondo fra inclusi ed esclusi, in altre parole la guerra...

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