«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene

Archivio tempi interessanti

L'insostenibilità del nostro modello di sviluppo
Impronta ecologica

«Tempi interessanti» (29)

E' necessario che non solo a livello globale ma anche in ogni paese e territorio si misuri la propria impronta ecologica. E con essa la propria responsabilità...

... l'Italia nel 2011 consumava il 280% delle sue bio-capacità, collocandosi al 13° posto nella graduatoria dell'insostenibilità globale, preceduta in Europa soltanto da Cipro, Belgio e Olanda. Mentre è al 12° posto in quella relativa all'impronta ecologica. E se qualcuno va a Parigi a dire che l'Italia ha le carte in regola e fa la sua parte nell'impegno per ridurre il nostro peso sull'ambiente globale dice una bugia perché non è affatto così. Per soddisfare infatti gli attuali livelli di consumo in Italia avremmo bisogno di 4,2 territori nazionali. E sempre in questo paese, il “giorno del superamento” è stato nel 2015 il 5 aprile. Questo significa che dal giorno successivo, e per i restanti 9 mesi, stiamo consumando risorse che non riusciamo a produrre...

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Scenari
Paul Klee

Osservo, seppure con un certo distacco, le vicende politiche italiane e avverto una distanza profonda non tanto o solo nelle singole scelte ma nell'approccio di fondo con cui il governo Renzi affronta le grandi questioni del nostro tempo, in primo luogo quella che la classe dirigente di questo paese continua a chiamare “crisi” e che altro non è – come vado sostenendo da tempo – se non un nuovo contesto. Nel quale le formule keynesiane di rilancio dei consumi appaiono del tutto inadeguate scontrandosi con il carattere limitato delle risorse e con l'uso dissennato e insostenibile che ne abbiamo fatto nel corso degli ultimi decenni. Con l'effetto di portare questo pianeta, per la prima volta nella storia dell'umanità, a consumare più risorse di quelle che gli ecosistemi riescono a produrre...

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Un passo di lato...
Zona del porfido. Foto di Gabriele Basilico

Mi viene un po' da sorridere al pensiero che in questo passaggio di tempo il mio impegno politico si traduce in attività formative e nella presentazione di libri. Non che questo mi dispiaccia, affatto. Semplicemente la mia vita è cambiata e non solo rispetto alla parentesi della scorsa legislatura ma perché è finito un ciclo nel quale abbiamo fatto diversa questa terra. ...

 

Ho invece preferito scegliere un profilo parallelo, quello di lavorare su tempi o modi che oggi appaiono estranei all'azione politica, nella convinzione che la sua crisi non sia quella che le nuove appartenenze post ideologiche tendono ad accreditare (il conflitto generazionale, la legalità, la meritocrazia...) bensì la difficoltà di modificare le nostre chiavi di lettura a fronte di un Novecento non ancora elaborato e di un presente che fatichiamo a decifrare...

 

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Rovesciamenti
cambiamento clima

Non ho la sfera di cristallo, ma nei giorni scorsi a chi mi chiedeva un'opinione su quale avrebbe potuto essere l'esito del ballottaggio rispondevo mettendoli in guardia dalle sorprese. “Il voto al PD nelle elezioni europee (che si era trascinato quello delle amministrative) – dicevo – con la stessa velocità con cui è arrivato se ne andrà”. ...

 

Sono passati solo quindici giorni e l'esito dei ballottaggi ce ne ha dato una netta conferma, tanto nella scarsa affluenza alle urne, quanto nel rovesciamento del voto in città come Livorno, Perugia o Potenza che fino a due settimane fa attestavano il PD al doppio dei voti rispetto a chi avrebbe conteso il risultato finale nel ballottaggio e che sono andate al centrodestra. O per altro verso a Pavia dove il centrodestra era sicuro di vincere e invece il ballottaggio ha rovesciato l'esito della prima tornata.

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La paura e il voto
Cambiamenti climatici

... Eppure devo riconoscere a Matteo Renzi di aver saputo comprendere ed interpretare la paura, indicando una risposta diversa dal rancore. Se guardiamo all'esito delle elezioni nei paesi europei, nella colorazione simbolica così diversa da un paese all'altro, vediamo che si affermano proprio quelle proposte che hanno saputo interpretare in forme anche radicalmente diverse (Le Pen in Francia, Merkel in Germania, Tsipras in Grecia e Renzi in Italia...) questo sentimento che pervade l'Europa, la paura...

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Pensieri europei. Ridisegnare l'Europa. Il ruolo delle macroregioni.
Dolomiti

Una delle sperimentazioni interessanti nel percorso di costruzione di un'“Europa sopra le nazioni” è la configurazione delle macroregioni europee. Non nuovi stati, tanto per essere chiari, che ridisegnino l'Europa secondo la potenza economica di aree regionali (come pensano i leghisti), bensì aree che includono – per stare alla definizione che ne ha dato la Commissione Europea – territori di diversi paesi o regioni associati da una o più sfide o caratteristiche comuni, geografiche, culturali, economiche o altro. In altre parole nuovi assetti regionali sovranazionali cui possano corrispondere altrettanti ambiti di coordinamento istituzionale.

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Pensieri Europei. Autonomia e federalismo, l'Europa di Silvio Trentin
Silvio Trentin

Europa degli stati o Europa delle regioni? Nell'immaginare l'Europa politica, gli esponenti di "Giustizia e Libertà" pensavano ad un progetto sovranazionale verso il quale vi fosse una progressiva cessione di sovranità da parte degli stati nazionali e, nel contempo, di una devoluzione di poteri verso le autonomie locali, un sistema insieme istituzionale e sociale fondato su una diffusa assunzione di responsabilità.

Il federalismo corrispondeva ad un cambio di paradigma culturale e politico che si proponeva non solo il superamento dello stato nazionale ma anche una diversa organizzazione dei poteri. Era quello che scriveva dal suo esilio in Francia Silvio Trentin in “Federare e liberare”, quando indicava il federalismo come “l'ordine delle autonomie”.

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