«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene
La finanza sta distruggendo la società, cancellando il problema del riscaldamento climatico.
di Susan George
(ottobre 2011) In Europa la crisi finanziaria è quella che preoccupa la maggior parte della gente e che gode della copertura più ampia sulla stampa, ma non è l'unica. La gente fa bene a preoccuparsi della finanza, visto che nella vita reale l'attuale caos finanziario si traduce in alta disoccupazione giovanile, pesanti tagli ai servizi pubblici e in tutte quelle misure di austerità che sono destinate ad aggravare la crisi. Ci troviamo inoltre in una grave crisi di disuguaglianza. In Europa, ma soprattutto negli Stati Uniti, dagli anni Venti o Trenta del Novecento il benessere non è mai stato così mal distribuito. Gli "indignados", gli "indignati" hanno completamente ragione a identificarsi con il "99 per cento": hanno compreso che l'uno per cento al top ha aumentato enormemente il proprio reddito mentre tutti gli altri lo stanno perdendo. Tuttavia, ritengo che la crisi più drammatica sia quella di cui meno parliamo, il global warming e il cambiamento climatico. La crisi climatica avrà infatti gli effetti più profondi sulla stessa civiltà, e in paragone renderà irrilevanti le nostre preoccupazioni finanziarie. Provo a spiegare con un'immagine ciò che intendo.
(29 ottobre 2011) James Hillman se ne è andato. Un grande maestro, che in questi ultimi anni mi ha accompagnato in tante riflessioni sul tema della pace e della guerra.
In una delle sue digressioni del suo "Un terribile amore per la guerra", testo che tutte le persone che si professano pacifiste dovrebbero leggere, Hillman osservava come «...Scrivere di guerra rende più vicina la guerra, e anche la morte. Arriverò ad accompagnare il mio scritto sino alla fine? o sarò interrotto a metà strada? Facciamo che il libro sia un atto propiziatorio, un'offerta agli dei che governano queste cose...».
Il rito funzionò, e così James Hillman ci ha regalato un affresco travolgente sull'amore per la guerra, sul terribile e spesso inconfessabile amore per la guerra. Quell'amore ben simboleggiato dall'unione fra Ares e Afrodite, tanto da considerare la guerra una presenza archetipa, condizione indelebile dell'anima.
Se non ne siamo consapevoli, diceva Hillman, la pace diviene il territorio "dell'ignoranza travestita da innocenza".
Morte ... Con i piedi percorriamo la terra della capra. Con le mani tocchiamo il cielo di Dio. Un bel giorno nel pieno del meriggio sarò trasportato a spalla nel villaggio dei morti. Quando morirò non seppellitemi sotto gli alberi della foresta, ho paura delle loro spine. Quando morirò non seppellitemi sotto gli alberi della foresta, ho paura dell'acqua che ne sgocciola. Seppellitemi sotto i grandi alberi ombrosi del mercato, voglio sentire battere i tamburi, voglio sentire i piedi dei danzatori. (Canto kuba, Repubblica democratica del Congo)
(9 agosto 2011) La politica sembra impotente di fronte al caos finanziario. Non è bastato l'accordo raggiunto in extremis negli Stati Uniti per evitare il declassamento e una situazione che ha portato quel paese sull'orlo della bancarotta. Lo stesso potremmo dire per la manovra finanziaria in Italia, che non ha prodotto alcun effetto se non quello di aggravare la situazione di divario sociale nel paese.
L'intervento del consigliere provinciale Michele Nardelli nel dibattito sulla Legge Finanziaria 2013
(13 dicembre 2012) Il dibattito sulla legge finanziaria dovrebbe rappresentare il momento più alto nel confronto in quest'aula, tanto nel dialogo fra maggioranza e opposizione, come in quello fra le diverse sensibilità nella stessa maggioranza. Così è stato in passato e lo dovrebbe essere ancor più oggi nel volgere a conclusione di questa legislatura. Anzi, di un'intera fase politica, considerando che, con l'annuncio del Presidente Dellai, si conclude un percorso durato quattordici anni. Ho avvertito invece toni apocalittici che non aiutano affatto il dialogo. Il confronto può essere anche aspro, ma non può seguire la logica dell'esasperazione o del "tanto peggio, tanto meglio". Tanto che, nell'ascoltare taluni interventi, mi sono chiesto se vivo in un altro mondo...
Questo pezzo è stato scritto per "La Patria riTrovata" che lunedì ha preso il via grazie al "Gioco degli Specchi".
di Michele Nardelli
(7 novembre 2011) "Guardavo sparire l'isola nella quale avevo raggiunto il fondo della solitudine, mi ero imbattuto nelle amicizie decisive della mia vita, avevo fatto la fame, avevo contemplato - come da un lontano loggione - la tragedia della seconda guerra mondiale, avevo tirato le somme finali di quel che andavo meditando durante sedici anni, avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili ... nessuna formazione politica esistente mi attendeva, né si prestava a farmi festa, ad accogliermi nelle sue file ... con me non avevo per ora, oltre che me stesso, che un Manifesto, alcune tesi e tre o quattro amici ...".
In queste parole, scritte da Altiero Spinelli mentre lasciava la sua terra d'esilio, l'isola di Ventotene, c'è l'orgoglio di un grande disegno ed insieme il senso profondo della solitudine.
Questo commento è apparso oggi sul "Corriere del Trentino".
di Michele Nardelli
(26 ottobre 2011) "Con internet questa storia di proibire è finita" diceva qualche anno fa Elias Khury nell'intervista che costituiva la postfazione del libro di Samir Kassir "Primavere". Forse non immaginava che il contributo delle nuove forme di comunicazione sarebbe stato così decisivo nel processo di cambiamento che la primavera araba ha impresso al Mediterraneo, ma la realtà talvolta va oltre l'immaginazione. E così i diritti digitali dei cittadini sono entrati a pieno titolo a far parte degli strumenti della partecipazione democratica e della libertà.
di Adriano Sofri
Colpiva, all'indomani del linciaggio di Sirte, l'assenza su queste pagine della voce di Antonio Cassese. Nel suo libro ultimo aveva ricordato come già de Maistre parlasse di nazioni rimaste allo stato di natura. Nazioni "tutte prese dall'enthousiasme du carnage", l'entusiasmo della carneficina. Al quale opponeva "l'entusiasmo per i diritti umani" che sentiva crescere.