«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene
«La maledizione di vivere in tempi interessanti». Terza puntata
Vedo in giro un forte smarrimento. E' in primo luogo sociale. Le immagini che ci arrivano dai quartieri di Roma o di Milano ci raccontano che la guerra è già iniziata, anche qui. In forme diverse da quelle che stiamo conoscendo in altre parti del pianeta, ma in fondo poi non più di tanto. Ad esplodere sono i punti di contatto fra inclusione ed esclusione, non solo perché i responsabili di questa situazione sono troppo lontani dal disagio. Quanto piuttosto in ragione del fatto che le culture che hanno vinto, nell'inclusione come nell'esclusione, sono molto simili fra loro. Il modello sociale e culturale che è prevalso alla fine del Novecento è quello basato sul consumo e sul dominio che questo richiede, non sull'egualitarismo.
(25 ottobre 2014) Oggi non sono né a Firenze, né a Roma. Non sono alla "Leopolda" ma nemmeno alla manifestazione della Cgil perché ritengo che gli uni come gli altri – pur nella loro diversità – continuino a rappresentare lo stesso paradigma novecentesco. Che andrebbe superato in virtù della presa d'atto del carattere limitato delle risorse e del fatto che i diritti se non sono universali avvengono alle spese di altri, diventando così privilegi...
Si è svolto ad Ancona il 15 ottobre scorso il Forum della Macro regione Adriatico Ionica. Aveva per titolo “Il vento di Adriano: le comunità adriatiche a confronto”. Si è trattato di un evento preparatorio di Expo 2015, l'esposizione mondiale dedicata al tema della nutrizione del pianeta che si svolgerà a Milano l'anno prossimo e nella quale i territori avranno una particolare visibilità. Che ciò avvenga in una prospettiva sovranazionale come le macroregioni europee (Baltica, Danubiana, Adriatico Ionica e Alpina) prefigurano, mi sembra una cosa niente affatto trascurabile. Riporto qui di seguito il mio intervento.
L'accordo raggiunto nella maggioranza di centrosinistra autonomista per la riforma delle Comunità di Valle rappresenta un'evidente forzatura del programma di coalizione. In particolare, con l'eliminazione dell'elezione diretta delle Comunità da parte dei cittadini, ne viene indebolito il ruolo politico svilendo così di significato la riforma istituzionale del 2006.
Più Comunità, meno Provincia: era questo il significato della riforma istituzionale che avrebbe dovuto modificare l'assetto di governo della nostra autonomia.
«Nutrire il pianeta energie per la vita è tema complesso dalle molteplici chiavi di interpretazione e rappresentazione. Padiglione Italia ha deciso di affrontare la sfida di dare rappresentazione all’Italia del XXI secolo adottando il metodo propedeutico dell’azione territoriale. Una scelta importante e non scontata solo che si ponga attenzione alla natura di manifestazioni verticali che gli Expo hanno avuto nel secolo scorso. ... Laddove gli Expo nel XIX e per tutto il XX secolo sono stati eventi di celebrazione della potenza di un’economia che marciava e andava avanti e della scienza applicata come motori di un progresso illimitato, la fase storica in cui viviamo dal passaggio di secolo ha posto il tema dei limiti allo sviluppo come la questione centrale del nostro tempo. Limiti che non sono solo ambientali ma economici, sociali, etici».
Il triste epilogo di una vicenda paradigmatica del nostro tempo. Il commento di Michele Nardelli.
«... Danica aveva la sola colpa di essere un'orsa. Si accorgeva, forse più di noi, dei cambiamenti climatici, ma non poteva sapere che cambiano anche le stagioni politiche e che quel progetto che l'aveva portata in Trentino da luoghi lontani sarebbe diventato una palla al piede di una nuova amministrazione in ansia di mettersi alle spalle l'anomalia trentina... »
(26 agosto 2014) L'orsa Danica fa emergere l'incapacità di una comunità a crescere oltre i confini post-ideologici di questo tempo... Basterebbe avere la capacità di ascoltarsi, senza innescare guerre di religione. Invece prevalgono gli insulti e le minacce, mentre la politica balbetta o soffia sul fuoco, rinunciando così al proprio ruolo. Un commento su questa amara vicenda di Michele Nardelli.