«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani». "Manifesto di Ventotene"
Esplorare il reale, dal documentario alla fiction
ore 16.00 La mal'ombra (Ita 2007, 70')
"Un film che non tralascia puntualità e precisione sulla vicenda, ma che cerca di andare oltre, provando a scoprire in questa piccola storia della provincia italiana le tracce di una sfida che in realtà coinvolge l'umanità intera: come conciliare crescita economica con rispetto della qualità e della dignità umana?". (Andrea Segre)
(29 ottobre 2011) James Hillman se ne è andato. Un grande maestro, che in questi ultimi anni mi ha accompagnato in tante riflessioni sul tema della pace e della guerra.
In una delle sue digressioni del suo "Un terribile amore per la guerra", testo che tutte le persone che si professano pacifiste dovrebbero leggere, Hillman osservava come «...Scrivere di guerra rende più vicina la guerra, e anche la morte. Arriverò ad accompagnare il mio scritto sino alla fine? o sarò interrotto a metà strada? Facciamo che il libro sia un atto propiziatorio, un'offerta agli dei che governano queste cose...».
Il rito funzionò, e così James Hillman ci ha regalato un affresco travolgente sull'amore per la guerra, sul terribile e spesso inconfessabile amore per la guerra. Quell'amore ben simboleggiato dall'unione fra Ares e Afrodite, tanto da considerare la guerra una presenza archetipa, condizione indelebile dell'anima.
Se non ne siamo consapevoli, diceva Hillman, la pace diviene il territorio "dell'ignoranza travestita da innocenza".
Morte ... Con i piedi percorriamo la terra della capra. Con le mani tocchiamo il cielo di Dio. Un bel giorno nel pieno del meriggio sarò trasportato a spalla nel villaggio dei morti. Quando morirò non seppellitemi sotto gli alberi della foresta, ho paura delle loro spine. Quando morirò non seppellitemi sotto gli alberi della foresta, ho paura dell'acqua che ne sgocciola. Seppellitemi sotto i grandi alberi ombrosi del mercato, voglio sentire battere i tamburi, voglio sentire i piedi dei danzatori. (Canto kuba, Repubblica democratica del Congo)
Giuseppe De Rita – Aldo Bonomi
Manifesto per lo sviluppo locale
Dall’azione di comunità ai patti territoriali
Bollati Boringhieri, 1998
Uno strumento di lavoro che mantiene intatto il suo valore di strumento pedagogico per chi vuol fare animazione territoriale.
"... E' un po' la ricerca di sentirsi parte naturale del paesaggio... Anche se puntare sulla natura è rischioso. Leopardi ricordava che anche dentro un giardino si nasconde la sopraffazione, la sofferenza. E però, nonostante il pensiero di Leopardi, legittimissimo, la poesia ha la possibilità di raccogliere l'alone di fascino che ancora promana dalla natura...
Mi chiedo se lo stupro che si sta facendo della natura sia da imputare a un tipo di cultura, evidentemente aberrante, o a un male segreto della natura stessa, tale da aver permesso che da lei originasse questo tipo d'uomo. ..."
da "Il Veneto che amiamo" (Edizioni dell'asino)
(7 ottobre 2011) Anna Politkovskaja fu assassinata il 7 ottobre di cinque anni fa. Voce scomoda sulla guerra in Cecenia e sugli abusi nel Caucaso è oggi simbolo della libertà d'informazione e lotta per la verità. Riprendo dal sito di OBC (www.osservatoriobalcanicaucaso.org) una raccolta pdf di nostri articoli.
Gianfranco Bettin
Gorgo. In fondo alla paura
Indagine narrativa su un delitto nel profondo nord
Feltrinelli, 2009
Gorgo al Monticano è un borgo della marca trevigiana. Un assalto in villa finisce in tragedia, e la violenza con la quale vengono assassinati Guido e Lucia che di quella casa erano gli anziani custodi lascia sgomenti. Uno sgomento che si intreccia con la paura e l'odio verso gli altri, perché gli assassini sono tre giovani romeni e albanesi. Gorgo diventa così la metafora di un tempo cambiato che si fatica ad abitare.
Silvy edizioni, 2012
Bucarest,1999. Stefana viene caricata su un'auto e rinchiusa in un ripostiglio. Nessuno ha visto, nessuno ha sentito, nessuno è intervenuto, "in omaggio a un cinismo metropolitano nato e cresciuto a Ovest e subito assimilato anche a Est, probabilmente". Stefana ha dodici anni ed è orfana di un giornalista di guerra americano e di una sociologa rumena impegnata nell'industria del volontariato internazionale.
Inizia così, con un colpo di scena, il romanzo-thriller di Vittorio Borelli, giornalista e scrittore con una ricca esperienza professionale che lo ha visto - tra l'altro - condirettore del Mondo e fondatore e direttore della rivista di geopolitica east. Proprio in questo ultimo lavoro si riverbera tutta la sua sensibilità di giornalista impegnato che ha visto e vissuto in prima persona i grandi cambiamenti a cavallo tra il Ventesimo e il Ventunesimo secolo. Borelli, con il linguaggio crudo, ironico e a tratti spigoloso che gli appartiene, mescola con abilità generi letterari, situazioni ed emozioni. Tra flash back, rimandi e salti temporali, si dipana la trama di questo romanzo dove non esistono certezze, dove "tutto è possibile". È il mondo post ideologico, post comunista, dell'Europa centro-orientale alla fine del secondo millennio, un mondo emotivo, smarrito in se stesso e insieme assetato di nuovi valori; un mondo contraddittorio, inquieto, dove convivono lecito e illecito, paure esistenziali e aneliti di sicurezza...