«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene

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La cattivocrazia
da https://salto.bz/it

di Mauro Cereghini

Ci sono segni che spiegano più delle parole. La violenza, l'insulto, il bullismo che vediamo nei gesti politici contemporanei ci dicono di un tempo nuovo, in cui sono immersi tanto i leader quanto i loro governati. Il tempo della cattiveria.

(29 agosto 2025) Il presidente turco Erdogan ha sorriso leggermente quando, incontrando la Presidente della Commissione Europea von der Layen insieme al Presidente del Consiglio UE Michel, ne ha palesemente sminuito il ruolo politico sedendola defilata rispetto al collega maschio. Il ministro israeliano Gvir invece è apparso tronfio mentre illustrava le foto sulla distruzione di Gaza appese nei corridoi di un carcere. “I detenuti palestinesi le devono vedere tutti i giorni, uno di loro ha anche riconosciuto i resti della sua casa” – ha commentato compiaciuto, concludendo – “Così dev'essere”. Più esplicito ancora il presidente USA Trump all'inaugurazione del controverso centro di detenzione per migranti irregolari nelle paludi della Florida: “Gli alligatori come guardie costano poco”.

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Andare, restare, tornare? Un lessico per il Trentino di oggi e domani.
Foto Ottani

di Federico Zappini

(6 settembre 2025) Ogni città possiede ed elabora un proprio vocabolario. Gesti, luoghi, sentimenti, movimenti. C’è chi arriva, chi parte, chi resta. Perché si parte? Perché non lo si fa? E ancora, cosa serve ad una città per essere riconosciuta come luogo nel quale investire un pezzo della propria esistenza?

Questi interrogativi mi accompagnano da qualche tempo. Si sono rafforzati con l’ormai prossima partenza – direzione sud – di una carissima amica. Una studiosa di grande sensibilità, ricercatrice vivace e militante, compagna di riflessioni su politiche trasformative per le terre alte, cultura e welfare di prossimità, partecipazione civica e animazione comunitaria. La sua scelta mi ha colpito profondamente. Sul piano personale, certo, ma anche per un segnale più generale che mi sembra ci inviti a cogliere. Non “solo” una perdita individuale, ma una linea di faglia su cui ci muoviamo.

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Milano e noi. Urbanistica e pianificazione per una città più giusta.
Trento Nord

di Federico Zappini

 

Le vicende dell’urbanistica milanese ci interrogano. Alle città e a chi le governa chiediamo giustizia sociale e cura delle fragilità o di affidarsi alla presunta capacità di autoregolazione del mercato? Il modello Milano” è stato celebrato per la capacità di attrarre investimenti internazionali in nome della trasformazione in chiave moderna e cosmopolita della città. Quali sono però gli impatti negativi di un tale approccio sul tessuto sociale cittadino?

Lo scrittore Gianni Biondillo descrive così lo sbilanciamento tra potere pubblico e privato: La città ha subito più che governato il cambiamento. Si è trasformata in una metropoli che vuole sedurre i nuovi ricchi e rendere sempre più agevole la vita di chi sta economicamente bene. Il problema, però, è che manca l’attenzione su tutto il resto.” Il cambiamento di Milano ha anteposto crescita e redditività a equità e inclusione. Sono raddoppiati prezzi per l’affitto e la vendita delle case, a redditi invariati. All’afflusso di nuova popolazione è corrisposta una forza centrifuga per migliaia di “vecchi” cittadin*.

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Anche a Trento disertiamo il silenzio su Gaza
Dal quotidiano Domani

Appuntamento domenica 27 luglio, alle ore 21.45, in Piazza del Duomo a Trento (analoghe iniziative si svolgeranno in tutto il Trentino)

L’assordante silenzio attorno al genocidio in corso a Gaza non è più accettabile. Come singole persone comuni, così come membri di associazioni, gruppi di attivismo e partiti politici, non abbiamo intenzione di smettere di far sentire la nostra voce perché le istituzioni locali, nazionali ed europee si attivino e facciano pressioni con tutti gli strumenti di cui dispongono non solo per arrivare nel più breve tempo possibile ad un cessate il fuoco, ma anche per favorire l’accesso nella Striscia di acqua, cibo, farmaci e quant’altro sia necessario per permettere alla popolazione civile di sfuggire alla morsa della carestia. Affamare un popolo è un crimine di guerra, uccidere minori, donne e uomini mentre sono in fila con una ciotola e tanta pazienza per una razione di cibo è quanto di più disumano si possa attuare.

 

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Il messaggio politico del terremoto urbanistico milanese
da Il passo giusto

di Riccardo Laterza *

(21 luglio 2025) Commentare una sentenza è già di per sé discutibile e complicato, figurarsi commentare quello che è soltanto l’avvio di un’inchiesta, della quale traspaiono di giorno in giorno elementi parziali sui giornali. Tuttavia, c’è un dato extragiudiziario evidente legato alle indagini sull’urbanistica milanese: queste hanno, intenzionalmente o meno, messo al centro dell’attenzione un dato politico che, al netto dei risvolti penali, era già ben noto a tutti: il modello di sviluppo milanese, quello che da alcuni è definito il “grande successo” del capoluogo lombardo, è non solo trainato, ma nei fatti interamente governato dalla speculazione immobiliare e dalle sue dinamiche, in larghissima parte slegate dall’andamento dell’economia reale e dalla ricerca di una risposta ai bisogni della maggioranza sociale di chi abita, o vorrebbe abitare, la città, a partire dal bisogno di avere un tetto sopra la testa.

Quella dell’“urbanistica facile” è, d’altronde, una vera e propria ideologia, che si è fatta largo nel senso comune dando per scontata una lettura della realtà tanto semplice e lineare, quanto falsa: la prosperità di un contesto urbano è determinata dalla facilità, da parte degli operatori privati, di realizzare sempre e comunque i propri investimenti; la realizzazione degli interessi di chi possiede i capitali coincide con l’interesse della città; è necessario attrarre gli investimenti, semplificare le procedure, agevolare le operazioni edilizie; qualsiasi regola, limite, obbligo, che si interpone tra l’interesse astratto dell’operatore privato e la sua realizzazione concreta, è perciò un ostacolo burocratico che va rimosso.

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Aree interne e il darwinismo istituzionale
Viaggio nelle terre dell'osso (Apice)

Per il Piano governativo senza investimenti l’area interna appenninica. Al posto di servizi per il futuro (la scuola) più welfare per gli anziani: è la logica dell'estinzione dei superstiti

 

di Filippo Barbera, Domenico Cersosimo, Antonio De Rossi, Carmine Donzelli *

Irrimediabile, irreversibile, inevitabile sono parole che non dovrebbero comparire nel vocabolario della politica. Anche per questo sono comprensibili le critiche di queste settimane da parte di giornalisti, sindaci, movimenti e associazioni nei confronti del presunto “irreversibile” declino demografico di una moltitudine di paesi dell’interno italiano contenuta nel Piano strategico nazionale delle aree interne (Psnai) della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Coesione Territoriale (marzo 2025).

Come è ormai è noto, il Psnai prevede che “un numero non trascurabile” di comunità interne con “una struttura demografica compromessa non possono porsi alcun obiettivo di inversione di tendenza ma non possono nemmeno essere abbandonate a se stesse. Hanno bisogno di un piano mirato che le possa assistere in un percorso di cronicizzato declino e invecchiamento in modo da renderlo socialmente dignitoso per chi ancora vi abita” (Psnai, pp. 45-6).

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I danni ambientali delle guerre
Ucraina

di Luigi Casanova *

(17 luglio 2025) Si riflette poco, e si analizza ancora meno riguardo come i conflitti armati in atto incidano sull’ambiente. Si tratta di danni che si protrarranno in tempi lunghi, che verranno subiti e pagati per generazioni dalle popolazioni coinvolte: in Ucraina, Russia, Israele, Gaza, Cisgiordania, Libano, Iran, in Africa. La distruzione del pianeta in atto fa parte della stessa cultura mercantile che ovunque alimenta guerra. I danni provocati dalle guerre riguardano anche il destino delle forme di vita sul pianeta. Si tratta di danni imposti dall’aumento dei gasalteranti in atmosfera e la diffusione dell’inquinamento da sostanze che vengono rilasciate sui terreni: uranio impoverito, e molto, molto altro. Danni che si sommano allo strazio di vittime e dei sopravvissuti, al genocidio in corso a Gaza, genocidio del quale non si deve proferire parola. Migliaia di essere umani bombardati. Si uccide dal cielo e con i droni oggi: non ci si sporca le mani, forse nemmeno la coscienza. Nella sola Gaza molti morti, si parla di 300.000 corpi, sono ancora irrecuperabili, sepolti sotto le macerie. Altre, vedasi Ucraina, sono vittime civili, travolte da una guerra spietata e oltremodo insensata alimentata da una propaganda di un incivile occidente, un occidente che evita in ogni modo di sostenere una trattativa seria.

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