«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene
L'intervento del consigliere provinciale Michele Nardelli nel dibattito sulla Legge Finanziaria 2013
(13 dicembre 2012) Il dibattito sulla legge finanziaria dovrebbe rappresentare il momento più alto nel confronto in quest'aula, tanto nel dialogo fra maggioranza e opposizione, come in quello fra le diverse sensibilità nella stessa maggioranza. Così è stato in passato e lo dovrebbe essere ancor più oggi nel volgere a conclusione di questa legislatura. Anzi, di un'intera fase politica, considerando che, con l'annuncio del Presidente Dellai, si conclude un percorso durato quattordici anni. Ho avvertito invece toni apocalittici che non aiutano affatto il dialogo. Il confronto può essere anche aspro, ma non può seguire la logica dell'esasperazione o del "tanto peggio, tanto meglio". Tanto che, nell'ascoltare taluni interventi, mi sono chiesto se vivo in un altro mondo...
Questo pezzo è stato scritto per "La Patria riTrovata" che lunedì ha preso il via grazie al "Gioco degli Specchi".
di Michele Nardelli
(7 novembre 2011) "Guardavo sparire l'isola nella quale avevo raggiunto il fondo della solitudine, mi ero imbattuto nelle amicizie decisive della mia vita, avevo fatto la fame, avevo contemplato - come da un lontano loggione - la tragedia della seconda guerra mondiale, avevo tirato le somme finali di quel che andavo meditando durante sedici anni, avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili ... nessuna formazione politica esistente mi attendeva, né si prestava a farmi festa, ad accogliermi nelle sue file ... con me non avevo per ora, oltre che me stesso, che un Manifesto, alcune tesi e tre o quattro amici ...".
In queste parole, scritte da Altiero Spinelli mentre lasciava la sua terra d'esilio, l'isola di Ventotene, c'è l'orgoglio di un grande disegno ed insieme il senso profondo della solitudine.
Questo commento è apparso oggi sul "Corriere del Trentino".
di Michele Nardelli
(26 ottobre 2011) "Con internet questa storia di proibire è finita" diceva qualche anno fa Elias Khury nell'intervista che costituiva la postfazione del libro di Samir Kassir "Primavere". Forse non immaginava che il contributo delle nuove forme di comunicazione sarebbe stato così decisivo nel processo di cambiamento che la primavera araba ha impresso al Mediterraneo, ma la realtà talvolta va oltre l'immaginazione. E così i diritti digitali dei cittadini sono entrati a pieno titolo a far parte degli strumenti della partecipazione democratica e della libertà.
di Adriano Sofri
Colpiva, all'indomani del linciaggio di Sirte, l'assenza su queste pagine della voce di Antonio Cassese. Nel suo libro ultimo aveva ricordato come già de Maistre parlasse di nazioni rimaste allo stato di natura. Nazioni "tutte prese dall'enthousiasme du carnage", l'entusiasmo della carneficina. Al quale opponeva "l'entusiasmo per i diritti umani" che sentiva crescere.
Vaclav Havel ci ha lasciati. Se ne è andato uno dei protagonisti del dissenso, di quella rivoluzione di velluto che ha cambiato il corso della storia e della difficile e contraddittoria costruzione del progetto politico europeo. Havel è stato ricordato oggi, in apertura della seduta del Consiglio Provinciale, con un minuto di silenzio.
di Michele Nardelli
(19 dicembre 2011) Era il 29 dicembre 1989. Praga era una città in festa. Dismesso il grigiore della cortina di ferro, la gente nelle strade si abbracciava, cantava, gridava la propria felicità per la fine di un regime durato più di quarant'anni. Essere lì in quelle ore era emozionante e ci faceva sentire al centro della storia. Ricordo il fermento attorno alle sedi del Forum Civico e lo slogan ricorrente "Havel na hrad" ovvero "Havel nel castello".
"... E' un po' la ricerca di sentirsi parte naturale del paesaggio... Anche se puntare sulla natura è rischioso. Leopardi ricordava che anche dentro un giardino si nasconde la sopraffazione, la sofferenza. E però, nonostante il pensiero di Leopardi, legittimissimo, la poesia ha la possibilità di raccogliere l'alone di fascino che ancora promana dalla natura...
Mi chiedo se lo stupro che si sta facendo della natura sia da imputare a un tipo di cultura, evidentemente aberrante, o a un male segreto della natura stessa, tale da aver permesso che da lei originasse questo tipo d'uomo. ..."
da "Il Veneto che amiamo" (Edizioni dell'asino)