"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

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COP29. Baku mette il bavaglio alle proteste
da rainews

 

di Ferdinando Cotugno *

«Mugugnare», verbo intransitivo, derivato da mugugno – «brontolare, bofonchiare, borbottare per scontentezza, senza profondo e grave risentimento». Questa è la definizione della Treccani, tienila a mente, ci tornerà utile.

Quattro anni fa, per le vie di Glasgow, durante le due settimane di COP26, sfilarono centomila persone sotto il temporale. Molti erano arrivati in treno, attraversando l'Europa, c'era chi era arrivato dagli angoli più remoti del mondo, tutti portando con sé rabbia, inquietudine, ma anche speranza.

Tutti condividevano l'idea che ciò che accadeva nella conferenza ONU sul clima fosse rilevante, che meritasse attenzione. In fondo, anche la rabbia è una forma di attenzione. Tutto questo era tre autocrazie fa.

 

 

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Città nelle Alpi. Passato, presente e futuro
La locandina dell'evento

Venerdì 25 e sabato 26 ottobre 2024

Vezzano, Teatro Valle dei Laghi

 

E' un evento nuovo e diverso il convegno/confronto che con la  abbiamo costruito negli ultimi mesi, in occasione del ventennale (era il 2004) della nomina di Trento come Città alpina dell'anno.

Sono stati due decenni furiosi in termini di cambiamenti (ambientali, politici, conomici) e i prossimi due rischiano, senza una necessaria cura, di assumere forme ancora più estreme e ingovernabili.

Per questo motivo ci siamo proposti di dedicare un momento di condivisione e immaginazione (venerdì 25 e sabato 26 ottobre, al Teatro Valle dei Laghi) sul rapporto tra città e montagna, certo con uno sguardo universale ma anche focalizzando lo sguardo a Trento e al Trentino in connessione con l'Alpe del Bondone.

Non lo abbiamo immaginato esclusivamente come un convegno frontale ma soprattutto come un'occasione di pensiero generativo, necessariamente collettivo, che si offra come luogo accogliente per i tanti e le tante che di questi temi si occupano per lavoro, passione, ricerca, militanza.

Quindi questo appunto che vi lancio vale da invito e da richiesta di allargare la promozione nei confronti di tutt quelli che possono essere interessati e interessanti. Essere in molt sia venerdì pomeriggio che sabato mattina sarebbe una grande cosa.

Qui il link all'evento Facebook.

 

Federico Zappini,

responsabile della Rete di riserve del Monte Bondone

 

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Dubravka Stojanović, il labirinto degli anni '90
da OBC-T

“Gli anni ’90 sono lontani ma noi siamo bloccati in quel decennio. Viviamo nel passato e non possiamo vivere nel presente, né immaginare il futuro. La domanda è: perché? E soprattutto: come possiamo uscire da questa situazione, da questo labirinto?”. Intervista con la storica Dubravka Stojanovi

Intervista a cura di Cecilia Zecchinelli *

Dubravka Stojanovi, nota storica di Belgrado che in quel “noi” include tutte le società post-jugoslave, lavora da molti anni sulla democrazia nei Balcani, sulla memoria e la sua manipolazione. Recentemente ha dato vita a un importante progetto insieme allo scrittore e accademico bosniaco Igor Štiks e al direttore del centro culturale Grad di Belgrado, Dejan Ubovi: la creazione di un centro di riconciliazione regionale e museo permanente degli anni '90, di prossima apertura nella capitale serba, che ha già visto come tappa intermedia la mostra itinerante Lavirint 90-ih  (Labirinto degli anni 90). Aperta fino al 15 settembre a Sarajevo nell’edificio del Museo storico della Bosnia Erzegovina, la mostra ha avuto una prima edizione nel 2023 a Belgrado e si sposterà poi in Montenegro e in Croazia.

Con Štiks e Ubovi avete costituito una fitta rete di attivisti, esperti, artisti e Ong dei Paesi post-jugoslavi e avete raccolto moltissimi documenti, audio, video e oggetti di quel decennio, da cui è poi nata la mostra. Perché concentrarsi sugli anni '90? Soprattutto in Bosnia Erzegovina la memoria di quel periodo sembra perfino eccessiva, il ricordo della guerra e degli assedi è ovunque.

Il problema non è la memoria, ma quale memoria. Le nostre élite politiche, economiche e sociali, che non sono molto diverse da quelle di allora, continuano a trarre vantaggi da quel conflitto e oggi governano grazie alla paura della gente, all’odio reciproco, manipolando tutte queste complesse emozioni e la stessa memoria. Per rafforzare il loro dominio autoritario tengono le persone bloccate in quel trauma. E la sconfitta traumatica, come sostiene la storica tedesca Aleida Assmann, è il più terrificante genere di sconfitta e di dolore. Ma in quei terribili anni 90 non c’erano solo guerra e nemici. Con il nostro lavoro e la mostra vogliamo “aprire” il passato, mostrare che sono possibili delle soluzioni e che si può uscire dal labirinto che non a caso dà il titolo all’esposizione e che abbiamo creato fisicamente nel suo percorso.

 

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La pace come cultura e stile di vita
L'incontro promosso nel 2010 alla biblioteca dei francescani a Trento, con il custode del Santo Sepolcro Wajeeh Nuseibeh e padre Francesco Patton che poi sarebbe diventato Custode di Terra Santa

di Simone Casalini *

La pace è diventata un pensiero debole nelle nostre coscienze e una pratica che si è sempre di più astratta dalla vita quotidiana. Esiste, quando resiste, nella formula retorica e moralistica, ma la sua cultura è stata gradualmente smontata.

La pace non è solo contrasto e ripudio delle guerre, «prevenzione politica e culturale» (Alex Langer), ma deve essere uno stile di vita. Ci sono conflitti invisibili collocati nelle dimensioni più minute o evidenti della nostra esistenza (il lavoro, il contesto sociale, il condominio, lo sport, le relazioni, il potere) che disattendono molti dei nostri valori e principi. Che rendono accettabile la discriminazione, il sopruso, la violenza, l’equivoco.

La pace – nelle sue molteplici declinazioni: confronto, immedesimazione, costruzione, composizione – ci riguarda e ci chiama a scelte in ogni fase della giornata anche quando crediamo di averla rimossa.

 

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Diga del Vanoi, il 5 ottobre in piazza per far sentire la voce dei cittadini
Il manifesto dell'iniziativa

Sabato 5 ottobre 2024, dalle ore 14.00 alle ore 22.00, il Comitato per la difesa del torrente Vanoi e delle Acque Dolci ha organizzato un evento culturale per fare sentire dalla piazza la voce della montagna che all’unisono sta gridando da tempo il suo No alla diga sul Vanoi.

In piazza 3 novembre a Lamon sarà il momento per conoscere tutti gli enti pubblici e le comunità che si sono raccolte attorno al Comitato in questi mesi in uno spirito di solidarietà più unico che raro. Persone che difendono il fiume e la montagna con dedizione e amore profondo, Mountain Wilderness, CAI, SAT, WWF, Legambiente, Italia Nostra, solo per citarne alcune. Con loro si sono unite persone che si sono messe in gioco, hanno studiato i vari progetti di diga proposti dal Consorzio Brenta e ne hanno scovato le criticità in maniera tempestiva e che, nello stesso tempo hanno proposto le alternative scientifiche a un progetto anacronistico.

Quella del 5 ottobre non sarà una semplice manifestazione ma un momento di alleanza tra province diverse, tra montagna e pianura per un nuovo approccio alla risorsa acqua, vero bene inestimabile per tutti.

 

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L'Europa vista dai Balcani, fra aspettative e disincanto.
Darko Cvijetic

"Un viaggio di ritorno, un libro scritto a metà, una comunità di pensiero" (26 giugno - 3 luglio 2024). Il racconto.

 

di Domenico Sartori

 

Emozioni e paure

Partiamo dalla fine. “La mia follia è rimanere qui”. Incontriamo Darko Cvijetic al motel Le Pont. Insieme al “condominio rosso” dove ancora abita è il suo rifugio quando ritorna a Prijedor, in quella parte di Bosnia Erzegovina chiamata Republika Srpska. Poeta, scrittore, drammaturgo, attore, Cvijetic ha appena pubblicato l’ultimo romanzo della trilogia aperta con L’ascensore di Prijedor (uscito in Italia con Bottega Errante Edizioni). Il protagonista è un criminale di guerra, che ritorna dopo venticinque anni di galera. “Il criminale è cambiato, tutto il resto è rimasto come prima”. E la comunità non può accettarlo: è uno specchio che ne riflette l’immagine. “Perché” dice il romanziere “il criminale di guerra è un potenziale che ognuno di noi ha dentro”. Michele sorride, ne parla spesso nelle sue riflessioni sulla guerra.

E’ il tema, enorme, dell'elaborazione del conflitto. Senza, le guerre non finiscono mai. Elaborare. Conoscere. Guardarsi dentro. E’ fatica, dolore. Qui sta la tragedia. Il passato che non passa. Lo scontro solo “congelato” dagli accordi di Dayton (fine 1995) che hanno fermato le granate e la guerra in Bosnia Erzegovina. Un equilibrio precario dentro la geopolitica globale, l'altra guerra mai risolta fra Serbia e Kosovo, quelle in Ucraina e in Palestina, l’Europa dove risorgono sovranismi, fascismi e nazionalismi, gli Usa a rischio guerra civile. Un “equilibrio” che pare stare bene a tutti i principali attori. Se non altro perché, dentro la tregua, il grande business nei Balcani continua: quello delle privatizzazioni e delle delocalizzazioni, dell’energia e delle materie prime, dei traffici e del real estate. Ne è emblema la cementificazione del lungofiume di Savamala a Belgrado, voluta dall’attuale presidente della Repubblica, Aleksandar Vucic. Dalla fortezza di Kalemegdan, l’imponenza del gigantesco affare immobiliare, il progetto Belgrade Waterfront, taglia l’orizzonte: hotel di lusso, il più grande centro commerciale dei Balcani, 10 mila appartamenti riservati alle élite, 4 miliardi di euro di investimento, la Eagle Hills Company di Abu Dhabi protagonista.

La lettera che illustra le ragioni del viaggio

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Da Lamon un forte No alla Diga del Vanoi
Da La voce del nordest

Si è svolta sabato scorso 5 ottobre a Lamon, al confine fra il Trentino e la provincia di Belluno, un'importante e partecipata manifestazione per dar voce ai comitati locali, ai Comuni, alle associazioni, ai partiti e alle singole persone che da mesi sono impegnate nell'opposizione alla realizzazione della Diga del Vanoi.

Qui la cronaca che ne ha fatto TeleBelluno: https://youtu.be/hpE2kQ-Nhu4

A seguire gli interventi di Luigi Casanova per conto di Mountain Wilderness e di Manuela Baldracchi e Giovanna Ceiner, rispettivamente presidenti di Italia Nostra del Trentino e di Belluno.

 

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