"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
(6 dicembre 2014) Oggi pomeriggio è previsto l'incontro promosso da Lorenzo Dellai allo scopo di aprire una nuova stagione dell'anomalia trentina. Se solo rappresentasse un sasso nello stagno di una politica ferma che ha smarrito da tempo la sua capacità di sperimentazione, sarebbe comunque un'iniziativa utile. Ne ho già scritto nei giorni scorsi e mi auguro che da lì possa prendere il via un percorso di analisi, elaborazione e proposta improntata a quella dimensione territoriale ed europea che è stata ed è al centro della riflessione del collettivo di “Politica responsabile”.
Nulla di più lontano dalla descrizione che ne fa il direttore de “L'Adige” Pierangelo Giovanetti nel suo editoriale di stamane nel rappresentare l'incontro di oggi come una sorta di Opa di Dellai sul PD del Trentino. Starà all'ex presidente della PAT rispondere con le parole e i fatti sul significato di questo appuntamento.
(dicembre 2014) L'incontro proposto da Lorenzo Dellai al Sanbapolis di Trento ha messo in luce l'inadeguatezza dell'attuale governo provinciale e ha fatto emergere le contraddizioni profonde che hanno accompagnato in particolare la scorsa legislatura fino a portarci a questo nuovo scenario. Ma soprattutto ha posto la necessità di una politica capace di rinnovare le proprie categorie per riprendere quel cammino originale che ha fatto diverso il Trentino negli anni della paura e dello spaesamento.
Un commento di Michele Nardelli.
Il premier Matteo Renzi sostiene che il calo della partecipazione in occasione delle elezioni di domenica scorsa – che ha visto in Emilia Romagna poco più di un elettore su tre recarsi ai seggi – rappresenti “un dato secondario”.
Per chi ha un briciolo di cultura istituzionale c'è da rimanere senza parole. Per due buoni motivi.
Il primo è che mai si può considerare più importante l'esito del voto per un partito rispetto all'esercizio della democrazia da parte dei cittadini. Il secondo è che in questo modo si esprime quella cultura plebiscitaria che non richiede partecipazione, corpi intermedi, assunzione di responsabilità, né tanto meno territori consapevoli capaci di autogoverno.
Affinché il Trentino ritorni terra di sperimentazione politica originale non servono le invenzioni dell'ultimo minuto, per quanto brillanti possano essere.
Occorre un percorso capace di far tesoro del passato, della capacità che abbiamo avuto di non piegarci allo spaesamento e alla paura ma anche dei limiti di non aver investito a sufficienza su una nuova classe dirigente, e insieme di leggere il nostro presente e i suoi cambiamenti, per cercare di immaginare il Trentino del futuro, fra vocazioni territoriali e sguardo europeo e mediterraneo.
L'esito delle elezioni di medio termine negli Stati Uniti; il tema del lavoro non richiede una ripresa impossibile ma un cambio di prospettiva; il paradosso di un presidente di turno che non vuole andare in Europa con il cappello in mano. Una seconda puntata di "tempi interessanti".
Barack Obama saprà far volare un'anatra zoppa?
"Anatra zoppa". Così titolano i network dopo l'esito delle elezioni di medio termine che hanno assegnato ai repubblicani la maggioranza in entrambi i rami del Parlamento degli Stati Uniti. Che cosa accadrà dopo questo voto? Torneranno i tempi dell'interventismo militare americano nel mondo? Verranno cancellate le pur moderate politiche di welfare introdotte dalla presidenza Obama?
Forse sarà “la maledizione di vivere in tempi interessanti” come amava dire Hannah Arendt, ma non trovo parole più efficaci per descrivere quel che avviene intorno a noi. Una guerra mondiale non dichiarata, un ruolo sempre più invasivo della criminalità organizzatala, demolizione sistematica dello stato di diritto e delle istituzioni, l'onda lunga della cultura plebiscitaria, il Partito della Nazione.
«La maledizione di vivere in tempi interessanti». Terza puntata
Vedo in giro un forte smarrimento. E' in primo luogo sociale. Le immagini che ci arrivano dai quartieri di Roma o di Milano ci raccontano che la guerra è già iniziata, anche qui. In forme diverse da quelle che stiamo conoscendo in altre parti del pianeta, ma in fondo poi non più di tanto. Ad esplodere sono i punti di contatto fra inclusione ed esclusione, non solo perché i responsabili di questa situazione sono troppo lontani dal disagio. Quanto piuttosto in ragione del fatto che le culture che hanno vinto, nell'inclusione come nell'esclusione, sono molto simili fra loro. Il modello sociale e culturale che è prevalso alla fine del Novecento è quello basato sul consumo e sul dominio che questo richiede, non sull'egualitarismo.