"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Sabato scorso era a Trento per la scuola di formazione delle Acli Marco Revelli, amico ed attento osservatore del nostro tempo. Riporto questa cronaca/commento tratto da "Pontidivista", il blog di Federico Zappini.
di Federico Zappini
Fa sempre piacere dialogare con Marco Revelli, così come ho potuto fare attorno al suo ultimo libro “Finale di partito”. E’ ancora più interessante se lo si può fare all’interno di un incontro che ragiona sul come la comunità (quella trentina nello specifico, ma vale per tutte) debba attrezzarsi per uscire dalle secche in cui sembra essersi arenata. Questo l’obiettivo – giustamente ambizioso – che si propone la scuola di formazione immaginata dalle Acli trentine che coinvolge una ventina di persone provenienti da ogni angolo del territorio.
di Michele Nardelli
Domenica prossima, in occasione delle primarie per la segreteria e l'assemblea del PD del Trentino, andrò a votare. E questo nonostante avverta una distanza crescente verso un partito, lo dico con rammarico, che non è riuscito nel suo intento costituente, quello di mettere in gioco le tradizioni culturali novecentesche da cui proviene in un disegno di nuovo umanesimo, capace cioè di offrire risposte originali alla condizione di un'umanità che ha oltrepassato il limite della sostenibilità. E, nel far questo, di re-immaginare le forme storiche dell'agire politico che, in un contesto sempre più interdipendente, fossero in grado di rapportarsi con le cifre – sovranazionali e territoriali – del presente.
Territoriali ed europei, questo doveva essere l'orizzonte di una nuova proposta politica. Ma ai miei occhi, oggi il PD è un partito incapace tanto di visione europea, come di partire dai territori. L'Europa è il luogo della trattativa degli interessi nazionali (il contrario di uno sguardo europeo), i territori sono i terminali della ricerca del consenso, nell'estenuante sondaggio demoscopico cui è ridotto il confronto politico.
Anche l'impronta che segna la nuova fase politica del governo Renzi contribuisce ad allargare questa distanza: nel patto per una pessima legge elettorale in cui il voto dei cittadini è diseguale, nella scelleratezza con cui si intende mettere mano al Titolo V della Costituzione svuotando le già misere competenze delle autonomie regionali, nella superficialità con cui si affronta una crisi strutturale che richiederebbe un profondo cambio di paradigma in nome della valorizzazione nell'unicità dei territori, dell'austerità e della riqualificazione dei consumi.
Un appello per l'Europa apparso oggi su la Repubblica, primo firmatario Ulrich Beck
(27 febbraio 2014) Il prossimo maggio le cittadine e i cittadini saranno per la prima volta chiamati alla scelta sul futuro dell’Europa. Quale Europa vogliamo? Dal momento dell’entrata in vigore del trattato di Lisbona e per tutta la durata della crisi i cittadini non hanno mai avuto l’opportunità di esprimere il loro giudizio sul futuro dell’Unione Europea, in un processo di formazione democratica della volontà.
Questa volta, la novità è costituita dalla presenza di diversi candidati alla carica di presidente della Commissione europea, con la possibilità di scegliere tra diversi modelli d’Europa. È un salto quantico politico. Infatti, nel medesimo momento e in tutta l’Europa discuteremo in lingue diverse sugli stessi temi – cioè su persone e sui loro programmi. Vogliamo il “meno Europa” di un David Cameron, dettato dagli imperativi del mercato, oppure un’ “altra Europa”, che sottopone il mercato a regole democratiche, come ha in mente il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz?
I partiti anti-europei e i loro candidati vogliono essere eletti democraticamente per minare la democrazia in Europa.
(21 gennaio 2014) Leggo e rileggo la proposta di riforma del sistema elettorale che il segretario Matteo Renzi ha sottoposto alla direzione del Partito Democratico (vedi scheda in allegato).
Mentre continuo a pensare che il problema non abiti qui, ma piuttosto nel racconto che la politica riesce a fare del nostro tempo, non posso che prendere atto di come la cultura maggioritaria e centralistica sia diventata il tratto di omologazione di grande parte del sistema politico italiano.
A rischio di sembrare naïf, continuo a pensare che il sistema proporzionale sia il migliore fra quelli fin qui sperimentati, che il ruolo della politica sia quello di costruire le alleanze di governo anche sulla base dell'esito del voto, che l'elezione diretta del premier (e dei presidenti) comporti un pericoloso accentramento dei poteri in chiave plebiscitaria, che i premi di maggioranza falsino l'espressione del voto popolare, che le preferenze siano uno strumento tutto sommato utile (anche se non l'unico) nella selezione delle candidature, che le minoranze politiche (ma anche quelle nazionali) debbano trovare rappresentazione istituzionale, che il ruolo di elettore e di iscritto siano diversi e che, pertanto, le primarie siano le negazione del ruolo dei corpi intermedi e a guardar bene della politica.
... Se avessimo a che fare con l'“ambizione smisurata” di un personaggio politico si tratterebbe di aspettare che gli eventi facessero il loro corso (rapidissimo, se pensiamo che le primarie con cui Pierluigi Bersani venne candidato premier sono state poco più di un anno fa...). Ma qui in gioco c'è qualcosa di più, ovvero il futuro di una comunità politica che rappresenta milioni di persone.
Temo infatti che ci stiamo rapidamente avvicinando all'epilogo di un progetto nel quale abbiamo creduto potesse realizzarsi quell'originale sintesi politico-culturale in virtù del quale abbiamo scelto di archiviare i percorsi più significativi della cultura democratica di questo paese e, per quello che mi riguarda, anche quella piccola eresia politico-culturale che in Trentino era rappresentata da Solidarietà ...
di Michele Nardelli
Il 27 gennaio è il giorno della memoria. Molte le iniziative che in questi giorni si susseguono per ricordare il giorno in cui l'Armata Rossa entrò nel campo di Auschwitz mostrando al mondo intero le immagini del male assoluto.
L'industria della morte, lo sterminio organizzato di tutti coloro che non facevano parte del disegno che voleva la supremazia di un popolo sopra ogni altro. Sei milioni di donne, uomini e bambini passarono per il camino con la sola colpa di essere ebrei, rom, serbi, malati psichici, intellettuali, omosessuali, oppositori politici, comunisti... Mai nella storia dell'umanità l'uomo era arrivato a tanto.
Ricordare è un dovere, ma non basta. Se vogliamo davvero che la storia non si ripeta occorre interrogarsi su come tutto questo è potuto accadere, comprendere e cambiare. Senza elaborazione, il passato non passa e la storia è destinata a ripetersi.
(9 dicembre 2013) Le elezioni primarie, anche in Trentino, si confermano una forma gradita di partecipazione, in questo caso alla vita politica di un partito come il PD. L'affluenza definitiva in Trentino è di 21.185 votanti, un dato superiore ad altre scadenze analoghe e che si avvicina molto a quello delle ultime primarie di coalizione per la designazione del candidato presidente del centrosinistra autonomista dove prevalse Ugo Rossi.
Già questo dato dovrebbe pur dirci qualcosa, segnalarci la casualità di una partecipazione che porta un numero tanto alto di persone a votare per il segretario del PD e che invece non ritiene di andare a votare per indicare la persona chiamata a guidare la PAT per i prossimi cinque o dieci anni.
Svilupperò nei prossimi giorni una riflessione sui contenuti congressuali del Partito Democratico come delle sue regole politiche, ma sin d'ora non nascondo la mia distanza politica, una distanza crescente che mi ha portato al seggio più per rispetto nei confronti delle persone che per convinzione.
Per tornare alla cronaca anche in Trentino vince Matteo Renzi (13.969 voti, il 65,94%), a seguire Pippo Civati (4.339 voti, il 20,48%) ed infine Gianni Cuperlo (2.813 voti, il 13,28%). Il dato nazionale vede invertito l'esito relativo al secondo e terzo posto, per il resto qualche piccola percentuale di differenza. Considerato che fra queste percentuali c'è anche il mio voto, non so dire se un'altra opzione politica avrebbe avuto o meno consenso, ma temo di no. Comunque lo vedremo in occasione del congresso di primavera del PD del Trentino. Sempre che decida che questa, tutto sommato, sia ancora l'unica opzione politica praticabile.
Riportiamo il voto in Trentino, seggio per seggio. http://www.partitodemocraticotrentino.it/uploaded/DEF%20AFFLUENZE%20E%20RISULTATI.pdf